mercoledì 16 dicembre 2009

Lettera d'addio

È triste pensare che, dopo tanti anni, tutto debba finire.
In questi momenti, quando ho capito che la nostra relazione non ha più un futuro, quando sarebbe più facile il distacco pensando ai problemi, alle liti, alle incomprensioni, mi tornano in mente solo gli istanti più belli trascorsi insieme.
Rammento quando tornavo a casa dal lavoro e tu eri lì, ad aspettarmi. Ricordo che mi stendevo sul letto, al tuo fianco, ed iniziavo a parlare. Tu mi lasciavi sfogare, ascoltavi in silenzio, senza mai interrompermi; non giudicavi, non davi consigli, ma la tua presenza era sufficiente a tranquillizzarmi. Sapere che c'eri mi dava la serenità necessaria per buttarmi alle spalle le tristezze della giornata.
E dopo quei momenti, spesso, facevamo l'amore. Dio, com'era appagante!
Ricordo che ti sussurravo all'orecchio tutto quello che avrei voluto farti; a volte esageravo, dicendoti cose da far impallidire Schicchi e Damiano. Sgranavi i tuoi grandi occhi azzurri e spalancavi la bocca in segno di stupore, ma non mi respingevi mai.
Stavamo a letto per ore ed ore, sembravi non stancarti mai; ma se la sera ero stanco, mai una volta mi forzasti.
Lo ammetto, nel nostro rapporto c'erano dei limiti insormontabili: non potevamo mai uscire insieme, non potevamo farci vedere insieme, la nostra era una relazione clandestina, ma all'interno di quelle quattro mura avevamo tutto quello che ci occorreva per essere felici: noi stessi.
Ma ora è cambiato tutto.
Non in te, in me.
Tu sei sempre lì, ad aspettarmi, e io non provo più lo stesso bruciante desiderio di rientrare in casa e perdermi nei tuoi occhi, che osservano stupiti e divertiti il mondo circostante.
Anche i tuoi silenzi, che ho sempre apprezzato, ora cominciano a starmi stretti.
E no, non credo tu possa fare nulla per cambiare questa situazione.
Quindi, questo è un addio. Ti prenderò per mano, aprirò la porta e, per la prima volta, usciremo di casa insieme.
Poi, rientrerò da solo.
Tu aspetterai nel bidone dei rifiuti.
E smettila di guardarmi con quella bocca spalancata, sapevi benissimo che questo momento sarebbe arrivato!


giovedì 10 dicembre 2009

Lettera ad un figlio

Caro Figlio,
ricordo come fosse ieri il momento in cui seppi del tuo imminente arrivo: porto ancora le cicatrici qui, dietro la nuca, quando svenni sul marciapiede. Non ho ricordi, invece, su quello del tuo concepimento, ma spero comunque di essere stato presente.
Ricordo perfettamente il giorno della tua nascita: il giorno più bello della mia vita, ancor più bello della prima Coppa Campioni, della vittoria dei Mondiali, del divorzio da tua madre.
Come potrei mai scordarmi delle 18 ore di sala travaglio? Ancor prima di nascere eri ben deciso ad addolorare tua madre e per questo ti stimo profondamente. Comunque ricordo quando sei uscito dalla sala operatoria: eri dentro l'incubatrice, con i piedi appoggiati sul vetro, le manine strette a pugno ai lati della bocca, spalancata in un pianto disperato. In quell'istante, al mondo ci fummo solo tu ed io.
Ti osservavo da dietro il vetro, mentre il medico e le ostetriche ti pesavano, ti misuravano, controllavano il tuo cuoricino (che batteva sicuramente più piano del mio). Mi sono girato e ho visto, al mio fianco, un altro padre. Dentro di me, ho riso di lui: aveva un sorriso ebete in fronte, un'espressione imbecille sul volto; ma condividevamo lo stesso momento, eravamo complici, quindi l'ho salutato e lui ha risposto al mio saluto; ho sorrise e lui mi ha sorriso; mi sono passato una mano tra i capelli (sì, Figlio, non ridere: li avevo ancora, all'epoca, sei tu che me li hai fatto cadere!) e pure lui si è passato una mano tra i capelli; ho fatto una smorfia e, quando lui ha risposto con la stessa identica smorfia, ho capito che quel padre col sorriso ebete e l'espressione imbecille era il mio riflesso nello specchio.

Ricordo quando hai mosso i tuoi primi passi. Ti sei staccato dal divano e sei rimasto un attimo in equilibrio precario, traballante sulle gambe incerte, fissandoti i piedi; poi ci hai guardato, tua madre e me, che ti osservavamo con amore, che ti incitavamo a continuare. Hai sorriso e hai mosso un passo. Poi un altro. Poi un altro ancora.
Hai allungato le braccina verso di noi e hai continuato a camminare.
Hai ignorato tua madre e hai continuato a camminare ("viene da me! viene da me!", ho pensato), ti stavi avvicinando a me, hai preso confidenza con i tuoi piedini, hai quasi iniziato a correre.
Ricordo la voce di tua madre: "Fermalo!", ma no, era il tuo momento, non potevo fermarti, ti ho guardato procedere in questa tua marcia trionfale. "Lascialo andare", ho detto.
Ed ero orgoglioso di te, che continuavi a correre verso di me; di te, che ad un certo punto hai deviato la tua corsa; di te, che sei planato con la fronte sullo spigolo della parete; di te, che hai concluso la tua prima camminata svenendo sul pavimento, col risultato che per i quattro mesi successivi hai ritenuto opportuno continuare a gattonare.

