lunedì 22 febbraio 2010

La prima volta. Quasi.

Avevo 18 anni e lei un anno di meno.
Avevo l'auto e lei no.
Ero inesperto e lei avrebbe fatto arrossire Cicciolina.

E così, un tardo pomeriggio di dicembre, mi sussurrò: lo facciamo?
Partii in sgommata, con la Fiat Uno Sting di mia madre, feci un paio di curve in derapata e iniziai disperatamente a cercare un posto dove poter imboscare l'auto (ho già detto che ero inesperto?).
Lei mi insegnò la strada, aveva una ventina di luoghi da camporella già collaudati (ho già detto che avrebbe fatto arrossire Cicciolina?) e così ci trovammo, al primo buio del pomeriggio, sommersi nella nebbia, in una stradina sterrata nei pressi dell'autostrada.
Il posto ideale: poco romantico, ma a 18 anni, con anni di liquido seminale accumulato nella sacca scrotale, cosa volete che importi il romanticismo?

E così, eccoci lì, io e lei (e un miliardo di miliardo di spermatozoi ululanti): io che tremavo come una foglia (non so se più per l'eccitazione, per l'agitazione, per la paura o per quello spiffero gelido che entrava dalla guarnizione difettosa) e lei che mi sussurrava cose sconce sul sedile di fianco.
Eccoci lì, io e lei, dentro la Fiat Uno.
Ora, la Fiat Uno è stata progettata quasi perfettamente per trombare: i sedili erano sufficientemente ampi e si sdraiavano istantaneamente semplicemente sfiorando una levetta (niente ruota da girare - gnicgnicgnicgnicgnicgnic), lo spazio per le gambe era abbondante dalla parte del passeggero, i finestrini si appannavano nel giro di pochi secondi... quasi perfetta!
E così, dopo aver imprecato silenziosamente prima coi bottoni della camicetta, poi con il gancino del reggiseno, poi con la fibbia della cintura (e fanculo a quelle megafibbie El Charro che andavano di moda alla fine degli anni '80!), poi con i bottoni dei jeans, poi coi jeans a vita alta, insomma, dopo una sequela ininterrotta di bestemmie, con un carpiato mi tuffo sul sedile di fianco.

La Fiat Uno è stata progettata quasi perfettamente per trombare. Il quasi era ben rappresentato da una altissima leva del cambio, piazzata lì, in mezzo ai due sedili.
Con una mira straordinaria, concludo il carpiato atterrando con i testicoli esattamente sul pomello del cambio.
Ululo alla luna mentre mi precipito fuori dall'auto, perché non mi piace piangere davanti ad una ragazza.

Quando rientro, il momento magico è passato, ma i miei ormoni continuano a reclamare.
Cerco di capire se c'è ancora qualche possibilità, quando lei mi sussurra qualcosa come: allora, ti decidi a trombarmi? (ho già detto che avrebbe fatto arrossire Cicciolina?)
E così, con molta cautela scavalco la leva del cambio, mi posiziono sopra di lei, le sorrido, nel buio i suoi denti bianchi risplendono come stelle, i suoi occhi si chiudono e

toc toc
OH! Leva sta màchina, a g'ho da pasèr con al tratòr! (Oh, sposta questa automobile, devo passare con il trattore)

venerdì 19 febbraio 2010

Il criceto difettoso

Avevamo un criceto difettoso.
Soffriva di orchite perenne: ogni due settimane gli si gonfiavano i... beh, le... sì insomma, gli... vabbé, avete capito.

Perché gli si gonfiassero di continuo, non ne ho idea, anche se ho una mia teoria: la criceta stronza continuava a mordere il criceto difettoso, quindi avevamo dovuto separarli. Dopodiché, la criceta iniziò a chiedergli l'assegno di mantenimento. Poi pretese la gabbia matrimoniale.
Il povero criceto difettoso fu quindi posizionato in una gabbia più piccola, posta di fianco alla gabbia matrimoniale. La criceta stronza, che oltre ad essere stronza era pure un po' zoccola, continuava ad esibirsi dietro le sbarre, ballando la lapdance, alzando il pelo quando accavallava le zampe, accennando uno strip-tease di quando in quando.
Il criceto difettoso assisteva a queste continue provocazioni, quindi forse non era proprio orchite, ma continua produzione di liquido seminale di cui il povero criceto non riusciva a liberarsi.

Comunque, c'era 'sto poveretto di criceto che, ogni due settimane, si metteva in piedi, ritto sulle zampe posteriori, si aggrappava con le manine (hanno le mani, i criceti!) alle sbarre della gabbia e stava lì, guardandoti disperato, con due palle enormi che gli impedivano di camminare, sdraiarsi, mettersi a quattro zampe.
Poi, dopo qualche giorno, ti alzavi una mattina e lo vedevi tranquillo, nella sua gabbia, che camminava su quattro zampe, con i testicoli tornati alle normali dimensioni (secondo me si masturbava la notte, quando nessuno lo guardava), per poi ricominciare daccapo due settimane dopo, con le palle gonfie e le manine attaccate alle sbarre e gli occhi imploranti.

Tutto questo per dire che, sì, avevo un criceto difettoso.

Ah no, c'era anche la conclusione.
Ecco, avevo questo criceto che mi faceva pena e volevo assolutamente capire che difetto avesse. Per poterlo aiutare, ovviamente.
Lo guardai attentamente, lo rivoltai, lo scrutai, lo studiai, lo analizzai, ma non ci trovai nulla che non funzionasse.
Poi, quando feci per rimontarlo e richiuderlo, mi accorsi che dovevo aver perso qualche pezzo, durante la vivisezione.


