venerdì 27 marzo 2009

AAA Cercasi acquario con bilancia, astenersi perditempo

Premetto che non credo negli oroscopi e nemmeno mi interessano. Conosco il mio segno zodiacale (sono dei Gemelli), quello dei miei parenti più stretti (genitori e sorella), quello dei miei figli e stop.
Non ho mai partecipato a conversazioni sui segni zodiacali, anzi ho sempre odiato profondamente gli approcci in discoteca che, solitamente, si svolgevano in diversi modi:

Dialogo 1

Io: Ciao.
Lei: Ciao! Che segno sei?
Io: Boh, non mi interesso di segni zodiacali.
Lei: Addio.
Io:

Dialogo 2

Io: Ciao.
Lei: Ciao! Che segno sei?
Io: Gemelli!
Lei: Ah mi dispiace, i gemelli sono inaffidabili. Addio.
Io:

Dialogo 3

Io: Ciao. Come ti chiami?
Lei: Isabella e sono dell’acquario. Tu?
Io: Sono dei gem— del sagittario.
Lei: Bel segno! Ascendente?
Io: Eh?
Lei: Addio.
Io:

Dialogo 4

Io: Ciao. Come ti chiami?
Lei: Isabella e sono dell’acquario. Tu?
Io: Sono dei pesci! Siamo fatti l’uno per l’altra! ahrahrahr
Lei: Addio.
Io:

Dialogo 5

Io: Ciao. Mi chiamo xxxxxx e sono scorpione. tu?
Lei: Ciao! Mi chiamo Isabella e sono vergine!
Io: Ma vah! Non ci credo! E il sesso orale?
Lei: Addio.
Io:

Dialogo 6

Io: Ciao.
Lei: Ciao! Mi chiamo Isabella e sono dell’Ariete! E tu?
Io: Gemelli.
Lei: Wow, un segno d’aria! Mi piacciono i gemelli! Sono creativi! Ascendente?
Io: Acquario.
Lei: Fantastico! Un’accoppiata fenomenale! Hai la luna in trigono con Urano e Nettuno, lo sapevi?
Io: Certo, come no!
Lei: E nell’oroscopo cinese che segno sei?
Io: Topo.
Lei: Bello!
Io: Già.
Lei:
Io: Ti interessa anche sapere quanti peli ho sul culo?

Dialogo 7

Io: Ciao. Mi chiamo xxxxxx, sono dei Gemelli, ascendente Acquario, con luna in trigono con Urano e Nettuno, Topo nell’oroscopo cinese.
Lei: Mi dispiace, non mi interessano gli oroscopi…
Io:

Dialogo 8


Lei: Ciao!
Io: Vaffanculo.

E’ evidente che il disinteresse che nutro per l’astrologia ha ostacolato i miei rapporti con il gentil sesso, ma non è questo il succo del discorso.
Il fatto è che potrebbe anche essere interessante o divertente, se ci si limitasse allo studio della personalità. Ad esempio, io mi ritrovo molto nella descrizione dei Gemelli, anche se trovo assurdo pensare che possiamo avere tutti caratteristiche fisiche e caratteriali dipendenti esclusivamente dalla nostra data di nascita, e non, che so, dall’estrazione socio-culturale o dalle esperienze pregresse.
E’ invece inconcepibile che ci sia gente disposta a credere, e spesso a fidarsi ciecamente, delle predizioni di sedicenti astrologi, sulla base della posizione degli astri all’interno della volta celeste.

Comunque, vedo che su Facebook, in questo momento, i segni zodiacali stanno andando molto di moda; la maggior parte delle persone che conosco ha inserito nel proprio profilo la foto del proprio segno zodiacale, una descrizione delle caratteristiche e il partner ideale.

Ecco, è quest’ultima cosa che mi ha incuriosito. Allora ho controllato i partner ideali per ogni segno zodiacale. Sono partito dai partner ideali dei maschi:



quindi mi sono concentrato sui partner ideali per le femmine:



Logica vorrebbe che, ad ogni affinità maschio -> femmina, corrispondesse un’analoga affinità femmina -> maschio, come accade, ad esempio, tra Vergine maschio e Toro femmina (anche se sembrerebbe più naturale un’affinità tra maschio toro e femmina vergine, ma non voglio essere troppo pignolo).



In realtà, le cose non sono così chiare, poiché, ad esempio, il Cancro femmina si trova bene con il Pesci maschio, ma questi non ricambia, preferendo un Ariete femmina. Contorto? Lo schemino chiarirà meglio:




E’ evidente che il Sagittario ha una relazione corrisposta con l’Ariete e, nel contempo, può ripiegare sul Capricorno (o farne la sua amante); ma non ha tanto da gioire, perché anch’egli può diventare cornuto, poiché l’Ariete lo tradirà con il Pesci. La donna Cancro, invece, si attacca; da ciò si deduce che le donne nate dal 22 giugno al 22 luglio devono essere dei cessi mostruosi.