E ricordo quando ti ho portato alla stazione ferroviaria, a veder passare il treno, a fare ciao con la manina alle carrozze e a vedere la fontana piena di pesciolini rossi.
Ti ricordi come ti piacevano?
Ti ricordi come ti incuriosivano?
Ti ricordi come sei caduto di testa dentro la fontana?

Non potrei mai scordare di quando, per la prima volta, hai detto: Papà.
Io: Ha detto papà!
Moglie (Faina): Ha detto cacca.
Io: No, ha detto papà!
Faina: Ma no, non vedi com'è paonazzo? sta spingendo, ha detto cacca.
Io: Sei sicura? A me sembra abbia detto papà.
Faina: Come vuoi, però ha cagato. Vallo a cambiare.

Beh, sì, forse quella volta non avevi detto papà... però la parola che imparasti a dire dopo Mamma e dopo cacca, fu papà.
Io: Ha detto papà!
Faina: Ha detto pappa.
Io: Sono quasi sicuro abbia detto papà, sai?
Faina: Sta mangiando la mela grattugiata, ha detto pappa.
Io: Sicura? Perché sembrava proprio papà.
Faina: Come vuoi, però ha finito la mela. Fagli fare il ruttino.

E va bene, imparasti prima pappa. Però ricordo perfettamente la parola che dicesti dopo:
Io: Ha detto... papà?
Faina: Non mi pare.
Io: Cos'hai detto, Figlio? Tornalo a dire!
Figlio: Bumbo!
Io: Bumbo? Non c'è verso che possa significare papà, vero?
Faina: No, credo voglia rivedere Dumbo.
Figlio: Bumbo! Bumbo! Bumbo!

Ok, lo ammetto, non ricordo quando imparasti a dire papà. Ricordo che imparasti prima Nonna, Nonno, Nonno vecchio, Chicca (il cane), Maurizio Costanzo e non so quante altre parole, però una volta mi avrai pur chiamato papà, sant'iddio!

Ed ora eccoti qui, ti osservo con un misto di orgoglio perché sei mio figlio, perché cazzo, grandi soddisfazioni non ce ne hai mai date, buon sangue non mente!
Comunque eccoti, tredici anni, quell'età in cui non hai ancora deciso se restare bambino ancora un po' o iniziare a diventare un uomo; eccoti, più alto di tua madre, schiavo degli ormoni, con solo l'autoerotismo come guida, buon sangue non mente!
Ed è solo ora, affanculo quel complessato di Edipo, che siamo soli, io e te, perché tua madre non ti capisce più, non ti riconosce più. Non ha idea di cosa ti possa passare per la testa, non sa quali cambiamenti stia subendo il tuo corpo, io lo so, ci sono passato e so benissimo che è una fase dove sei completamente solo, nessuno può aiutarti, ma io posso comprenderti, posso sostenerti, posso sopportare i tuoi continui cambi di umore, posso sorridere di nascosto mentre combatti contro un corpo che a volte ti è troppo stretto e a volte è già troppo adulto.
È adesso che posso capire il tuo desiderio di libertà, di scoprire il mondo, di vivere esperienze. Lo capisco e lo appoggio, anche se a parole dovrò condannarlo.
Ti insegnerò che in motorino non bisogna impennare, ma ti insegnerò anche che devi spostare il peso indietro e tenere sempre una mano sul freno posteriore, e cadrai e ti romperai un polso e io sarò preoccupato ogni volta che uscirai di casa, ma so benissimo che non si può tenere un figlio lontano dai pericoli.
E ti insegnerò che non bisogna MAI fare a pugni per risolvere una discussione; ma ti insegnerò anche che a certe scazzottate non puoi sottrarti e ti insegnerò dove colpire per fare più male possibile e chiudere in fretta la contesa.
Ti insegnerò che non bisogna bere, ma berrò con piacere un bicchiere di vino insieme a te. E se vomiterai tutta la notte, fingerò di credere che tu abbia preso freddo e ti si sia bloccata la digestione, dopo quella festa.
E ti insegnerò a tenerti lontano dalle droghe, ma ti insegnerò anche che se fumerai una canna la prima regola è "falla girare".
Appoggerò tua madre e le sue raccomandazioni quando uscirai con una ragazza, ma ti infilerò in tasca un preservativo - anzi, due - facciamo tre. (Basta, che il quarto serve a me)

E ti lascerò cadere e ti spronerò a rialzarti, ma sarò pronto ad aiutarti, se ne avrai bisogno.
E accetterò che tu possa diventare grande da solo, con la tua testa, commettendo i tuoi errori.

