giovedì 23 dicembre 2010

L'ombrello del morto

Quando un anno fa mi sono trasferito nella nuova casa, sono entrato in possesso di alcuni oggetti appartenuti al defunto genitore della padrona di casa, tra cui:
  • un'interminabile distesa di viti e chiodi (di tutte le dimensioni, tranne quelle che possono essere realmente utili),
  • una vastissima collezione di siringhe (si vede che la padrone di casa ne aveva fatto scorta nella stagione degli sconti e il padre era passato a miglior vita prima di finire le scorte),
  • un ombrello.
Stamattina a Modena diluviava e non avevo alcuna voglia di prendere la moto, ragion per cui ho fatto una passeggiata fino all'ufficio sfruttando quello che, con molto tatto, sono solito chiamare l'ombrello del morto.

In pausa pranzo mi stavo dirigendo alla fermata dell'autobus e nel contempo telefonavo ad una carissima amica per scambiare due chiacchiere e gli auguri natalizi.
Siccome prendo saltuariamente i mezzi pubblici, faccio fatica a ricordarmi che, già da una dozzina d'anni, la linea 16 che arriva a casa di mia nonna è stata sostituita dalla linea 8: ho quindi dovuto rincorrere l'autobus e sono riuscito a prenderlo solo dopo aver preso a pugni le porte ormai chiuse.
Non contento, sono riuscito anche a mancare la fermata giusta e mi sono lanciato attraverso l'autobus per scendere al volo a quella successiva... giusto in tempo per accorgermi di aver dimenticato l'ombrello del morto sull'autobus.

Dopo pranzo, dopo esser stato preso per il culo da MarshMellow per la mia distrazione, vado alla fermata per tornare al lavoro e scopro che l'ATCM ha cambiato gli orari: i tempi di attesa tra una corsa e l'altra non sono più di 10 minuti ma di 20 e io - logicamente - ho appena perso l'autobus.
Attendo.
Sotto la pioggia.
Senza ombrello.
Finalmente arriva l'8, salgo e...
sul sedile...
ad aspettarmi...
l'ombrello del morto.

lunedì 20 dicembre 2010

Solidarietà

Gente rimasta bloccata in autostrada per 18 ore, senza alcuna assistenza.
Modena bloccata dalla neve.
File chilometriche ed automobilisti inferociti.

E allora ripenso a quando avevo accompagnato i Nani in montagna e il viaggio di ritorno era iniziato alle 13.00 a Pejo e si era concluso alle 4.00 a Modena. E no, nessuno mi aveva dato del tè caldo e nessuno mi aveva dato informazioni e nessuno mi aveva dato una coperta.

Ripenso a quando abitavo a Formigine ed ero uscito dall'ufficio alle 19 ed ero arrivato a casa (10 km) a mezzanotte (e mi era anche andata bene, che c'era gente che si era fermata a dormire al GrandEmilia).

Ripenso a quando abitavo a Crevalcore e mentre venivo al lavoro non riuscivo a capire il perché di tutte quelle automobili nei fossi e quando avevo toccato il freno avevo capito immediatamente e mi ero spiaccicato contro un Ducato.

Ripenso a quando restavo ore in tangenziale perché un idiota di camionista non aveva le catene montate e si intraversava sul cavalcavia bloccando il traffico.

Ripenso a quando mi toccava andare a passo d'uomo perché qualche fenomeno davanti a me non aveva le gomme termiche e non riusciva a superare i 3 km/ora senza rischiare di girarsi.

E ora che sono tornato ad abitare a Modena ripenso a tutte queste cose, mentre me ne torno a casa a piedi - dieci minuti scarsi di passeggiata, mentre sorpasso automobilisti chiusi nelle loro macchine, avviliti, incarogniti, intristiti, disperiti e solo una cosa vorrei dir loro:

BUAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!

Con solidarietà, però.

martedì 7 dicembre 2010

Questo lavoro mi ucciderà... ancora.

Nilde: Baroz, questo fax devo scannerizzarlo? Ci interessa?



Fax da DHURA

Alla cortese attenzione della Direzione Aziendale.

Dicembre 2010.

Oggetto: il probabile crollo delle monete a corso legale.

Secondo i più attenti e liberi analisti finanziari, suffragati da una recente e chiara ammissione del presidente della Federal Reserve, tutte le attuali monete a corso legale, compresi dollari, yen e yuan, rischiano di crollare a causa di una immensa massa circolante, il cui valore nominale è ormai superiore a 50 volte il PIL mondiale. Del resto, tutte le monete a corso legale sono ormai prive di valore reale (se non fosse così non ci sarebbe alcun bisogno del corso legale).
Gli effetti del crollo sono immaginabili, sia per i soggetti pubblici sia per quelli privati.
Le uniche alternative alle monete a corso legale, soprattutto a livello internazionale, sembrano essere il baratto ed anche l'oro ed altri metalli preziosi usati come mezzi di pagamento. Si sta pensando anche ad una moneta mondiale ma sarebbe anch'essa a corso legale e quindi non risolverebbe il problema.
Dieci anni fa, in previsione di quanto sta accadendo, è stata istituita una nuova moneta per l'economia reale fondata sul lavoro con un limite di emissione da assegnare in parti uguali a tutti gli abitanti del pianeta con almeno 16 anni d'età. Sembrava una pazzia ed invece è forse l'unica soluzione per riportare la moneta alla sua funzione originaria.
In Italia, l'iniziativa è stata avversata per anni ma alla metà del 2009 è stata ritenuta del tutto legittima. Ogni notizia contraria è effetto di ignoranza o disinformazione.
La moneta del lavoro può essere assegnata solo a persone fisiche ma tutte le impresa possono entrarne in possesso chiedendola in pagamento.
Tutte le informazioni sulla moneta del lavoro, sulla sua legittimità e sulla sua utilità, sono pubblicate su www.dhana.org e su www.unigov.org.
La natura e le modalità di adozione e d'uso di questa moneta devono necessariamente essere attentamente studiate e comprese. Ogni precisazione è indicata nei documenti e nei comunicati dei siti suddetti.
Il tasso di cambio con le altre valute è stato sospeso (comunicato del 19/7/2010) per la loro ormai totale inattendibilità. Resta fisso il tasso di cambio di 1 Dhana = 1 grammo di platino (999/1000) = 1 ora di lavoro normale.
Per aderire alla moneta del lavoro vedere "Adesione" dal menu di www.dhana.org.
Questo testo è pubblicato in data 2 dicembre 2010 nei comunicati di www.dhana.org e www.unigov.org.
Buon lavoro.

(Dhura is the Authority for Issue of Dhana Currency and for Control of Dhana Monetary System)

venerdì 3 dicembre 2010

Questo lavoro mi ucciderà...

Avevo già parlato qui della mia collega Nilde.
Ne avrei tante da dire, su di lei, ma ho sempre evitato perché sono una persona di cuore che non ama scherzare sulle disabilità.
Uhm...
no, in realtà non mi faccio alcuno scrupolo a scherzare sugli handicap, quindi posso raccontare questa.

La Nilde riceve la posta elettronica aziendale (quella che inizia per info@, per intenderci) e la smista alle persone interessate.
Questa mattina:

Nilde: Baroz, a questa e-mail dovevamo rispondere? A chi la devo girare?



Ecco, capite con chi ho a che fare tutti i giorni?

venerdì 26 novembre 2010

Non voterò mai...

... per quelli che dicono "staccare la spina"
... per quelli che dicono "bai-partisan"
... per quelli che dicono "la maggioranza degli italiani"
... per quelli che dicono "rimanere con il cerino in mano"
... per quelli che dicono "tirare per la giacchetta"
... per quelli che dicono "attenzionare"
... per quelli che salgono sui tetti.
... per quelli che salgono sui tetti senza buttarsi di sotto.
... per quelli che si buttano di sotto.
Anzi no, quelli avrebbero tutto il mio appoggio-

venerdì 19 novembre 2010

Non sono cattivo... è che mi disegnano così

(Domenica, davanti alla televisione)

Io: Chi è quella bionda?
MarshMellow: Katy Perry.
Io: Ah.
MM: Poverina, ha perso il suo secondo bambino in un anno...
Io: Che distratta. E dove l'aveva lasciato?
MM: ...
Io: ...
MM: Ma... ma che cosa orribile hai detto, poverina! A volte sei proprio...
Io: ...
MM: ...
Io: Ok, non lo faccio più. Promesso.
MM: ...

(cambio di canale)

Presentatore: Risponda a questa domanda: "Risorge dalle proprie ceneri"
Io: Ebreo!
MM: ...

martedì 16 novembre 2010

Men in Red

Spiegatemi solo questo: come avete fatto?
Avevate fatto una scommessa con la Red Bull su chi avrebbe perso il mondiale nel modo più stupido?
Spiegatemelo, perché io proprio non lo capisco.

Qualcuno avrà avuto la classifica sotto mano, no?
Quella che, prima della gara, diceva:
  1. Alonso 246
  2. Webber 238
  3. Vettel 231
Qualcuno l'avrà guardata durante l'ultima settimana, no?

Ecco, ora spiegatemi, per cortesia, che cosa faceva quel Qualcuno quando è stato deciso di regalare il titolo a Sebastian Vettel.

Spiegatemelo lentamente, perché io non ho capito.
Seguo la Formula Uno giusto da qualche anno (dai tempi dell'indimenticato e indimenticabile Gilles, tanto per dire) e non dico di essere un intenditore, ma qualche gran premio l'ho visto.
E so guardare una classifica.
E fare i conti con la calcolatrice.