L’elaborazione delle affinità tra segni zodiacali continua con un’altra ammucchiatona:



nel quale il Cancro fa la parte del leone (non zodiacale), avendo una relazione corrisposta con una Pesce e potendo fare della Scorpione la sua amante. Il Leone e il Toro invece fanno la parte del pirla, poiché non li caga nessuno e, probabilmente, intrecceranno presto una relazione omosessuale.

La massima soddisfazione, tuttavia, l’ha data la Mega-Ammucchiatona zodiacale:



dove è evidente che: lo Scorpione sarà dedito all’autoerotismo per il resto della sua vita; la donna Vergine è tale di nome e di fatto; la donna Sagittario, particolarmente zoccola, salterà dal letto dell’Ariete a quello del Capricorno ma si struggerà d’amore per l’Acquario; e che, soprattutto, il Gemelli si toglierà le sue belle soddisfazioni: la Bilancia gli darà stabilità, l’Acquario sesso & passione.

giovedì 26 marzo 2009

Basito in tabaccheria

Sono uscito dall’ufficio con una missione inderogabile: comprare delle pile stilo.
Ieri sera mi si è spento il controller durante una missione particolarmente lunga e complessa di GTA IV e non mi è rimasto altro da fare che spegnere l’XBox, mentre una lacrima rotolava lentamente lungo la mia guancia.
Data l’ora (19:27) ho dovuto fare ciò che, solitamente, evito di fare da ormai 13 mesi delegando l’ingrato compito alla mia collega: andare nella “solita tabaccheria” sotto l’ufficio.

Ora, nei paraggi dell’ufficio ci sono due tabaccherie:
  • la minitabaccheria del grattevinci
  • la solita tabaccheria
La minitabaccheria del grattevinci è un locale di (forse) 12 metri quadrati, nel quale lavorano marito e moglie da tempo immemore. Di quei 12 metri quadri, almeno 11 sono ripieni di: pipe, attrezzi per pipa, umidificatori per pipa, scovolini per pipa, porta-pipa, accendi-pipa, tabacchi da pipa aromatizzati di ogni genere di cosa, tabacchi da fiuto, tabacchi da masticare, e poi ancora sigari, attrezzi per sigari, taglia-sigari, porta-sigari, accendi-sigari, umidificatori per sigari, e ancora souvenir della mia città, di ogni tipo, di ogni genere, bottiglie, cartoline, eccetera eccetera.
Ma la cosa che caratterizza questa tabaccheria è che, in ogni centimetro quadrato (libero o no), vi è attaccato un gratta & vinci, pronto da staccare, da pagare, milioni di gratta & vinci di ogni tipo, anche quelli che Lottomatica deve ancora inventare.
Volendo entrare nella minitabaccheria grattaevinci, ci si deve dapprima sincerare, scrutando dall’unico spiraglio della porta a vetri dove non sono attaccati gratta & vinci, che nella tabaccheria non siano presenti altri avventori (due persone, fianco a fianco, non ci stanno e non ho alcuna intenzione di avere un altro cliente a pochi centimetri dal mio culo).
Appena entrato, i due coniugi domandano con voce vomitevolmente servile:

Lui: Buongiorno!
Lei: Buongiorno!
Lui: Vuole un grattaevinci, Signore? (con la Esse maiuscola. Lo capite chiaramente, che ha detto Signore con la Esse maiuscola)
Tu: Ehm no grazie, vorrei dell—
Lei: Ne abbiamo di ogni tipo, Signore.
Lui: Di ogni tipo, Signore.
Lei: Da 1, 2, 3…
Lui: 5 e 10 euro, Signore.
Tu: No, vorrei solo delle p—
Lei: Abbiamo il grattaevinci Oroscopo o Mercante in fiera…
Lui: … ma sono sicuro che il Signore preferisce il Megamiliardario o il Prendi Tutto, non è vero, Signore?
Tu: Scusate, devo scappare.
Lui: e Lei (all’unisono): Arrivederci! Torni a trovarci! E’ sicuro di non volere un grattaevinci?