P.S.: Per gli animalisti rompipalle: la storia della vivisezione è falsa; quella del criceto con l'orchite è vera.

P.P.S.: Non lo vivisezionai perché morì mentre ero in farmacia a comprare bisturi, guanti in lattice e garze sterili. Non me la sentii di aprirgli la pancia, una volta morto: aveva i testicoli enormi e la pancia gonfia, non volevo correre il rischio di essere investito da un getto di liquido seminale.

P.P.P.S.: C'è anche una morale, in questa storia.
Se vi sentite difettosi e sentite che c'è qualcosa che non va in voi e non riuscite a capire cosa sia, come nel caso del mio criceto, ecco, la masturbazione è spesso una buona soluzione.

mercoledì 17 febbraio 2010

La cura Ludovico

E insomma, è da un mese che sto attendendo con ansia e trepidazione il concerto di Ludovico Einaudi, in quel di Modena.
È da un mese e mezzo che ho comprato i biglietti, che li ho nel portafogli, che li rigiro tra le mani.
È da un mese e mezzo che stresso MarshMallow perché non prenda impegni per giovedì 18 febbraio, che le rammento che deve rinunciare alla cena di redazione, che deve essere puntuale.
Insomma, è da un mese e mezzo che rompo le balle per questo concerto.

Ieri sera, ore 20:15, in autostrada, inizia a suonare il cellulare.
Leggo il memo e penso: ma guarda che cretino sono, punto la sveglia per il concerto di Einaudi con due giorni d'anticipo!


Morale della storia:


Proprio un bel concerto, per chi c'è andato...


martedì 16 febbraio 2010

San CarneValentino

14 febbraio 2010.

MarshMallow: Andiamo all'IKEA?
Io: Dici davvero???
MarshMallow: NO!
Io: ...

(ok, ok, avevate ragione voi...)

martedì 2 febbraio 2010

I Love Svezia

Sabato il mio migliore amico ha festeggiato il compleanno e abbiamo festeggiato con una parca cena a casa sua. Tralasciando il fatto che ho pisciato nocino per tre giorni, poche ore dopo essere andato a letto vengo svegliato da uno strano rumore. Rombo di motore. Metallo strisciato sull'asfalto. Impossibile, penso. Un incidente aereo sotto le mie finestre è una cosa altamente improbabile.
Il rumore si ripete qualche ora dopo. Siccome sto distillando nocino direttamente nella tazza del water, mi decido a guardar fuori dalla finestra. Uno spazzaneve.

Morale, domenica i modenesi si svegliano sotto la più rapida ed imponente nevicata dal '56 (stando alle stronzate che scrivono i giornali). Nel giro di poche ore cadono svariati centimetri di neve, per la gioia dei bambini e per le bestemmie degli ambulanti che devono aprire i banchetti per la fiera di San Gimmy, il santo patrono di Modena che proprio il 31 gennaio ha la sua ricorrenza.
Alle tre del pomeriggio splende un bel sole e decido di andare a fare un giro in centro, con i Nani (emozionati all'idea di vedere uno scheletro vero) e MarshMallow (luce dei miei occhi, gioia della mia vita, eccetera eccetera): tanto, con una nevicata del genere, quanta gente vuoi che ci sia a zonzo? Risposta: tutta Modena.
Dopo 20 minuti di spintoni e pestate di piedi, mezzi assiderati, decidiamo di andare a fare un giro all'IKEA (Zitti. Non dite niente. Lo so)

Tolgo una montagna di neve dai vetri dell'auto e partiamo in direzione Bologna.
Figlio: "Pà, c'è questo pezzo di neve sul parabrezza che non si vuole staccare."
Io: "Non preoccuparti, Figlio. Si staccherà alla prima frenata. "
Infatti, pochi secondi dopo, freno alla rotonda. Il pezzo di neve si stacca e scivola lungo il parabrezza. Mezzo secondo dopo, ottanta chili di neve che avevo sul tettuccio dell'auto decidono di seguirlo lungo il parabrezza e io mi ritrovo, completamente cieco, in mezzo alla strada.
Trattengo le bestemmie (perché davanti ai Nani queste cose non si fanno), sopporto con un sorriso le prese per il culo del Figlio e le risate di scherno della Nana e di MarshMallow e faccio anche lo spiritoso:
Io: "Pensate se arriviamo a Bologna e l'IKEA è chiusa!"
Momento di sgomento.
Io: "Ahahah non vi preoccupate, ho controllato sul sito: sono aperti anche la domenica, dalle 10 alle 20!"
Arriviamo a Casalecchio e comincio ad inveire contro l'IKEA.
Io: "Ma pensa te! non hanno nemmeno spalato il parcheggio, che pidocchiosi!"
Mi avvicino e il parcheggio ha le sbarre abbassate, ma vi sono delle macchine posteggiate e la strada è imballata di auto in sosta.
Arriviamo davanti all'ingresso iper-illuminato e leggo l'orario: Aperto tutti i giorni, dalle 10 alle 20, domenica compresa. Poi leggo anche l'avviso: Oggi, 31 gennaio, IKEA chiuderà alle 15.
La serata si conclude con una passeggiata per il paese della bassa bolognese dove vivono i Nani, sfidando neve e temperature polari.
Tutto sommato, una delle più fredde e piacevoli domeniche degli ultimi anni.

P.S. Lunedì ho ricominciato il Tachifludec. Martedì l'ho sostituito con la cura a base di whiskey irlandese - siccome non ho whiskey irlandese, ho usato il Montenegro (sia benedetto Stanislao Cobianco). Stasera provo con l'olio giapponese. Ma la supposta, no!