Alonso scatta come la mia novantunenne nonna sulla sua Cinquecento quando il semaforo diventa verde, facendosi superare agevolmente dal "paracarro".
Ma Webber è ancora dietro e non sembra in grado di impensierire la rossa dello spagnolo e, a questo punto: calcolatrice e sommare i punti, giovanotti. Ci sarà qualcuno con la calcolatrice in quel cazzo di muretto, vero?
Perché la classifica, in questo momento, dice:
  1. Alonso 258
  2. Vettel 256
  3. Webber 248

Poi Webber si ferma a cambiare le gomme, rientra dietro ad Alguersuari e fatica tremendamente a sorpassarlo.
Voi avete richiamato Massa dopo un paio di giri. Ottimo, mi dico, strategia giustissima: un paio di giri veloci di Massa, cambio gomme ultra rapido e si rientra in pista davanti ad Alguersuari e Webber.
Invece Massa guida come la mia novantunenne nonna, attento che l'auto non vada troppo veloce, e in curva è tutto un "UUUUUUUUUUUUUHHH dio maaama, a's arbaltàm!"; (Oddio, ci ribaltiamo!) e insomma, il buon Felipe rientra in pista dietro a Webber ed Alguersuari e, logicamente, non riesce a passare lo spagnolo.

Va beh, mi dico, tanto Alonso tiene lo stesso ritmo di Button, Vettel e Hamilton sono più veloci, ma chi se ne frega, il quarto posto è titolo assicurato con Webber là nelle retrovie, poi ora si troverà davanti anche quelli che hanno fatto il pit stop anticipato e con questa pista del cavolo dove sorpassare è impossibile perderà almeno un sacco di tempo e quindi

Non faccio in tempo a finire la frase e cosa vedo? Gli uomini in rosso che balzano fuori dal box, estraggono gli pneumatici dalle termocoperte e si preparano al pit stop.
O è un trucco e tra qualche secondo rientrano, o c'è stato un problema nel pit stop di Massa, mi dico.
Invece no.

Ora, spiegatemi dov'era Qualcuno con la classifica.
Dov'era Qualcuno che doveva dire: "Ehi gente, avete guardato questa? Ehi gente, avete visto che Alonso, in questo momento, è a 258 punti e Vettel a 256 e Webber invece è fermo a 238? Avete visto che l'avversario su cui impostare la gara in questo momento è il tedesco e non l'australiano?"
Ditemelo: dov'era? Al cesso? A fumare una paglia? Stava cambiando le batterie della calcolatrice?

Comunque.
Alonso cambia le gomme, rientra in pista e si ritrova dodicesimo. Fuori zona punti. Qualcuno lo aveva considerato, prima di richiamarlo per la sosta?
Alonso dodicesimo si ritrova dietro a Petrov, che ha già cambiato gomme e sul rettilineo è molto più veloce. La nuova strategia è chiarita dalle parole dell'Ingegnere di macchina al pilota: "Mostrami tutto il tuo talento e supera Petrov".
Mostrami il tuo talento. E se ti mostrassi il dito medio? Supera Petrov. Uno con un'auto più veloce, in una pista dove i sorpassi sono in pratica impossibili.
Lo sapete, vero, che i sorpassi sono impossibili su quella pista? No, perché io, che gioco a F1 2010, lo so benissimo che in quella pista di merda non si sorpassa.
Se io fossi stato Alonso avrei iniziato a bestemmiare via radio, invece lui, che non è me, bestemmia tra sé e sé e non in mondovisione, ed è un peccato, perché avrebbe anche dovuto darvi dei coglioni, in mondovisione, con nomi, cognomi e soprannomi, e poi avrebbe dovuto prendervi a calci nel culo una volta giunto al traguardo.

P.S. Vi lascio il mio numero di cellulare. La prossima stagione, prima di richiamare le vetture per la sosta, se Qualcuno è occupato, magari fatemi uno squillo.
P.P.S. Uno come Kubica. Non Massa. Sulla rossa ci vuole uno come Kubica, non Massa.


Uploaded with ImageShack.us

venerdì 12 novembre 2010

Il modo corretto e i modi sbagliati

Se dovete fare una cosa, qualsiasi cosa, c'è un modo corretto e tanti modi sbagliati.
Non esistono più modi corretti: il modo corretto è uno solo.
Anche se vi possono essere varie sfumature di errore, ad esempio un modo può essere più sbagliato di un altro, il modo corretto è e rimane sempre e solo uno.

Ad esempio, se dovete andare a fare il pieno all'automobile con il self service, dovete aprire il tappo del serbatoio, infilarvi dentro la pistola ed erogare il carburante. Questo è il modo corretto.
Aprire il finestrino, infilarvi dentro la pistola ed erogare il carburante sul cruscotto e sui sedili è il modo sbagliato.
Aprire il tappo del serbatoio, infilarvi dentro la pistola, erogare 30 euro di benzina senza piombo avendo un'auto diesel è comunque un modo sbagliato; indubbiamente meno grave dell'erogare 30 euro di benzina nell'abitacolo, ma non per questo corretto.

Ed è così in tutte le cose, è lampante.

C'è un modo corretto
e c'è un modo sbagliato.
Bianco e nero, non ci sono scale di grigi.

Prendete, ad esempio, il rotolo di carta igienica.
Ci sono due scuole di pensiero:
Scuola di pensiero A), secondo la quale il rotolo di carta igienica va montato nel portarotolo con il lembo di carta penzolante dal lato opposto al muro.



e Scuola di pensiero B), secondo la quale il rotolo di carta igienica va montato nel portarotolo con il lembo di carta penzolante dal lato del muro.



Non vi tengo sulle spine, vi dico subito che il modo A è il modo corretto, mentre il modo B è il modo sbagliato.
Senza se e senza ma.
Non voglio che mi crediate obbligatoriamente sulla parola, poiché non ho la supponenza di avere sempre ragione (anche se è un dato di fatto che io abbia sempre ragione): vi spiegherò quindi perché montare la carta igienica in un modo (come la monto io) è corretto e montarla nell'altro è sbagliato.

Partiamo dal presupposto che, di carta igienica, se ne usa qualche strappo per volta.
Se usate il rotolo intero, come fosse un tampone, beh, avete qualche serio problema e questo non è il luogo più adatto per risolverlo. Specialmente gratis.
Comunque.
Srotolare e strappare la carta igienica dal suo supporto sembra una cosa banale, in entrambi i casi: si deve afferrare il lembo sporgente, tirarlo verso il basso per srotolare la carta e quindi verso l'alto per strapparla.


 

Quelle che non tenete in considerazione, invece, sono le semplici leggi fisiche della meccanica classica.
Compiete il vostro gesto sbattendovene le palle della forza centrifuga, di quella centripeta, della Legge di Coriolis.
E accade quanto segue.

Montando correttamente il rotolo, la carta scorrerà e, tirando verso l'alto, si strapperà contro il supporto.



Montandolo invece nel modo B, quello sbagliato, quello che vi ostinate a fare, mannaggia a voi, la carta scorrerà e, per l'insieme delle forze e delle leggi che vi ho innanzi citato, continuerà a srotolarsi e ancora e ancora (vedi figura seguente), fino a quando il rotolo non sarà completamente finito: dieci piani di morbidezza srotolati sulle piastrelle del vostro cesso.



Ricapitolando:
c'è un modo corretto per montare il rotolo: il mio
e c'è un modo sbagliato: quello di MarshMellow.

La prossima volta spiegherò perché i tubetti di dentifricio si spremono dal fondo e non in mezzo.


P.S. per quelli che appoggiano il rotolo di carta igienica anziché montarlo nell'apposito supporto: il vostro metodo prevede l'utilizzo congiunto di due mani, il che, oltre ad essere uno spreco di energia e di polpastrelli, mi costringerebbe a manovre di contorsionismo con le ginocchia per non far scivolare il Rat Man che stavo leggendo dentro la tazza del cesso.

giovedì 11 novembre 2010

Scazzi amari

Non so chi sia stato e, onestamente, questo accanimento mediatico mi ha stancato.
Non so se l'abbia uccisa Zio Michè (che, a parte l'orrore per quello che ha - o avrebbe - fatto, dall'omicidio alla necrofilia, un po' di compassione la ispira, non fosse altro per le donne che si trovava in casa) o se l'abbia uccisa la cugina.
Ma il solo pensiero che mi si possa spogliare davanti come è capitato al povero Ivano Russo, mi sembra un motivo di condanna sufficiente per Sabrina Misseri.

venerdì 29 ottobre 2010

Esperimento - pt. 1

Poiché sono una persona oroscopo segni zodiacali curiosa, a volte mi capita di fare degli esperimenti. L'esperimento sesso orale in webcam di oggi prende spunto 1) dalla Avetrana spasmodica ricerca della massima visibilità da parte di molti blogger e 2) dalla prevedibilità e morbosità di molti utilizzatori Berlusconi merda di internet.

È evidente che un blog si scrive per essere letti da quella porca della mia ex si fa scopare qualcuno, altrimenti si continuerebbe a scrivere il diario segreto di quando si era adolescenti, che poi lo ritrovi a trent'anni e ti vergogni di aver anche solo scritto o pensato quelle cose, ma in certi casi la ricerca del bunga bunga consenso, della visibilità diventa lo scopo principale del blogger.
Questo porta a determinati comportamenti come farla impazzire a letto che devono nascondere Sarah Scazzi un qualche tipo di patologia zio Michele Misseri, ma non essendo io uno psicologo, non ho la più pallida idea di quale potrebbe essere.

Il blogger in cerca di visibilità, quindi, inizia la sua attività quella troia di mia moglie si fa scopare dall'idraulico vero amatoriale selezionando un certo numero di trans blog conosciuti e inizia a frequentarli; scrive post che trattano lo stesso argomento del youporn post aperto dal blogger di successo; riempie di Inter merda commenti simpatici e/o arguti i blog più frequentati.