Quindi ripiego sulla solita tabaccheria.
In realtà, non c’è proprio nulla di cui andare fieri nella solita tabaccheria; ma ha il grande pregio di essere esattamente a fianco di Ricordi Media Store (quindi, quando ancora ci andavo io, compravo le marche da bollo e facevo un salto a guardare gli ultimi cd usciti). Ora che ci penso, è anche l’unico pregio.
Comunque, pure questa tabaccheria è gestita da marito e moglie, ma da poco tempo: lui prima lavorava come impiegato in non ricordo quale multinazionale, lei forse aveva un negozio di abbigliamento. Fatto sta che lui non ha la benché minima capacità relazionale che deve avere un tabaccaio (rapidità), lei crede ancora di avere un negozio (infatti ha riempito la tabaccheria di orologi, bigiotteria, articoli di pelletteria e - immancabili - souvenir).
Su tutto questo potrei anche sorvolare, se non fosse che solitamente in tabaccheria ci andavo solo per comprare francobolli e marche da bollo, che sono di esclusiva competenza del marito. Ora, il marito (che, ripeto, faceva il contabile in sta cazzo di multinazionale) ha un solo problema: non capisce una fava.
Se comprate 10 francobolli da 60 centesimi, lui li stacca (i francobolli sono in fogli e ogni riga ne ha esattamente 10) e li conta. Non una: due volte (si sa mai che si sia sbagliato, eh). Poi ve li allunga, ma non ve li da: no, li torna a contare davanti ai vostri occhi, così anche voi potete verificare che ci sono tutti e 10 (si sa mai che si sia sbagliato, eh). Poi, finalmente, li appoggia sul bancone. Ma voi non potete andarvene, anche se avete appoggiato quei fottuti 6 euro sul bancone, proprio di fianco ai francobolli; no, non potete, perché lui deve fare il conto. Quindi prende la calcolatrice e moltiplica 0,60 - accidenti, si è sbagliato, deve riscrivere 0,60 x 10 = 6 euro. Spegne la calcolatrice, la riaccende e torna a fare il conto (si sa mai che si sia sbagliato, eh). 6 euro. Bene.
“Aspetta, ti faccio lo scontrino, così poi a fine mese ti faccio la ricevuta per l’ufficio e lo puoi scaricare”.
Quindi preme il tasto del francobollo da 0,60 sul registratore di cassa - accidenti si è sbagliato, preme il tasto C ma il registratore emette un suono sinistro, lo torna a premere ma si sente un biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip continuo allora spegne il registratore e lo riaccende, finalmente preme il tasto giusto, inserisce la quantità ("10 francobolli, abbiamo detto, vero?"), preme il tasto Totale ed esce lo scontrino. 6 euro.
Lo rilegge un paio di volte, ripete: “10 francobolli da 60 centesimi”.
Gli strappate lo scontrino di mano, nel frattempo lui ha ricominciato a contare i francobolli, voi avete la bava alla bocca e pensate: “Sono 10. Cristo, dieci! D-I-E-C-I! ” (Lo pensate solo e non lo dite, perché l’alternativa è la minitabaccheria del grattaevinci e se c’è una cosa che sopportate meno del tabaccaio incerto è la coppia di tabaccai servili che ti lasciano la sensazione di avere il buco del culo umido della loro saliva) finalmente avete scontrino e francobolli e se per caso vi viene del resto dite “No no, lo dia pure ai bambini poveri!” e scappate dalla tabaccheria.

No, beh, in effetti avrei anche potuto evitare l’acquisto delle pile nella solita tabaccheria, magari fermarmi domani, con più calma, in una tabaccheria in cui non sono mai stato, ma ecco, c’era questa missione… questa rapina in banca…

Quindi sono entrato nella solita tabaccheria.
Non c’era nessun altro cliente: solo io, lui e lei.

Io: Buonasera.
Lei: Buonasera!
Lui: Buonasera! E’ da tanto che non la vediamo!
Io: Eh sì, sa, un sacco di cose da fare…
Lui: Viene spesso la sua collega, ma lei non viene più!
Io: Eh sì, sa, poi da quando ci siamo trasferiti nell’ufficio nuovo, a 50 metri da quello vecchio, sono un po’ fuori mano.

Finiti i convenevoli, siamo passati al dunque, ché avevo anche una certa fretta.

Io: Vorrei delle pile.
Lei: Quali?
Io: (oh bene, ci pensa lei! almeno è un po’ più sveglia di suo marito) Un blister di stilo e uno di ministilo, grazie.
Lei: Bene, costano uguale: 4,80 alla confezione.

Mi dà le pile (senza sacchetto, non lo voglio: è il mio modesto contributo per un mondo ambientalmente sostenibile, mi fa sentire in pace con me stesso e così posso inquinare con animo leggero), si avvicina alla cassa per farmi lo scontrino e

Lui: Aspetta!
Io e Lei: Cosa?
Lui: Fagli lo scontrino come se fossero francobolli da 0,60, così a fine mese faccio la ricevuta e le può scaricare.

Ok, lei è più sveglia di lui; 0,60 il francobollo, 4,80 un blister, seiperottoquarantotto, sono 8 francobolli per ogni confezione di pile, penso.
Ed è qui che lei, dietro l’occhio vigile e compiaciuto del marito, ha dato il meglio di sè.
Ha estratto la calcolatrice e

Lei: Allora, sono € 4,80 per ogni confezione.
Lei: Arrotondiamo a 5 euro, per semplificare il calcolo.
Lei: Ha preso due confezioni, quindi sono 10 euro.
Lei: (con la calcolatrice) 10 euro diviso 0,60 fa 16,333 francobolli.
Lei: Arrotondiamo a 17 francobolli.
Lei: (con la calcolatrice) 17 francobolli per 0,60 fanno 10,20 euro.
Lei: Allora, io le faccio uno scontrino da 10, 20 euro ma lei mi paga solo…
Lei: (con la calcolatrice) due confezioni per 4,80 fa…
Lei: 9 euro e 60 centesimi.

Ho pagato e sono venuto a casa.
Ora le mie pile sono lì, sul letto, ancora dentro la scatola.
Nove euro e sessanta di pile, l’equivalente di 16 francobolli. O di 16,333 francobolli, per semplificare il calcolo. Quindi, facciamo 17 francobolli.
Le guardo, ma non le tocco.
Ho paura ad inserirne due nel controller: ho paura che si moltiplichino in 2,111 pile, o in 2 pile e mezzo, così, per semplificare.

martedì 24 marzo 2009

Meccanici

Ci sono due categorie di meccanici:
  • i meccanici robotici
  • i meccanici tradizionali (più semplicemente, i meccanici)
I meccanici robotici sono quelli che hanno un’officina che sembra una sala operatoria: tutto è sterile, lindo, perfettamente ordinato. Le chiavi sono tutte al loro posto, nello scaffale, in ordine di numero; le brugole sono correttamente allineate; l’avvitatore è sempre a portata di mano; i cacciaviti sono catalogati come libri; prima di entrare in macchina, il meccanico, vestito con un camice immacolato, ricopre i sedili, il volante ed il cambio per non lasciare il minimo segno del suo passaggio (niente capelli, peli o impronte digitali che i RIS potrebbero rilevare).
Lavorano solo su appuntamento e sono più precisi di un orologio svizzero: “Porti l’automobile fra 71 giorni da oggi, alle ore 8:23 e la venga a riprendere alle ore 16:12. Tenga questo foglietto e lo presenti al momento del ritiro. Senza foglietto, l’automobile sarà demolita.”
Questi meccanici, che operano come officine autorizzate presso i vari concessionari, sono sempre stati un sogno per i proprietari di un mezzo a motore, ma hanno una controindicazione: hanno un costo improponibile. Poiché sono persone ragionevoli, molto spesso, al momento del pagamento, propongono un’alternativa: così, molta gente preferisce comprare un’automobile nuova, piuttosto che pagare il conto del meccanico. Negli ultimi mesi, a fianco di alcune officine autorizzate BMW, sono sorte cliniche per l’espianto degli organi.
E’ bene specificare che questa tipologia di meccanici è presente solo nel settore automobilistico: per le moto non c’è nulla del genere.

Per le moto, c’è semplicemente il meccanico. L’officina da moto è un coacervo di pezzi di motore, lamiera, plastica che una volta erano motociclette e in futuro, forse, ritorneranno ad esser tali.
Quando entri dal meccanico da moto, non vedi nessuno. Spesso credi di essere solo: ti guardi intorno, poi cominci a scavalcare una sella, un serbatoio, una forcella e ti aggiri per l’officina alla ricerca di qualcuno, finché non senti una bestemmia provenire da sotto una moto, e allora noti due piedi che si agitano.
Alla quarta bestemmia, cominci a tossire per attirare l’attenzione, ma ancora il meccanico non ti considera minimamente. Sei certo che i suoi occhi si siano posati su di te e che abbiano concluso che, sì, sei un potenziale cliente ma 1) se sei dal meccanico, hai bisogno di lui (un motociclista va dal meccanico solo quando non ne può più fare a meno) quindi aspetterai i suoi comodi e 2) sei meno interessante del carburatore col quale sta litigando.
Sussurri un paio di volte: “Scusi”, ma una bestemmia ti spezza ogni volta la parola a metà, finché vieni salvato dall’evento inatteso.
La porta dell’officina si apre, entra un altro motociclista (o, a volte, un ex motociclista che vuol solo fare due chiacchiere) che chiama vociando il meccanico. “Oh Omar / Angelo / Ciccio / Ganna / Turbo (i meccanici da moto spesso hanno solo soprannomi e niente nomi), puoi darmi un’occhiata alla moto?”, ed ecco che il meccanico si alza, saluta il nuovo entrato, poi ti fissa, come se tu fossi un grosso scarafaggio che cammina sul muro (cosa tutt’altro che inusuale, in un’officina per moto) e infine ti chiede: “E tu?”
Puoi avere 16, 35 o 60 anni, ma il meccanico di moto ti darà solo ed esclusivamente del tu. Il lei è un orpello inutile, come il freno posteriore o il limitatore di velocità o le strozzature per far andare piano i cinquantini. E il meccanico da moto, può avere 16, 35 o 60 anni, ma risponde solo se gli dai del tu.