Ma, a volte, il blogger in cerca di figa visibilità è ancora più infido.
Tratta solo di argomenti che vanno di moda, che sono sulla bocca di marco travaglio tutti.
Ricerca con attenzione le escort parole ikea chiave ipad che possono fungere da specchietto per le allodole per ignari e sprovveduti navigatori della offerta iphone 4 rete.

Un modo subdolo per aumentare gli accessi sul proprio blog gabriele paolini fa un pompino ad un uomo che io non condivido.

giovedì 28 ottobre 2010

Anche tu compi gli anni, ciccina...

Da parecchi anni sono attivo su diversi forum e perdo tempo pure su Facebook.
Sia i forum che Facebook hanno una comodità enorme: permettono di non scordarsi più i compleanni.
Per uno come me, che si ricorda solo il suo compleanno, quello dei parenti prossimi (e per parenti prossimi intendo solo quelli di primo grado: genitori, sorella, figli, niente nonni, nipoti, cugini, zii) e quello della morosa, è un gran bell'aiuto.

Un paio di giorni fa succede qualcosa.
Un amico che frequenta uno dei forum mi chiede:

Ammazzamucche: Nessuno apre un post per fare gli auguri a Valentina e ricordarle che si sta avvicinando pericolosamente ai 30 anni?

(come sapete, sui forum si usano nickname - nomi fasulli per celare l'identità dell'utente. Ora, se mettessi il nickname, renderei chiaramente riconoscibile l'utente ad altri utenti dello stesso forum e questo violerebbe la sua privacy virtuale. Quindi, per tutelarla, ho usato il suo nome di battesimo: Valentina. Così impari, ecco)

Controllo sul forum.

Io: Non risulta che Valentina compia gli anni, oggi.
Ammazzamucche: Eh lo so, ha cancellato il suo compleanno dal forum già da qualche tempo.

Non ci volevo credere.
Allora ho ricontrollato: il suo compleanno non risulta più.
Ulteriore verifica: il suo compleanno non risulta nemmeno su Facebook.
Non solo, sono andato oltre: molte altre ragazze che conosco sembra non compiano gli anni!

Eh no, ciccina, non funziona così.
Gli anni passano e si continuano a compiere: non è celando la data agli occhi del mondo che rimarrai giovane per sempre.
Impara a convivere con la tua età e festeggia con gioia il tuo compleanno.
Fai come me: io sono ben felice di festeggiare, ogni 30 maggio, il mio trentesimo compleanno!

mercoledì 20 ottobre 2010

bye bye bicycle

A te, che mi hai rubato la bicicletta, auguro

che ti si stacchi il sellino mentre stai salendo al volo e le emorroidi ti fuoriescano dalle orecchie;

che, mentre stai pedalando ai duecentoall'ora, ritto sui pedali, questi ti si smontino di colpo e che la violenta botta sulla canna ti spedisca i testicoli al posto della ghiandola parotide;

che, mentre stai scendendo a tutta velocità per il cavalcavia di Viale Mazzoni, si rompano improvvisamente i freni quando stai per immetterti nella rotatoria di Piazza Natale Bruni e io ti saluterò con la manina dal finestrino dell'autobus contro il quale starai per schiantarti;

che un fulmine si senta irrimediabilmente attratto dal manubio della bicicletta mentre stai pedalando in una giornata uggiosa;

soprattutto di incrociarmi in una buia strada di campagna mentre sono in automobile.

Divertiti con la mia bicicletta, faccia di merda.

mercoledì 29 settembre 2010

Le peggio notizie, pt. 2

Ammetto che avevo preso particolarmente male la notizia.
L'avevo presa particolarmente male, ecco.
E poi mi sono detto che, comunque, la verginità (perché è quello che alla fin fine spaventa i padri) a mia figlia nessuno avrebbe potuto portarla via. Se non altro perché è nata agli inizi di settembre.
Comunque, dicevo, mi aveva preso particolarmente male, perché la Nana è sempre la Nana, la figlia femmina ispira protezione paterna e blablabla.
Poi, qualche giorno fa:


Ed è a questo punto che è successa una cosa strana: non sono riuscito ad essere felice.
Ho ripensato alle mie delusioni amorose e a quanto vorrei che la Nana non soffrisse per questioni di cuore.
Ho letto il suo strazio su internet, ho letto il suo "vaffanculo brutto stronzo io ti amavo e tu mi hai preso per il culo spero che muori" e sono riuscito solo a dirle: "Tata, si dice spero che tu muoia, i congiuntivi, cazzo!".
Ho letto la sua tristezza, la sua disperazione e sono stato male per lei.
Il mio egoismo di padre, la mia paura di perderla, il timore di vederla crescere è passato in secondo piano rispetto al desiderio di vederla felice.
Insomma, avrei voluto rivedere comparire quell'orribile scritta:


e saperla nuovamente felice, vederla persa nei suoi sogni amorosi e


e...


ma chi cazzo voglio prendere per il culo???
Cameriere! Un'altra bottiglia di champagne! DAICAZZO!!!

venerdì 24 settembre 2010

Ricorda questo nome

Teresa, come la Beata Madre di Calcutta o come la vispa della filastrocca.
Lewis, come il figlio del vento Carl, o il comico Jerry, o il killer del rock n' roll Jerry Lee.

Ricorda questo nome.
Teresa Lewis.

Ricordate questo nome, sindaco di Modena e voi del Consiglio comunale.
Ricordate questo nome, giornalisti della Rai e di Mediaset, di Repubblica e del Corriere della Sera, di Sky e di La7 tutti i giornali italiani.
Ricordate questo nome, voi premi Nobel Shirin Ebadi, Jody Williams, Wole Soyinka.
Ricordate questo nome, Juliette Binoche e Mia Farrow e Bob Geldof.
Ricorda questo nome, Presidente Napolitano.
Ricordate questo nome, Frattini, Carfagna, Berlusconi.

Teresa Lewis.

Ricordate questo nome, voi che vi siete battuti e vi siete mobilitati e avete manifestato e avete protestato con Ahmadinejad affinché Sakineh non venisse uccisa.

Ricordate questo nome, voi.
Voi, che avete lasciato che Teresa Lewis venisse uccisa con iniezione letale.
Voi, che avete lasciato che Teresa Lewis venisse uccisa con iniezione letale per non irritare il vostro amico Obama.
Voi, che avete lasciato che Teresa Lewis, una persona con ritardo mentale, venisse uccisa con iniezione letale.

Voi, voi tutti, ma specialmente tu.
Tu.
Ricorda questo nome: Teresa Lewis.


Attenzione: se non avete visto "Dead man walking" e "Dancer in the dark", non premete play.
Guardate i film.






giovedì 23 settembre 2010

Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico

Ci sono persone che fanno di tutto per farsi odiare, che sembrano bearsi nel disprezzo, che sembrano compiacersi dell'inimicizia di cui si sono circondate.
Ci sono persone che compiono atti orribili, nella piena consapevolezza della loro disonestà e, dopo, ti fissano con strafottenza, con un sorriso beffardo su quella faccia che prendereste volentieri a pugni, con un'espressione da cui traspare chiaro il concetto: "Lo sai che non puoi farmi niente, vero?"
Ci sono queste persone che vorreste avere fra le mani, mettendovi nei panni di Dexter, di Gilles de Rais, di Charles Manson, di Jeffrey Dahmer.
Ma la vendetta, come ci insegna la saggezza popolare, è un piatto che va gustato freddo.
Così mi sono seduto in riva al fiume.
Mi ci sono seduto più di otto anni fa e ho aspettato.
Otto anni.
Pazientemente.
E finalmente l'ho visto passare, il cadavere del mio nemico.




Kiss my ass, Byron.

venerdì 3 settembre 2010

Le peggio notizie.

Le peggio notizie arrivano così, all'improvviso.

Le peggio notizie arrivano così, quando meno te le aspetti.

Le peggio notizie arrivano così, quando non sei preparato a riceverle.
Quando tutto sembra che vada per il meglio, quando sembra finalmente che la vita abbia preso la giusta direzione e che la sfortuna si sia distratta un attimo, quando le piccole sfighe appena ti scalfiscono (che Dio ti maledica e ti inculi lo stesso, grandissimo figlio di puttana), quando sei aperto e ricettivo e pronto ad ogni ottima novità.

Le peggio notizie arrivano così, quando cominci a pensare che, sì, beh, all'oroscopo quasi quasi quest'anno ci crederesti. Che forse è vero che l'appoggio di Saturno sarà una carta importante del tuo mazzo. Che forse è vero che in questa ultima parte dell'anno potrai usufruire dei buoni aspetti di Giove ed Urano in Ariete o di Saturno in Bilancia. Che forse è vero che non hai capito una mazza di quello che ci è scritto prima, ma suona bene.

Le peggio notizie arrivano così, con un controllo medico che non è andato proprio come speravi.

Le peggio notizie arrivano così, quando rientri a casa la sera e scopri che tua moglie ha cambiato la serratura.

Le peggio notizie arrivano così, quando un amico ti manda un link ad un sito porno e tu ti ingrifi sul filmato amatoriale, per poi scoprire negli ultimi secondi che il bukkake viene servito sul volto della tua compagna.

Le peggio notizie arrivano così, con una lettera anonima infilata sotto la tua porta.

Le peggio notizie arrivano così, con una variazione del profilo di tua figlia su Facebook:


Cristo.

giovedì 2 settembre 2010

Ricordati di santificare le feste, pt. 2

Dopo l'ultima disavventura (che dio ti maledica e t'inculi), ho telefonato al meccanico (non quello di cui avevo già parlato, uno molto più pittoresco, ma la categoria è sempre quella).