Esempio 1
Io: Mi scusi, ha potuto guardare il problema della mia moto?
Lui:
Io: Mi scusi, ha potuto guardare il problema della mia moto?
Lui:
Io: EHM! MI SCUSI!!!
Lui: Ma con chi cazzo stai parlando?

Esempio 2
Io: Oh senti, hai guardato che cos’ha la mia moto?
Lui: Sì, certo, ma non ne ho la minima idea.

Bene, quando il meccanico finalmente ti presta attenzione, lo scruti: è talmente lercio da essere in grado di inzaccherarti di morchia con il solo sguardo. Appoggia una mano sporca di grasso sull’acceleratore e l’altra sulla sella, dopo averla spalmata sul serbatoio, lasciando unte ditate ovunque.
Gli spieghi brevemente i sintomi della tua moto (sì, la moto ha i sintomi, la moto è malata, la moto non è un mezzo: è una persona) e lui annuisce, serio e pensieroso. Già. Mh mh. Capisco. Sono le uniche parole che gli escono.
Poi azzardi una diagnosi. “Potrebbe essere il carburatore”, dite. Se ti va bene, ti guarda con aria di compatimento prima di rispondere: “Non può essere il carburatore: la tua moto non ce l’ha, il carburatore”. Solitamente, invece, scoppia a ridere, poi ti appoggia una mano sulla spalla (una mano sporca di grasso e morchia), scuote la testa e ti dice: “Lascia perdere.”
Poi, il dialogo è sempre quello:

Io: Quando te la porto?
Lui: Lasciala qui.
Io:; Se vuoi te la porto quando hai tempo.
Lui: Lasciala qui.
Io:; Quando è pronta?
Lui: Prova stasera.

Se non hai mai avuto una moto, o non hai precedenti esperienze con un meccanico da moto, questa risposta sarà un sollievo. Altrimenti, sai benissimo che la parola stasera non ha, per un meccanico, alcun significato temporale definito. E la parola prova ti ha già procurato un brivido lungo la schiena.
Un meccanico di moto accumula dozzine di motocicli da riparare nella sua officina, ben sapendo di non riuscire a mettere le mani nemmeno su uno di questi.

Io:; La moto è pronta?
Lui: No, prova domani.
Io: E’ da una settimana che mi dici ‘prova domani’!
Lui: Che fretta hai? Piove e fa freddo, non è il tempo adatto per usare la moto.
Io:; Ma a me serve! Ci vado a lavorare!
Lui: Bravo, così ti viene la cervicale…
Io:; Non è cervicale: è vertigine parossistica posizionale.
Lui: Sicuro non sia un tumore al cervello?



Morale della storia: 10 giorni fa il meccanico è venuto a prendere la mia moto, o meglio quell’essere rantolante che giaceva nel mio garage, senza volerne sapere di accendersi.
Dopo vari tentativi (E’ pronta? No, devo andare a prendere le candele. No, pioveva e non avevo voglia di andare a prendere le candele. No, sì, le candele sono andate a prenderele ma devo andare a prendere le pastiglie.) ieri mi suona il cellulare e il meccanico mi annuncia:

Lui: La moto è pronta, puoi venire a prenderla anche stasera.

Sono rimasto senza parole.
Già l’annuncio che la mia moto è pronta dopo SOLI 10 giorni mi ha lasciato di stucco, ma che il meccanico mi abbia telefonato per annunciarmelo era, per me, qualcosa di inconcepibile.
Stamattina, quindi, mi sono alzato 40 minuti prima del solito (sigh), mi sono fatto lasciare dal meccanico in attesa che arrivasse ad aprire l’officina.
Arriva. Apre.
Sparisce, ritorna dopo dieci minuti.

Lui: Ehm non so come dirtelo… ieri sera non l’ho provata, mi sono accorto adesso che l’anteriore è bloccato. Prova a passare stasera.

lunedì 23 marzo 2009

Le bozze

La funzione Salva bozza è la morte della maggior parte dei blog.
 In quattro mesi su Wordpress ho pubblicato 8 articoli e, nelle bozze, ne avevo 11 (il più vecchio è del 9 ottobre).
Tra altri quattro mesi, probabilmente avrò pubblicato 16 articoli e si saranno accumulate 22 bozze che non vedranno mai la luce.
Bozze di interventi, alcuni dei quali praticamente pronti, che spaziano dall’economia (il più vecchio, scritto in concomitanza con lo scoppio della grande crisi finanziaria ed il fallimento della Premiata Ditta F.lli Lehman) al Superenalotto, dall’accoppiata clima&politica (Piove, governo ladro!) ad un intervento serio sul caso Englaro (ho poi preferito ripiegare sul non dire niente, dato che c’è già troppa gente che parla e sparla sull’argomento).
Tra qualche tempo, scriverò solo bozze e non pubblicherò più niente. 
Poco male, direte voi.
Avete ragione.

P.S. Voglio un Salva bozze anche nella vita reale.
P.P.S. Cazzarola. Il Salva bozze, su Splinder, è solo a pagamento!

Da grande

Stavo cercando di svuotare il garage di mia nonna quando mi è caduto l’occhio su uno scatolone: conteneva quaderni, compiti, disegni di quando ero piccolo, delle elementari e delle medie.
Ed è così che mi è capitato in mano un compito di prima media:

Cosa vuoi fare da grande

Proprio non ricordo se un titolo del genere, a 11 anni, mi aveva trasmesso ansia (se me lo chiedessero adesso, sarei pieno di ansia - perché sì, non ho ancora deciso cosa fare da grande, ed il tempo stringe, cavolo!).
Quindi gli ho dato una rapida occhiata, e ho sorriso della mia ingenuità dell’epoca (mica come adesso, che a undici anni sono più svegli di noi adulti! piccole bestie perfide, con quei loro falsi occhioni innocenti). Nell’indecisione, avevo scritto:

Io, da grande, voglio fare l’astronauta e andare sulla luna. Voglio anche fare il calciatore e giocare nella Juve.

E già mi immagino questo benedetto calciatore sulla luna, con la sua bella tuta da astronauta a righe bianconere, calciare il pallone con violenza.
Il pallone vince la debole forza di gravità della luna e si perde nello spazio, procedendo con velocità costante ai 120 kmh, in linea retta, in direzione Marte.
A questo punto, possono accadere due cose:
  1. Tra 625.000 anni, il pallone raggiunge Marte; poco dopo ci giunge un messaggio dal Pianeta rosso: “Deviata in corner dal portiere. Venite a battere il calcio d’angolo”
  2. Tra 312.500 anni la palla colpisce un’astronave, proveniente da Alpha Centauri e diretta su Marte per un campo scout spaziale, facendola esplodere in una palla di fuoco. Questo da il via alla prima guerra spaziale della storia dell’umanità.
Ma non volevo focalizzare la mia attenzione sul fatto che, grazie a quel tema, quel confuso ragazzino undicenne, il cui unico scopo era far felice la prof di italiano, verrà ricordato dai posteri come lo scopritore della vita su Marte, oppure come la causa della prima guerra spaziale della storia dell’umanità.
No.
Quello che mi aveva colpito è che, di tutte le cose che avevo scritto di voler fare, nessuna si è avverata.

Quindi, ho preso una decisione matura: sto decidendo cosa voglio fare da grande. Mi sono deciso a compilare una prima, semplice, snella versione di una lista di cose da fare e da non fare (che, eventualmente, integrerò man mano).

Cose da fare:
  • Laurearmi. Possibilmente prima che lo facciano i miei figli. O almeno prima che lo faccia la più piccola.
  • Cercare una qualche disciplina orientale che mi aiuti a raggiungere la serenità e senso di appagamento per le cose che ho. Il Buddismo, la filosofia Zen sembrerebbero le scelte giuste, ma richiedono troppo impegno ed io sono un incostante. In effetti, sono molto attratto dal Tantrismo, credo anche che potrei metterci l’impegno necessario per raggiungere un soddisfacente livello di pratica, ma mi manca la “materia prima”, ovvero il partner con cui attuare i rituali per cui è diventato famoso. Quindi, Buddhismo, Zen e Tantra sono scartati. Mi dedicherò al Mahjong.
Cose da non fare:
  • Sposarmi. Non di nuovo! Errare è umano, perseverare è da coglioni. Nelle mie condizioni, comunque, non corro alcun rischio.
  • Cadere in moto. Basta, ho già dato. E poi vorrei riparare quella benedetta fiancata, mi scoccerebbe uscire dal carrozzaio con la carena nuova fiammante e capottarmi con un triplo carpiato, per quanto esteticamente ben riuscito.
  • Parlare di politica con chi la pensa diversamente da me. Chi non la pensa come me, non è obbligatoriamente un idiota: semplicemente, sta sbagliando.

venerdì 20 marzo 2009

Dio è morto, Karl Marx è morto e il mio medico mente

Alla fine di tutti quei discorsi, sono andato dal medico.