Io: G., sono il baroz.
G.: Eh. Sa vôt? (cosa vuoi?)
Io: Quanto costa lo specchietto?
G.:: Et bêle finî col cul per têra n'etra volta? (sei già finito col culo per terra di nuovo?)
Io: No G., mi hanno tirato giù la moto in parcheggio.
G.: @#§%# (bestemmia contenente un paio di animali e una professione di vecchia data)
Io: Però mi hanno lasciato il biglietto attaccato al cruscotto con un numero di telefono.
G.: Va là, t'è anc stê fortunê. (sei anche stato fortunato)
Io: ... a quel numero non risponde mai nessuno.
G.: I t'an ciavê. I t'an tolt per al cul. (ti hanno fregato, ti hanno preso in giro)

Grazie G., senza di te non l'avrei mai capito...

mercoledì 1 settembre 2010

Ricordati di santificare le feste

Ci sono giorni in cui divento particolarmente creativo.
Questo succede, di solito, quando sacramento.
Ci sono giorni in cui, per non far torto a nessuno e non dimenticare nessuno, comincio a bestemmiare in rigoroso ordine cronologico, partendo dalle divinità ringraziate con le incisioni rupestri del neolitico per finire con la chiesa di Scientology.

Domenica è stato uno di quei giorni.

Perché passi che, di ritorno dal mare, vado a prendere la moto dalla carrozzeria.
Passi che il carrozzaio vuole subito i suoi soldi.
Passi che l'assicurazione che dovrebbe rimborsarmi è chiusa per ferie, quindi i soldi li devo anticipare io.
Passi tutto, almeno ho la moto nuova.

Perché passi che, nelle ultime settimane, la mia giornata lavorativa media è di 11 ore.
Passi che la media è clamorosamente abbassata dalle solo 10 ore di sabato e dalle desolanti 9 ore di domenica.
Passi tutto, almeno avrò la busta paga un po' più corposa.

Perché passi che, alle 18:30 di domenica, quando esco dall'ufficio, trovo un biglietto attaccato al contagiri della moto.
Passi che il biglietto in questione è quello scannerizzato sotto:




Ma non passi che - Dio ti maledica e ti inculi - il numero che mi hai scritto, grandissimo figlio di puttana, è inesistente.

martedì 20 luglio 2010

...

Volevo scrivere un post sulle ferie.
Lo stavo facendo, giuro.
Lo farò.

Ma arriva la mia collega (avrei tante da scriverne, su di lei...) con l'agenda del Capo in mano.

Nilde: Baroz, cosa c'è scritto qua? Appuntamento... e poi?

Leggo, rileggo e con calma rispondo:

Io: Ho il pene molle.

Lei guarda l'appunto del Capo, spalanca la bocca, rilegge e dice:

Nilde: No, dai... davvero???

Ecco, capite con chi ho a che fare tutti i giorni?

venerdì 2 luglio 2010

Tanto da scrivere, ma...

>... ma domani vado al mare.
Vi penserò, seduti alle vostre scrivanie, con le chiappe sudate e la maglietta appiccicata, mentre sarò col culo a mollo in acqua.

P.S. avrò con me il portatile e la chiavetta Vodafone. Se la linea sarà decente, vedrò di aggiornare il blog. Non che vi freghi qualcosa, probabilmente.

venerdì 18 giugno 2010

Clienti...

Collega: Sì, pronto Ingegnere, noi siamo in centro, in Piazza Roma. Dove si trova Lei?
Collega: A San Pancrazio? (baroz, dov'è San Pancrazio?)
Io: San Pancrazio??? Ma è sulla nazionale per Carpi!
Collega: Ingegnere, ma è sicuro di essere lì?
Io: Ma dov'è uscito? A Modena Sud, a Modena Nord, a Campogalliano?
Collega: Ingegnere, che uscita dell'autostrada ha preso? Modena Sud o Modena Nord?
Collega: Ah, Modena Sud? (è uscito a Modena Sud!)
Io: E come c...o ha fatto ad arrivare a San Pancrazio senza passare per Modena?
Collega: Ingegnere, deve venire in centro, ha il navigatore satellitare?
Collega: Ecco, bene, allora cerchi Piazza Roma.
Collega: Come? Non lo trova? (non lo trova!!!)
Io: Digli di provare con Piazza degli Estensi, qualche anno fa gli avevano cambiato nome, magari non ha le mappe aggiornate.
Collega: Ingegnere, provi a cercare Piazza degli Estensi.
Collega: Ah, non lo trova? (non lo trova!!!)
Io: Digli di cercare Corso Vittorio Emanuele, arriva sul retro dell'Accademia, ci gira intorno e arriva in Piazza Roma.
Collega: Ingegnere, cerchi Corso Vittorio Emanuele.
Collega: Vittorio Emanuele Orlando? (Vittorio Emanuele Orlando???)
Io: No, solo Vittorio Emanuele. Orlando non so chi sia.
Collega: Ingegnere, si chiama solo Vittorio Emanuele...
Collega: Ok, Lei allora venga vicino al centro, poi ci richiama, ci dice dove si trova e magari passiamo a prenderLa.

Capo: Ingegnere, dove si trova adesso?
Capo: Via Ricàsoli?
Capo: Io non la conosco, ma faccio guardare da una persona che è brava in queste cose e La faccio chiamare.
Capo: Baroz, guardami dov'è Via Ricàsoli!
Io: Via Ricàsoli? A Modena non c'è.
Capo: Come non c'è?
Io: Eh, a Modena non c'è. Ma è in città o in periferia?
Capo: Credo in periferia, ha detto che era in una strada non asfaltata...
Capo: Chiamalo tu.

Io: Ingegnere, buongiorno, sono baroz. Mi sa dire dove si trova?
Cliente: Salve, sono in via Ricàsoli.
Io: Eh, ma via Ricàsoli a Modena non c'è. Immagino lei sia in periferia, non ancora in città...
Cliente: Sì, non sono ancora in città.
Io: Ecco, dovrebbe arrivare in città, perché noi siamo proprio in centro storico.
Cliente: Va bene, ho il navigatore, se mi dà il nome di una grande strada lì vicino arrivo lì.
Io: Corso Vittorio Emanuele non lo trova, vero?
Cliente: No.
Io: Allora provi Viale Trento Trieste, è alle porte del centro, c'è anche un garage a pagamento, quando è lì passiamo a prenderLa.
Cliente: Ma il parcheggio non è un problema.
Io: Beh, comunque è una via grande, alle porte del centro. Viale Trento Trieste.
Cliente: Non la trovo. Ho via Trento, oppure via Trieste.
Io: ...
Cliente: ...
Io: Ingegnere, scusi la domanda. A volte succede, con certi navigatori, che cerchino le vie più vicine se non si imposta prima la città di destinazione. (balla tremenda) È certo di aver impostato Modena, come destinazione?
Cliente: Modena? Io sono a Parma!

venerdì 21 maggio 2010

Caro amico,
ci ho provato seriamente, ma proprio non ci riesco.
Dico davvero.
Ci ho messo tutto l'impegno di questo mondo.
Mi sono detto: "Dai, è pur sempre una squadra italiana e tu hai sempre tifato per le squadre italiane - cavoli, tifavi anche per il Bologna, quando giocava in Europa!". Me lo sono detto, me lo sono ripetuto.
Niente, è più forte di me.
Ho pure letto i dieci motivi, ma non c'è stato nulla da fare.
Sabato sera indosserò un paio di bermuda orribili sorretti da orrende bretelle rosse, sandali col calzino bianco, accenderò la tivù con un boccale di birra bavarese in una mano e il Mein Kampf nell'altra e, cantando a squarciagola Das Lied der Deutschen e Lili Marleen, tiferò strenuamente per la vittoria del Fußball-Club Bayern München.

Il motivo è uno solo: tu.
Tu, interista, sei antipatico.
No, non l'interista medio: QUALSIASI interista.

Attenzione: non parlo di persone. Ho un sacco di amici interisti.
(Oddio, in realtà, buona parte di questi amici non sapevo nemmeno fossero interisti, prima del 2006. Gli interisti sono comparsi dal nulla. Come i brufoli sul culo dopo un'indigestione di salame. Come i funghi sotto i piedi dopo una doccia alla piscina comunale. Come la sifilide dopo una vacanza a Rio de Janeiro. Sono comparsi dal nulla e ora sono dappertutto.)
Dicevo: non sto parlando di persone. Ho un sacco di amici con la tua stessa fede calcistica, caro interista, persone più che piacevoli nel 99% dei casi... finché non si parla di calcio.
Quando si parla di calcio, vi trasformate in qualcosa di odioso: nell'interista, appunto.
Odioso non solo per gli juventini, ma per tutte le tifoserie d'Italia.

Tu, caro interista, ti rincuori dicendoti che sei antipatico perché chi vince tutto (tutto meno - mi auguro - una cosa) è sempre antipatico.
No, caro amico interista: eri antipatico pure prima, quando perdevi tutto quello che si poteva perdere.
E anche ora che vinci tutto quello che si può vincere (tutto meno - mi auguro - una cosa), rimani sempre un perdente inside.
Sei antipatico perché non sapevi perdere (piangina) e non sai nemmeno vincere (piangina again).
Perché hai sempre bisogno di dimostrare qualcosa, di essere il più puro, il più onesto, il più candido e se arriva qualcosa a mettere in dubbio la tua estraneità dal mondo corrotto del calcio, beh, se vi è prescrizione non potete essere condannati, quindi siete onesti e puri e candidi.
Perché senti l'irrefrenabile necessità di trovare scuse anche quando rubi i campionati (e non mi riferisco a questo appena concluso, ma a quello scippato due anni fa alla Roma, con una marea di decisioni scandalose a favore) mentre potresti semplicemente 1) fregartene, tanto hai vinto e 2) se proprio vuoi riuscire un po' più simpatico, magari ammettere: "sì, abbiamo avuto culo, l'arbitro si è sbagliato e a noi è andata bene".
Perché hai il presidente che ti meriti che incarna perfettamente lo stile Inter e lo osanni; hai l'allenatore che ti prende per il culo ("vado al Real") e lo osanni; hai un giocatore che ti prende per il culo e lo osanni; hai un pagliaccio in squadra (c'è solo l'imbarazzo della scelta) e lo osanni; hai una tifoseria ridicola e la osanni.
Perché sei convinto di non aver vinto niente per vent'anni perché c'era una cospirazione planetaria ai tuoi danni, quando il tuo presidente spendeva centinaia di milioni di euro per regalarti campioni del calibro di Macellari, Centofanti, Gresko, Helveg, Sorondo, Angloma, Van der Meyde, Kily Gonzales, Lamouchi, Vampeta, Dalmat, Gilberto, Guglielminpietro, Kanu, Kallon, Hakan Sukur, Umit Davala, Pancev...