Dottore: Muovi la testa così…
(muovo la testa)
D: Guarda in su, ora in giù. Ti gira la testa?
Io: Un po’
ha fatto “mmm…”
(no, non è vero!)
sì sì, ha fatto mmm…, con un tono di voce molto preoccupato
(no, non è vero!!!)
Io: Dottore, ha detto qualcosa?
D: No.

Ecco, la visita inizia così. Anzi, prima della visita c’è stata la sala d’attesa, un posto sempre troppo caldo in cui proliferano virus, germi, batteri (mi aspetto di ammalarmi nel giro di 5 giorni), pieno di riviste vecchie (ehi, c’è anche Panorama! Ma non è il numero dove si parla di Jorg - mi scusi ancora, Signora Haider). Poi una veloce visita.

Dopo avermi manipolato la testa (con molta cautela - con troppa cautela), il dottore si siede, mi osserva un secondo.

D: Per piacere, prima compilami il modulo sulla privacy, che non l’abbiamo mai fatto.
Ecco, ce lo fa fare adesso perché non sa se avremo altre occasioni in futuro!

Io:
D:
Io: Allora, dottore?
Sta tergiversando! Sta cercando le parole più adatte!
(Smettila!)
D: Cervicale.
Cervicale?
(Cervicale?)
Io: Cervicale?!?
Sta mentendo!!!
Io: Dottore, ma io non ho mai sofferto di cervicale!
D: Non hai nemmeno mai avuto 35 anni. Prendi queste gocce per 3 giorni, 3 volte al giorno. Se non passa, torna qua. E nel frattempo, fai tutti gli esami del sangue.

Mi alzo lento, appoggiandomi alla sedia, come si muovono i vecchi; la testa gira, piano piano.
Dovrei essere sollevato (cervicale, quanti milioni di persone al mondo convivono con la cervicale!), invece c’è qualcosa che non va, una strana sensazione, una certezza subdola che si insinua dentro di me
Sta mentendo! Sta mentendo!!!
cerco di scacciarla, non le do retta, ringrazio il dottore, esco dall’ambulatorio e, proprio quando sto per richiudere la porta, lo vedo scuotere la testa, e sussurrare:

D: Povero ragazzo, dovrei avvisare la famiglia…

giovedì 19 marzo 2009

Dio è morto, Karl Marx è morto e anche io non mi sento tanto bene

Mi gira la testa.
La mattina, quando mi alzo, vortica furiosamente: o mi appoggio a qualcosa, o mi siedo, oppure cado per terra (Solitamente scelgo una delle prime due opzioni).

Potrebbe essere un principio di influenza, un malessere di stagione (caldo, freddo, caldo, freddo, non si capisce più niente!), una forma virale, insomma una di quelle malattie di poco conto che passano nel giro di un paio di giorni.

Ma va avanti da una settimana.

Martedì mi ero illuso.
Mi sono svegliato, mi sono alzato e - niente. Stavo bene.
Ah ah, è tutto passato!!!
Mi sono seduto sul letto per infilarmi le calze, mi sono sdraiato per tirare su i pantaloni e quando mi sono rialzato - OOOOOOOOOHHHHHHHHHHHHH - il mondo ha iniziato a danzare intorno a me come in una sbronza epica.

Ok, è chiaro: ho un tumore al cervello.

F.: Potrebbe essere labirintite, mi suggeriscono.
Labirintite? checcazzoè? So che l’ha avuta anche Farina, il libero della Sisley, so che l’ho anche preso per il culo per la labirintite… ma checcazzoè?
Meno male che hanno inventato internet: nel giro di pochi istanti, eccomi a leggere di tutto sulla labirintite! Sintomi: Alterazione dell’equilibrio: ce l’ho!!! (evvai! niente tumore al cervello!). Ipoacusia, cioè diminuzione dell’udito: ehm… può essere che non ci abbia fatto caso, ma l’avro sicuramente… (ahi…). Acufeni, ovvero percezione di suoni acuti e fischi: no, nessun suono acuto, nessun fischio (è un tumore! TUMORE! T-u-m-o-r-e!!!).

F.: Sei un pochino ipocondriaco, ti sei misurato la pressione?
Io: La mia pressione è perfetta! Almeno credo… E poi, io non sono ipocondriaco: semplicemente, ascolto i segnali del mio corpo! E il mio corpo mi dice che potrei avere un tumore al cervello!
F.: Possono esserci altre cause.
Io: Sì, hai ragione. In effetti, potrebbe anche non essere un tumore. Potrebbe trattarsi di un semplice leggero ictus.
F.: In effetti, il tuo calo delle facoltà intellettive è un indizio.
Io:

Ma mi concentro su una frase precedente: possono esserci altre cause. E’ vero! Possono esserci altre cause!
Vado di google, e dopo un minuto, ecco la risposta:

Pseudovertigini.
Le vertigini, escluse cause fisiche, sono causate da dinamiche psicologiche, e possono presentarsi insieme a tachicardia, nausea, vomito, sudorazione eccessiva. Possono provenire da tensioni psicologiche, stress, ansia, disturbi del sonno di natura psichica, specialmente in soggetti afflitti da ipocondria o attacchi di panico.