Quindi, caro interista, per questo ed altri mille motivi, sabato sera spererò con tutto il cuore che tutto vada secondo l'ordine naturale delle cose e che tu non vinca quella benedetta coppa.
Con affetto, si intende,
Bubo bubo


Gli anni...


Io: Oh! Guarda google!
MarshMellow: cosa c'è? o.O
Io: www.google.it (clicca qui)
MM: Uao!
Io: ci si può giocare! :D
MM: ma che è? pacman??
Io: sì, compie 30 anni.
Io: (IO C'ERO!!!)
Io: ...
Io: (non credo ci sia motivo di vantarsene... o.O)
MM: ... (rido)

mercoledì 19 maggio 2010

Il lunario

Forse perché ieri sono andato a letto presto, fatto sta che stamattina alle 6:00 ero sveglio già da un po'.
Mi sono alzato cercando di non svegliare MarshMellow e ho cercato qualcosa da fare.
Ho guardato l'X-Box, ma giocarci seduto scomodamente sulla sedia anziché comodamente stravaccato sul divano non mi ispira (a proposito, Signor Aiazzone: quando caxxo mi arriva il divano?).
Ho guardato l'asse da stiro e lo stendipanni pieno di roba, ma come faccio a stirare senza musica a tutto volume?
Quindi sono andato in balcone, ho preso il concime liquido, ho preparato 5 litri di composto concimante e ho innaffiato tutte le piante del balcone (il mio balcone è circa un metro per due, ma ha un quantitativo di piante e fiori da far invidia al Parco Giardino Sigurtà).
Tutto soddisfatto, sono quindi tornato a letto e mi sono addormentato, per venire svegliato un'ora dopo da tuoni, fulmini, saette e scrosci d'acqua sulle finestre (e sulle piante appena innaffiate).

Il preambolo per ricordare a tutti voi che, nonostante il lunario dica che è primavera da quasi due mesi, Qualcuno (con la Q maiuscola), il Meteorologo Supremo, deve essersene scordato.

Sarà colpa, dice qualcuno, del cambiamento climatico e dell'inquinamento.
Sarà colpa, dice qualcuno, delle ceneri del vulcano Glkfhsfhgllwujllurhjllthulla. (A proposito del vulcano: splendida questa immagine).
Sarà colpa, dice qualcuno, del fatto che devo lavare l'automobile da sei mesi.
Sarà colpa, dice qualcuno, del fatto che ho tirato fuori la moto ad inizio aprile.

Ma anche questo periodo passerà. Come diceva quel tale:
"Non può piovere per sempre". (Noè, 3.800 a.C.)

Stamattina, in ogni caso, sono venuto in ufficio a piedi. (Già, ho la fortuna di abitare a un chilometro dall'ufficio e, quando piove, preferisco zampettare in mezzo alle pozzanghere, facendomi schizzare da autobus bastardi e zoccole sui SUV, piuttosto che annegare in bicicletta o in moto)
Stamattina, dicevo, sono venuto in ufficio a piedi.
Ero lì, fermo al semaforo, con le scarpe piene d'acqua e riflettevo tra me e me di quanto erano più intelligenti i nostri nonni e i nostri antenati, che se ne fregavano della moda o anzi adattavano la moda alle esigenze, rendendo le ghette un elegante accessorio d'abbigliamento, e pensavo che prima o poi smetterà di piovere - governo ladro!, quando mi sento chiedere da una vocina stridula:
"Scusi, ha mica visto passare un'aquila reale?"
"Nemmeno due coccodrilli?", chiede un'altra vocina implorante.
"No", rispondo io.
"Ecco, vedi? Ci siamo persi!" dice il primo al secondo.
E così, fermo al semaforo, osservo i due liocorni allontanarsi in mezzo al traffico.

venerdì 16 aprile 2010

An l'era gnanc tant vêc!

Et sintii? L'è mort Raimondo! E dir c'al n'era gnanc tant vêc!
(Hai sentito? È morto Raimondo Vianello! E dire che non era nemmeno tanto vecchio...)

(mia nonna, che ha tre anni di più)

martedì 13 aprile 2010

Odio il lunedì - parte 2


Specialmente quando sei lì, ti sei appena rialzato, ti stai controllando, vedi del sangue sul gomito, la moto che perde benzina, e la prima cosa che quel coglione ti dice è:

Coglione: Non rispettavi le distanze di sicurezza!

e sul momento non ti viene nulla da rispondere, perché stai ancora ripensando alla dinamica dell'incidente, sei un po' confuso, magari ancora stordito, stai cercando di slacciare il casco, e quel coglione continua:

Coglione: Non hai visto la freccia a destra?

e vorresti chiedergli perché, allora, ha sterzato a sinistra, proprio mentre iniziavi il sorpasso, ma cerchi di mantenere la calma, mentre i tuoi occhi si soffermano sullo specchietto della moto, a un paio di metri di distanza e

Coglione: Io sono un avvocato!
Io: No, tu sei un Coglione! Me ne sbatto il cazzo se sei avvocato!

E la soddisfazione di vederlo diventare piccino piccino, di infilarsi lentamente il suo titolo su per il culo, mentre ti avvicini minaccioso a lui, brandendo il casco, nel tuo metro e ottantacinque di profonda incazzatura, con gli occhi iniettati di sangue.

giovedì 25 marzo 2010

Missing

Che sia il centro commerciale, la Fiera, lo stadio, l'aeroporto, l'ospedale, poco cambia. Ovunque vi sia un parcheggio di inusitate dimensioni, la domanda è sempre quella: "Dove #@£$# ho messo l'auto?"

Lui: Dove #@£$# ho messo l'auto?
Lei: Non ti ricordi?
Lui: Massì, più o meno... era da queste parti.
Lei: Sei sicuro?
Lui: Che domande...
Lei: Ma sei sicuro?
Lui: No!

Per ovviare a queste situazioni, i progettisti del centro commerciale, della Fiera, dello stadio, dell'aeroporto, dell'ospedale, insomma, coloro che hanno pensato, progettato, realizzato quel parcheggio di inusitate dimensioni che ha fagocitato la vostra automobile con ogni annesso e connesso, costoro, dicevo, hanno pensato anche a come facilitare il compito del ritrovo del veicolo.

Lei: Ehi, ci sono i cartelli!
Lui: Che cartelli?
Lei: Questi, vedi? Settore, fila...
Lui:: Ah, già.

Piccola avvertenza. I cartelli vanno letti non appena parcheggiata l'auto e PRIMA di entrare al centro commerciale, Fiera ecc., non all'uscita, altrimenti non hanno utilità alcuna.

Lei: Ecco, vedi? Coi cartelli è facile trovare l'auto.
Lui:: Sì, hai ragione.
Lei: Bene, dov'è l'auto?
Lui: Non ne ho la più pallida idea.
Lei: Ma non avevi letto il cartello???
Lui: No. E tu?
Lei: Pensavo l'avessi fatto tu!

I cartelli (ad esempio, Settore Giallo, Corsia A, Fila 4) sono solitamente all'inizio e alla fine della corsia dove avete parcheggiato l'auto.

Lui: Insomma, non hai nemmeno letto il cartello!
Lei: E perché avrei dovuto leggerlo io???
Lui: Ecco! Io guido, io parcheggio, e tu non leggi nemmeno il cartello!
Lei: E poi, da dove abbiamo parcheggiato non si vedevano!
Lui: Eh, certo...
Lei: Non era segnalati!

Ecco la soluzione! Un cartello che segnali la presenza del cartello con le indicazioni di parcheggio.
E se non fosse sufficiente?
Un cartello luminoso, lampeggiante.
Un dirigibile con una grande freccia luminosa e la scritta: LEGGETE IL CARTELLO!
Anzi no, ancora meglio: dipendenti del centro commerciale, Fiera ecc. dovrebbero stazionare, a tre metri l'uno dall'altro, all'interno del parcheggio, per far notare ad ogni automobilista:
"Mi scusi, gentile cliente, ha notato quel cartello che segnala il cartello segnaletico con le indicazioni del parcheggio? Gentile cliente, mi scusi, per leggere il cartello giusto deve però percorrere la corsia, non tagliare in diagonale il parcheggio perché... Mi scusi, gentile cliente, sa che faccio? La seguo all'interno del centro commerciale, Fiera, ecc., per poi riportarla alla sua autovettura al termine della giornata".
Questo sarebbe sensato...
Comunque, così non è.
Uscite dal centro commerciale, Fiera, ecc. e la domanda è sempre:

Lui: Dove #@£$# ho messo l'auto?
Lei: E ora come facciamo?
Lui: Non preoccuparti, userò il telecomando delle chiavi: la macchina cui lampeggeranno le frecce sarà la nostra.

Iniziate a girare per il parcheggio, con il braccio alzato, schiacciando furiosamente il pulsante del telecomando, quando vedete lampeggiare delle frecce. Correte verso l'automobile e vi accorgete che non è la vostra.
A pochi metri da voi lampeggia un'altra auto: volate da lei, ma anche quello NON è la vostra auto.
Vedete lampeggiare ovunque: correte da una parte all'altra del parcheggio, ma nessuna di queste è la vostra auto.
A questo punto sollevate lo sguardo e, tra le auto, vi accorgete di centinaia di braccia dritte come antenne, in ogni mano un telecomando, centinaia di uomini o donne come voi, alla spasmodica ricerca della propria vettura.

Comunque ho visto un sacco di persone che si sono adattate. Nigeriani, ghanesi, ivoriani.
Tutte quelle persone che stazionavano nei parcheggi, facevano finta di trovarvi il posto e volevano in cambio qualche euro.
"Altrimenti ti rompo la macchina", diceva qualcuno.
Ora si sono adattati. Si sono fatti furbi.
Ho visto gente pagare fior di quattrini.
"Altrimenti ti sposto la macchina".

martedì 16 marzo 2010

D'manga as vota?

Nonna: D'manga as vota? (Domenica si vota?)
Io: No, la settimana prossima.
Nonna: Ah, bèin. T'et me da dir per chi vutêr. (Ah, va bene. Mi devi poi dire per chi devo votare)
Io: Nonna, voterai per chi vuoi!
Nonna: No, perché me an'g capès piò gninta! T'em dî chi el Berluscàun, chi el Bersani, chi el Dibietro, chi el Casini, acsè. (No, perché io non ci capisco più niente! Mi devi dire qual è il simbolo di Berlusconi, quello di Bersani, di Di Pietro, di Casini, quelle cose lì)

E così, mio malgrado, ho dovuto interessarmi a queste elezioni regionali.

C'è (ancora) Vasco Errani, candidato PD, presidente della Regione dal 2000, incandidabile (esattamente come Formigoni) ma candidato, oltretutto in deroga allo statuto del PD stesso, che vieterebbe un terzo mandato.
C'è Gian Luca Galletti, UDC, commercialista, consigliere comunale e regionale, parlamentare, blablabla.
C'è Giovanni Favia, Movimento a 5 stelle. Beppe Grillo: basta la parola.
E poi, una folgorazione.
Lei.
Anna Maria Bernini
, PDL. Avvocato, neo-parlamentare.
Bellissima.
Bravissima.

Ho deciso: finalmente so a che politico affidare, con vero piacere, il mio pensiero politico!
Il 28 marzo mi recherò al seggio, ritirerò le schede e, all'interno dell'urna, cercherò il nome di Anna Maria Bernini.
Prenderò in mano la matita, farò una croce sul suo nome e vergherò le seguenti parole:

 




giovedì 11 marzo 2010

Crucchi a mandorla

Ieri sono entrato in possesso del regalo di Natale che Culandra ha fatto mia nonna.
Sì, perché Culandra è invadente ed impiccione, ma è anche un/una ragazzo/a col cuore d'oro e ha preso in tremenda simpatia mia Madre. Forse perché Madre lo tratta come tratta tutti noi: di merda. Comunque, per Natale Culandra ha deciso di fare un regalo alla Vecchia.

Culandra: Signora I., ho preso un regalo per sua madre! Siccome so che le piacciono i soprammobili, questo le piacerà sicuramente!

Ecco, i "soprammobili" sono quelli che vedete nell'immagine. Un set per sushi.

Nonna:
Ma cus'el cal mistêr? (ma cos'è quel mistero?)
Io: Nonna, è un set per sushi.
Nonna: Un set par i sòghi? (un set per i sughi d'uva?)
Io: No, per il sushi!
Nonna: Susci? E cus'èl? (e che cos'è?)
Io: Pesce crudo e riso.
Nonna: Pass crud? (pesce crudo?)
Io: Sì nonna, crudo.
Nonna: Mo'c schiva! E al ris l'è cot? (ma che schifo! e il riso è cotto?)
Io: Sì nonna, il riso è cotto.
Nonna: E cum'el cundì? (e come è condito?)
Io: Non è condito, nonna, è riso in bianco.
Nonna: Vatt'a fer, mo'c schiva! (*espressione intraducibile*, che schifo!)
Io: A me piace.
Nonna: Mah, me am fid menga ed tôt chi quel cinès... (mah, io non mi fido di tutte queste cose cinesi...)
Io: Non è cinese, nonna, è giapponese.
Nonna: Ah l'è roba giaponesa?
Io: Sì.
Nonna: I giapunès i'ein meì ch'i cinès. (I giapponesi sono meglio dei cinesi)
Io: Cioè?
Nonna: I giapunès i'ein com'i tedàsc. (I giapponesi sono come i tedeschi)

Ho avuto paura di chiedere a chi assomigliamo noi italiani.

mercoledì 10 marzo 2010

Alice in Winterland


... e ieri sera, nonostante la bufera di neve che si è abbattuta per l'ennesima volta su Modena, ho obbligato MarshMallow (luce dei miei occhi, gioia della mia vita, ecc. ecc.) a indossare i jeans, a calzare gli stivali, ad infilarsi il giubbotto, a mettersi i guanti, ad arrotolarsi la sciarpa e ad uscire di casa per andare a vedere Alice in wonderland.
Oddio, non che a me interessasse un granché (avrei preferito vedere Invictus o Shutter Island, per dire), ma so che lei ci teneva parecchio e quindi.
Via.
In mezzo alla tormenta.

Due ore di film, durante il quale i nostri commenti sono stati:

Io: Toh! Gran Burrone!
MarshMallow: Hanno riciclato gli scenari del Signore degli Anelli...

Io: Chi cazzo è la Regina Bianca, la sorella brutta di Karoline Costner?

Io: E adesso spuntano fuori i Nazgul, lì a Colle Vento.

Beh, comunque, il film finisce, usciamo dalla sala e...

MarshMallow: Ti è piaciuto?
Io: mmm carino...
MarshMallow: A me non è piaciuto per niente.
Io: Ti ho mentito, mi ha fatto cagare.

Morale della storia: ve lo consiglio vivamente.

venerdì 5 marzo 2010

40 giorni e 40 notti

... e, come ogni anno, mi chiedo:
Io: Ma perché caxxo, da qualche anno a questa parte, mi viene in mente di fare il fioretto quaresimale?

E a maggior ragione mi domando:

Io: Ma soprattutto, perché l'astensione da qualsiasi forma di alcolici? non potevo, che so, decidere di non fumare per 40 giorni?
Io: Perché tu non fumi! Che fioretto sarebbe?
Io: Già, non si possono fare fioretti su cose che non ci toccano, sarebbe stato come dire: mi astengo dal sesso per 40 giorni! muahahahah

Eccole qua, le voci della mia coscienza.

Io: Ma tu non ce l'hai, una coscienza!

Comunque, sì, è da 16 giorni che non tocco un goccio di alcol.
Niente vino.
Niente Campari.
Niente Spritz.
Niente - ahimè - Montenegro.
E ho scoperto che gli astemi vedono il mondo in un modo molto diverso: molto più triste.

Che lo spirito di Stanislao Cobianchi abbia pietà di me.

lunedì 22 febbraio 2010

La prima volta. Quasi.

Avevo 18 anni e lei un anno di meno.
Avevo l'auto e lei no.
Ero inesperto e lei avrebbe fatto arrossire Cicciolina.

E così, un tardo pomeriggio di dicembre, mi sussurrò: lo facciamo?
Partii in sgommata, con la Fiat Uno Sting di mia madre, feci un paio di curve in derapata e iniziai disperatamente a cercare un posto dove poter imboscare l'auto (ho già detto che ero inesperto?).
Lei mi insegnò la strada, aveva una ventina di luoghi da camporella già collaudati (ho già detto che avrebbe fatto arrossire Cicciolina?) e così ci trovammo, al primo buio del pomeriggio, sommersi nella nebbia, in una stradina sterrata nei pressi dell'autostrada.
Il posto ideale: poco romantico, ma a 18 anni, con anni di liquido seminale accumulato nella sacca scrotale, cosa volete che importi il romanticismo?

E così, eccoci lì, io e lei (e un miliardo di miliardo di spermatozoi ululanti): io che tremavo come una foglia (non so se più per l'eccitazione, per l'agitazione, per la paura o per quello spiffero gelido che entrava dalla guarnizione difettosa) e lei che mi sussurrava cose sconce sul sedile di fianco.
Eccoci lì, io e lei, dentro la Fiat Uno.
Ora, la Fiat Uno è stata progettata quasi perfettamente per trombare: i sedili erano sufficientemente ampi e si sdraiavano istantaneamente semplicemente sfiorando una levetta (niente ruota da girare - gnicgnicgnicgnicgnicgnic), lo spazio per le gambe era abbondante dalla parte del passeggero, i finestrini si appannavano nel giro di pochi secondi... quasi perfetta!
E così, dopo aver imprecato silenziosamente prima coi bottoni della camicetta, poi con il gancino del reggiseno, poi con la fibbia della cintura (e fanculo a quelle megafibbie El Charro che andavano di moda alla fine degli anni '80!), poi con i bottoni dei jeans, poi coi jeans a vita alta, insomma, dopo una sequela ininterrotta di bestemmie, con un carpiato mi tuffo sul sedile di fianco.

La Fiat Uno è stata progettata quasi perfettamente per trombare. Il quasi era ben rappresentato da una altissima leva del cambio, piazzata lì, in mezzo ai due sedili.
Con una mira straordinaria, concludo il carpiato atterrando con i testicoli esattamente sul pomello del cambio.
Ululo alla luna mentre mi precipito fuori dall'auto, perché non mi piace piangere davanti ad una ragazza.