Non sono soddisfatto, quindi vado a cercare le cause fisiche, ed ecco:

Vertigine Parossistica Posizionale, caratterizzata da una durata molto breve (essenzialmente alcuni secondi) e scatenata esclusivamente da alcuni movimenti della testa come ad esempio: coricarsi o alzarsi dal letto, girarsi nel letto, abbassarsi, guardare in alto. Questa vertigine non compare invece se si rimane fermi con la testa o immobili come una mummia. Spesso si accompagna a sintomi quali nausea, vomito e sudorazione, mai a ipoacusia e acufene.
E’ lei! E’ LEI!!! E’ LEI!!!
Si cura con manovre liberatorie, e via! nuovi come prima!!!

Questa sera posso affrontare l’appuntamento dal medico con maggior sollievo!

Io: Dottore, mi gira la testa.
Dottore: Vediamo.
Io: Allora? Vertigine Parossistica Posizionale?
D: Tumore al cervello.
Io:
D: Già.
Io: Ma… ne è sicuro?
D: Assolutamente. Anche se non posso escludere la concomitanza di un leggero ictus.

Faccialibro

Una settimana fa sono entrato in Facebook (pron. fèisbuc, trad. faccialibro o qualcosa del genere).
Premetto che odio la maggior parte dei social network, trovo stupide la maggior parte delle persone che li utilizzano e, con la supponenza che mi contraddistingue, mi sono sempre ritenuto superiore a chi ne fa un utilizzo anche sporadico.
Ebbene, sono quasi caduto nel tunnel.
Faccialibro è orribile, confusionario, le informazioni arrivano da tutte le parti e ci vuole dell’impegno per capirci qualcosa… ma ti obbliga a cercare, curiosare, impicciarti degli affari degli altri, leggere anche i botta&risposta tra due utenti che, in quanto tale, dovrebbero forse essere affari privati (no, per quello c’è la posta). E’ il futuro del gossip, non più ai danni dei vip, delle persone famose o in cerca di fama, ma ai danni delle persone comuni, di noi, dei nostri amici, degli amici degli amici e degli amanti degli amici. E’ la democrazia del gossip.

E’ mostruoso. Devo uscirne.

Tra l’altro, Faccialibro mette in luce quasi solamente i suoi aspetti negativi.

Il primo, ovvio, è la sua inutilità (o limitata utilità).
Facebook è famoso in tutto il mondo perché permette di ritrovare persone che non si vedono da anni (compagni di scuola, ex colleghi, amici d’infanzia). Bene, dei miei compagni di scuola che mi interessava ritrovare, non ho trovato nessuno. Magari la situazione - che so - dei milanesi è diversa, ma la situazione per noi, poveri campagnoli 35enni, è tragica.
A questo si aggiunga una modalità di ricerca ridicola, quindi ci si ritrova con diversi casi di omonimi che nel profilo non hanno foto, città, niente di niente…

Il secondo sono i gruppi, i quiz, i test, i giochini e tutte quelle cagatine varie che invadono Facebook e che gli altri utenti ti inviano in continuazione, come se potessero interessarti.
Quiz e test inutili: Che supereroe sei? (Superman…), Che personaggio famoso sei? (Maria De Filippi!).
Gruppi privi di scopo, abbandonati a se stessi, senza un messaggio da giorni, settimane, mesi: Ma che cazzo se fa in questi gruppi? (niente, scemo, e devi aprire un gruppo per chiederlo?), Asciughino Fun Club (premesso che non so chi sia Asciughino né mi interessa, si scrive FAN Club!), Il 70% dei problemi si risolve con sticazzi, il restante 30% con vaffanculo (ecco, bravo, accontentati del 30% e vedi di andarci ogni volta che ti viene in mente di aprire un gruppo).

Conclusioni su Faccialibro: è brutto da vedere, è incasinato, non serve a niente ed è irritante.
Evitatelo.

Ora scusate, ma devo andare a vedere cosa hanno scritto sulla mia bacheca!

Not the first, but the last, my everything

Questo non è il primo blog.
E questo non è il primo post.

Il mio primo blog è questo, ma Wordpress non mi piace un granché. Troppo incasinato, poco intuitivo, poco personalizzabile e non ho alcuna intenzione di perdere più di cinque minuti per capire come funziona.

Alcuni dei post che seguiranno sono riciclati da Wordpress; perché il blog è come il maiale: non si butta via niente.