Quando rientro, il momento magico è passato, ma i miei ormoni continuano a reclamare.
Cerco di capire se c'è ancora qualche possibilità, quando lei mi sussurra qualcosa come: allora, ti decidi a trombarmi? (ho già detto che avrebbe fatto arrossire Cicciolina?)
E così, con molta cautela scavalco la leva del cambio, mi posiziono sopra di lei, le sorrido, nel buio i suoi denti bianchi risplendono come stelle, i suoi occhi si chiudono e

toc toc
OH! Leva sta màchina, a g'ho da pasèr con al tratòr! (Oh, sposta questa automobile, devo passare con il trattore)

venerdì 19 febbraio 2010

Il criceto difettoso

Avevamo un criceto difettoso.
Soffriva di orchite perenne: ogni due settimane gli si gonfiavano i... beh, le... sì insomma, gli... vabbé, avete capito.

Perché gli si gonfiassero di continuo, non ne ho idea, anche se ho una mia teoria: la criceta stronza continuava a mordere il criceto difettoso, quindi avevamo dovuto separarli. Dopodiché, la criceta iniziò a chiedergli l'assegno di mantenimento. Poi pretese la gabbia matrimoniale.
Il povero criceto difettoso fu quindi posizionato in una gabbia più piccola, posta di fianco alla gabbia matrimoniale. La criceta stronza, che oltre ad essere stronza era pure un po' zoccola, continuava ad esibirsi dietro le sbarre, ballando la lapdance, alzando il pelo quando accavallava le zampe, accennando uno strip-tease di quando in quando.
Il criceto difettoso assisteva a queste continue provocazioni, quindi forse non era proprio orchite, ma continua produzione di liquido seminale di cui il povero criceto non riusciva a liberarsi.

Comunque, c'era 'sto poveretto di criceto che, ogni due settimane, si metteva in piedi, ritto sulle zampe posteriori, si aggrappava con le manine (hanno le mani, i criceti!) alle sbarre della gabbia e stava lì, guardandoti disperato, con due palle enormi che gli impedivano di camminare, sdraiarsi, mettersi a quattro zampe.
Poi, dopo qualche giorno, ti alzavi una mattina e lo vedevi tranquillo, nella sua gabbia, che camminava su quattro zampe, con i testicoli tornati alle normali dimensioni (secondo me si masturbava la notte, quando nessuno lo guardava), per poi ricominciare daccapo due settimane dopo, con le palle gonfie e le manine attaccate alle sbarre e gli occhi imploranti.

Tutto questo per dire che, sì, avevo un criceto difettoso.

Ah no, c'era anche la conclusione.
Ecco, avevo questo criceto che mi faceva pena e volevo assolutamente capire che difetto avesse. Per poterlo aiutare, ovviamente.
Lo guardai attentamente, lo rivoltai, lo scrutai, lo studiai, lo analizzai, ma non ci trovai nulla che non funzionasse.
Poi, quando feci per rimontarlo e richiuderlo, mi accorsi che dovevo aver perso qualche pezzo, durante la vivisezione.


P.S.: Per gli animalisti rompipalle: la storia della vivisezione è falsa; quella del criceto con l'orchite è vera.

P.P.S.: Non lo vivisezionai perché morì mentre ero in farmacia a comprare bisturi, guanti in lattice e garze sterili. Non me la sentii di aprirgli la pancia, una volta morto: aveva i testicoli enormi e la pancia gonfia, non volevo correre il rischio di essere investito da un getto di liquido seminale.

P.P.P.S.: C'è anche una morale, in questa storia.
Se vi sentite difettosi e sentite che c'è qualcosa che non va in voi e non riuscite a capire cosa sia, come nel caso del mio criceto, ecco, la masturbazione è spesso una buona soluzione.

mercoledì 17 febbraio 2010

La cura Ludovico

E insomma, è da un mese che sto attendendo con ansia e trepidazione il concerto di Ludovico Einaudi, in quel di Modena.
È da un mese e mezzo che ho comprato i biglietti, che li ho nel portafogli, che li rigiro tra le mani.
È da un mese e mezzo che stresso MarshMallow perché non prenda impegni per giovedì 18 febbraio, che le rammento che deve rinunciare alla cena di redazione, che deve essere puntuale.
Insomma, è da un mese e mezzo che rompo le balle per questo concerto.

Ieri sera, ore 20:15, in autostrada, inizia a suonare il cellulare.
Leggo il memo e penso: ma guarda che cretino sono, punto la sveglia per il concerto di Einaudi con due giorni d'anticipo!


Morale della storia:


Proprio un bel concerto, per chi c'è andato...


martedì 16 febbraio 2010

San CarneValentino

14 febbraio 2010.

MarshMallow: Andiamo all'IKEA?
Io: Dici davvero???
MarshMallow: NO!
Io: ...

(ok, ok, avevate ragione voi...)

martedì 2 febbraio 2010

I Love Svezia

Sabato il mio migliore amico ha festeggiato il compleanno e abbiamo festeggiato con una parca cena a casa sua. Tralasciando il fatto che ho pisciato nocino per tre giorni, poche ore dopo essere andato a letto vengo svegliato da uno strano rumore. Rombo di motore. Metallo strisciato sull'asfalto. Impossibile, penso. Un incidente aereo sotto le mie finestre è una cosa altamente improbabile.
Il rumore si ripete qualche ora dopo. Siccome sto distillando nocino direttamente nella tazza del water, mi decido a guardar fuori dalla finestra. Uno spazzaneve.

Morale, domenica i modenesi si svegliano sotto la più rapida ed imponente nevicata dal '56 (stando alle stronzate che scrivono i giornali). Nel giro di poche ore cadono svariati centimetri di neve, per la gioia dei bambini e per le bestemmie degli ambulanti che devono aprire i banchetti per la fiera di San Gimmy, il santo patrono di Modena che proprio il 31 gennaio ha la sua ricorrenza.
Alle tre del pomeriggio splende un bel sole e decido di andare a fare un giro in centro, con i Nani (emozionati all'idea di vedere uno scheletro vero) e MarshMallow (luce dei miei occhi, gioia della mia vita, eccetera eccetera): tanto, con una nevicata del genere, quanta gente vuoi che ci sia a zonzo? Risposta: tutta Modena.
Dopo 20 minuti di spintoni e pestate di piedi, mezzi assiderati, decidiamo di andare a fare un giro all'IKEA (Zitti. Non dite niente. Lo so)

Tolgo una montagna di neve dai vetri dell'auto e partiamo in direzione Bologna.
Figlio: "Pà, c'è questo pezzo di neve sul parabrezza che non si vuole staccare."
Io: "Non preoccuparti, Figlio. Si staccherà alla prima frenata. "
Infatti, pochi secondi dopo, freno alla rotonda. Il pezzo di neve si stacca e scivola lungo il parabrezza. Mezzo secondo dopo, ottanta chili di neve che avevo sul tettuccio dell'auto decidono di seguirlo lungo il parabrezza e io mi ritrovo, completamente cieco, in mezzo alla strada.
Trattengo le bestemmie (perché davanti ai Nani queste cose non si fanno), sopporto con un sorriso le prese per il culo del Figlio e le risate di scherno della Nana e di MarshMallow e faccio anche lo spiritoso:
Io: "Pensate se arriviamo a Bologna e l'IKEA è chiusa!"
Momento di sgomento.
Io: "Ahahah non vi preoccupate, ho controllato sul sito: sono aperti anche la domenica, dalle 10 alle 20!"
Arriviamo a Casalecchio e comincio ad inveire contro l'IKEA.
Io: "Ma pensa te! non hanno nemmeno spalato il parcheggio, che pidocchiosi!"
Mi avvicino e il parcheggio ha le sbarre abbassate, ma vi sono delle macchine posteggiate e la strada è imballata di auto in sosta.
Arriviamo davanti all'ingresso iper-illuminato e leggo l'orario: Aperto tutti i giorni, dalle 10 alle 20, domenica compresa. Poi leggo anche l'avviso: Oggi, 31 gennaio, IKEA chiuderà alle 15.
La serata si conclude con una passeggiata per il paese della bassa bolognese dove vivono i Nani, sfidando neve e temperature polari.
Tutto sommato, una delle più fredde e piacevoli domeniche degli ultimi anni.

P.S. Lunedì ho ricominciato il Tachifludec. Martedì l'ho sostituito con la cura a base di whiskey irlandese - siccome non ho whiskey irlandese, ho usato il Montenegro (sia benedetto Stanislao Cobianco). Stasera provo con l'olio giapponese. Ma la supposta, no!

venerdì 22 gennaio 2010

Lezioni di vita - IV

Il Tachiflu Dec al miele/limone fa tirare il vomito.

 Il Tachiflu Dec al limone e basta fa arricciare le unghie dei piedi e ritirare le gengive dagli incisivi.

martedì 19 gennaio 2010

L'ultimo centimetro

È tutto ciò che ci resta qui dentro. È il nostro ultimo centimetro... ma in quel centimetro, siamo liberi. Uno. È piccolo ed è fragile ed è l’unica cosa che valga la pena avere.
(Alan Moore, V for Vendetta)

Sono sempre stato alla perenne ricerca della libertà. Libertà e indipendenza. Dai luoghi, dalle persone, dai legami e, a volte, anche dai sentimenti.

Ricordo la prima volta in cui mi sono sentito davvero libero.
Era la vigilia di Natale di molti anni fa: ero stato l'unico, in tutta la caserma, a non volere la licenza.
Avevano accettato la mia richiesta senza batter ciglio.
Avevano deciso di farmi rimanere, unico di 1200 militari di leva, senza batter ciglio.
Avevano staccato la corrente elettrica ed avevano spento il riscaldamento, senza batter ciglio.
Ma quella notte, sepolto sotto cinque pesanti panni, con il fiato che si condensava invisibile, nella gelida e buia notte, mi ero sentito, per la prima volta, libero.

Col passare degli anni, ho tentato strenuamente di difendere la mia libertà, la mia indipendenza, tentando di preservare quell'ultimo centimetro.

Quel centimetro era il mio bagno.
In bagno avevo trovato il luogo dove il mondo non poteva entrare. In bagno mi immergevo nelle letture. In bagno mi tuffavo nel mondo della fantasia. In bagno mi estraniavo dal resto del mondo, che rimaneva là, fuori, in attesa. Pronto ad assalirmi, non appena fossi uscito. Ma, in bagno, ero libero.

Poi c'era la necessità di trovare l'indipendenza, la libertà, non dal mondo, ma dalle persone.
Aprirsi alle persone, legarsi alle persone, voleva dire cedere, arretrare centimetro dopo centimetro, fino ad annullarsi completamente.
E, così, quel centimetro divenni io.
Quando una persona si avvicinava troppo, la chiudevo fuori. Quel centimetro era mio.

Come è accaduto, non me lo so spiegare.
Pochi giorni fa mi accorgo che, in quel centimetro, non sono solo.
Ci sei anche tu.
Che tu ci sia entrata da sola o che ti abbia lasciata entrare, non ha importanza.
Ciò che importa è che qui, in questo centimetro, ci sei anche tu.
Ciò che importa è che qui, in questo centimetro, insieme a te, mi sento libero.

---

Epilogo
E sì, poi ci sarebbe pure la storia del bagno. Ma in quell'ultimo centimetro ci sto da solo, grazie. Anche perché non ho alcuna intenzione di separarmi dalla mia collezione di Le Ore Mese.

sabato 16 gennaio 2010

Edipo

Qualche mese fa sono stati assegnati i Macchianera Blog Awards 2009.
A parte il compiacimento nel leggere che Grillo ha portato a casa il premio per il "miglior blog andato a puttane", sono stato felice che il premio come miglior post sia andato a Serendipity per questo.
È rassicurante sapere che una ragazza si strugge tanto per la morte del padre, mentre io potrei restare indifferente al funerale del mio.
O forse no, magari una lacrima la verserò.
Ripensandoci bene, credo che soffrirò.
O forse, più che dolore, proverò rancore nei suoi confronti. O rancore nei miei confronti, per non provare un dispiacere immenso, e per questo proverò rancore nei suoi confronti.
O magari mi fotterà, morirò prima io e allora sticazzi. (non fosse per il fatto che morirò a cento anni di età e che, inoltre, ho un impegno che mi tiene occupato per almeno i prossimi trentasette anni)
Ma il fatto è che, in via puramente teorica, potrebbe capitare, eh!
Ho visto il dolore di una madre e di un padre che avevano perso un figlio: una cosa straziante. Un dolore continuo, che non passa mai, nemmeno dopo tanti anni.
E ho pensato due cose:
1) non vorrei mai provare una cosa del genere;
2) sarebbe un ottimo modo per far soffrire mio padre.
Poi ho pensato che, in effetti, questo implicherebbe la mia dipartita e la cosa, un po', mi infastidisce (non fosse altro per quell'impegno di cui parlavo poco sopra).
Ma ho già pronta la soluzione: potrebbe sempre morire mia sorella, no? Ma mi spiacerebbe lasciare mia nipote senza madre - che poi, metti caso, un giudice dovesse decidere di affidarla allo zio che tanto le vuol bene (zio che sarei io)... ci ho messo un po' di anni a sbarazzarmi dei Nani e ora dovrei trovarmi in casa un'altra ragazzina?
Uff, questo mio cuore tenero mi rovina la vita.

Si potrebbe pensare che io odi mio padre, ma non è così. Mio padre non ha mai fatto niente per farsi odiare. Ma mio padre non ha mai fatto niente nemmeno per farsi amare.
Mio padre non ha mai fatto niente. Che, forse, è anche peggio.
Ho invidiato per anni i miei amici che avevano un padre con cui, ogni tanto, fare qualcosa: giocare a pallone, truccare un motorino, comprare i giornalini porno, cose così.
Invece no.
Se facevo qualcosa, lui non c'era. Se partecipavo a quelle pietose recite nel teatro parrocchiale, recite nel quale mi affidavano sempre un ruolo da protagonista, cercavo mio padre nel buio della sala, ben sapendo che sarebbe stato al bar a fumare. Se andavo a giocare a pallone, lui non c'era. Se avevo una gara di nuoto, lui non c'era. Se andavo a comprare i giornalini porno, non me li vendevano perché lui non c'era.
Poi, un giorno, mi disse: andiamo a pescare.
Mio padre aveva la passione della pesca, era uno di quelli che partiva a mezzanotte per andare a fare pesca notturna in Po, per dire. A me la pesca faceva cagare, ma l'idea di fare qualcosa insieme a lui era irresistibile.
Ora, se si vuol instaurare un rapporto padre-figlio, forse la pesca non è il modo migliore per iniziare.

Io:
Padre: Ssst
Io: ...
Padre: ...
Io:
Padre: Silenzio, altrimenti i pesci non abboccano.
Io: scusa
Padre: Ssst
Io: ...
Padre: ...
Io:
Padre: Silenzio, disturbi gli altri pescatori.

Insomma, avete capito.
Comunque, finalmente, facevamo qualcosa insieme! Padre e figlio! Come i miei amici!
Dopo la seconda volta che uscimmo a pesca, io mi ero già appassionato a questo sport (non è vero, mi faceva cagare come prima, ma fingevo spasmodico interesse, pur di far contento mio padre e continuare a far qualcosa insieme). Dopo la terza volta, mio padre vendette le canne da pesca e si disinteressò completamente di quello che era stato il suo hobby per gli ultimi 15 anni.

Avete mai avuto un sogno?
Ecco, fin da quando ero bambino, quando cominciai a leggere i fumetti (a quattro anni e mezzo io sapevo riconoscere le lettere; con molta fatica, con molti tentennamenti, a cinque anni leggevo i cartelli stradali e, di lì a poche settimane, mi godevo Topolino), decisi che nella vita avrei voluto fare una cosa sola: disegnare. Disegnavo sempre, disegnavo ovunque e, devo dire, anche abbastanza bene.
A tredici anni dissi ai miei genitori che, alle superiori, avrei voluto fare la scuola d'arte.
Fu allora che mio padre mi disse dell'esistenza della Scuola Disney. Finalmente mio padre si interessava a me, finalmente mio padre era pronto ad appoggiarmi, a darmi il suo supporto in qualcosa!

Padre: ... E c'è questa scuola di fumetto
Io: Sìììììììììì
Padre: della Disney
Io: Sìììììììììì
Padre: a Torino.
Io: Sìììììììììì
Padre: Ti piacerebbe andarci?
Io: Sìììììììììì
Padre: Bene, quando avrai il diploma di ragioneria, come me e come tuo nonno, allora potrai fare la scuola di fumetto.
Io: Ragioneria?
Padre: Sì, ti ci ho iscritto questa mattina.

Il mio sogno di dieci anni, andato a puttane in dieci minuti.
Comunque un corso di fumetti l'ho fatto, così, per togliermi lo sfizio, qualche anno fa.
Al termine del corso, l'insegnate mi ha chiesto:

Buf: Ma tu... perché non hai provato a fare il fumettista?
Io: Hai presente un padre?
Buf: Sono orfano.

martedì 5 gennaio 2010

Lezioni di vita - III

Non ringrazierò mai abbastanza la Montenegro S.r.l. di Zola Predosa (BO) per questo nettare prelibato.

Lezioni di vita - II

Puoi fare fesso un bambino di 11 anni.
Puoi fare fessa una donna.
Ma non puoi fare fessa una donnina di 11 anni.

lunedì 4 gennaio 2010

Un nuovo anno

Il freddo si è ripresentato in quel di Modena, insieme a qualche sporadico fiocco di neve.
Poca cosa, confronto alle temperature polari del weekend prenatalizio (-13°C, da quanto tempo non sentivo un freddo così in città?)!
Ah, che bello, quel freddo bastardo!
La neve che ricopriva ogni cosa e creava ingorghi spaventosi.
Il ghiaccio che causava incidenti a catena.
Il freddo che gelava il culo alla zingara seduta sotto al portico e le impediva di allungare verso di me le sue luride manacce sporche.
Il gelo che attanagliava le dita del violinista polacco piazzatosi, come sempre, sotto le finestre del mio ufficio (bravissimo, il violinista, per l'amor del cielo... se solo non suonasse per quattro ore al giorno la stessa, identica, tristissima melodia!).
E poi leggo sul giornale che, con questo freddo, le uova delle zanzare tigre dovrebbero essere morte. Eccazzo, finalmente una buona notizia! Cinque giorni di gelo assoluto e un'estate con poche zanzare tigre a rompere i coglioni! Certo, magari qualche barbone è morto congelato, ma vuoi mettere un'estate senza zanzare tigre?

E poi: Natale.
Mi sono subito impossessato del regalo della Nana (Wii Fit Plus) e mi sono deliziato per avevo perso un paio di chili. La tragedia è che alla sera di Santo Stefano ero ingrassato di 2,5 kg (come cazzo si fa a mettere su due chili e mezzo in due pasti?!?!)

E poi: Capodanno.
Ecco, pensavo di essere stato molto bravino, di aver bevuto pochino, giusto per festeggiare.
Ma, a ben pensarci... tornare a casa alle 5 e mettersi a stendere anziché andare a letto, può essere considerato sintomo di ubriachezza?

E poi: eccomi qui, di nuovo al lavoro, a fare un bilancio di un 2009 denso di cambiamenti (avevo scritto "pregno", ma ho cancellato il termine per scaramanzia), con la testa piena di buoni propositi per l'anno appena iniziato.
E con pochissime idee per scrivere un post decente.
Quindi, bando alle ciance: auguri a tutti, anche se in ritardo. E che il 2010 sia un anno pieno di