Ecco, tutto questo lo posso accettare.
Ma, cazzo... Che Guevara come avatar di Messenger, quello no, non lo posso accettare!

lunedì 7 dicembre 2009

Charme

Non ho mai avuto molto successo con le ragazze, fin dall’età dell’adolescenza.
Sono sempre stato un buon ascoltatore, il che faceva di me un ottimo amico, quello al quale confidare magari tutti i segreti amorosi, ma di andare oltre, di fare il salto di qualità da “confidente” a “moroso”, non se ne parlava nemmeno.
Per una strana associazione di idee che si fanno intorno ai 13-14 anni, mi ero convinto che le ragazze metallare fossero più “facili”, quindi per un breve periodo di tempo mi ero pure dato al metal (senza capelli lunghissimi, look da tossico, borchie e menate varie). Bene, di adolescenti metallare non ne ho mai conosciuta una.
Quindi trascorsi la mia prima adolescenza da una parte ascoltando masochisticamente le pene amorose della ragazza di cui ero segretamente innamorato, dall’altra eccedendo in attività masturbativa al pensiero di Tinì Cansino, Sabrina Salerno e Samantha Fox – spesso con il supporto di Gin Fizz e (Dio abbia in gloria l’inventore di quel format) Colpo Grosso.
Di contro, l’aria da bravo ragazzo, la reputazione di bravo studente, l’educazione mi hanno sempre permesso di fare colpo sulle madri delle mie coetanee. Ma, all’epoca, non ero ancora un appassionato di MILF.
Con il passare degli anni, le cose non cambiarono granché: continuai ad essere un ottimo amico e confidente; Tinì Cansino, Sabrina Salerno e Samantha Fox furono sostituite da Selen, Jenna Jameson e Sylvia Saint; Gin Fizz e Colpo Grosso furono rimpiazzati da Le Ore e qualche videocassetta o dvd presi a noleggio.
Poi, inaspettatamente, quando ero a militare, le cose cambiarono leggermente.
Cioè, la masturbazione sui giornali porno erano ancora l’attività prevalente all’interno del plotone, ma da quel momento il salto di categoria “confidente” -> “potenziale fidanzato” non fu più così utopico. Il problema principale, quella volta, fu che l’amica era anche la fidanzata del mio migliore amico… ma questa è un’altra storia.
La storia si ripeté più volte: da confidente di una persona con un qualche legame (fidanzata, sposata, suora, poco importa) ad amante, ecco, questo mi veniva dannatamente bene.
Oddio, non vorrei dare un’impressione sbagliata: non che io abbia mai avuto molto successo con le ragazze! Per dire, quando ho provato ad andare a puttane, la ragazza ha simulato un tremendo mal di testa.
Comunque, il rapporto con ragazze già impegnate mi risultava molto più facile, non ho mai capito il perché.
In realtà, non ho mai capito il perché una ragazza, una donna, una vecchia, un essere dotato di colonna vertebrale e avente sesso femminile dovrebbe essere interessata a me! uhm… no, che cazzata, quello che non ho mai capito è il perché una ragazza, una donna ecc. dovrebbe essere NON interessata a me, ma si sa che l’uomo è un essere imperfetto e la donna un po’ di più (aspetto fisico escluso).
Comunque, a questo punto mi ero incuriosito. Allora ho provato a chiederlo ad un’amica.

Lei: Charme, caro.
Io: Eh?
Lei: Prendi qui, alla bocca dello stomaco.
Io: In che senso?
Lei: Nausea, caro.
Io: Sarà perché riesco a farle ridere?
Lei: No, devi cercare qualcosa che ti riesca anche da vestito.
Io: Allora non me lo so spiegare…
Lei: Sarà per le prestazioni sessuali?
Io: No, non credo proprio. Sai qual è la cosa più carina che mi è stato detto? “È stato simpatico”
Lei: Non ti stai sottovalutando? Pensaci bene.
Io: Beh, in effetti, una volta una mi ha detto: “È una cosa da rifare assolutamente, il più presto possibile!”
Lei: Ecco, vedi?
Io: “Con un altro”
Lei: Ah.
Io: Poi ci sarebbe quella volta… ma non mi piace ricordarla.
Lei: Dai, dimmi!
Io: Lei mi ha detto: “Sei stato bravissimo, dico sul serio!”
Lei: E tu?
Io: Ero molto imbarazzato, non ho potuto far altro che risponderle: “Grazie mamma”

sabato 5 dicembre 2009

Asian cuisine

Stasera mi è toccato andare a cena dai miei.
I due piatti di tortellini in brodo (comprati dalle suore, che mia madre non è capace di tirare la sfoglia - anzi, non è proprio capace di far da mangiare - comunque buonissimi) hanno fatto passare in secondo piano le solite lamentele di Madre sul dispiacere che le ho dato andandomene a vivere da solo.
Comunque, poiché alcuni amici, invitati dalla barista cinese, mi attendevano, sono dovuto andare anche all'inaugurazione di un ristorante & bar thai-cino-giapponese (ok, lo sapete tutti: sono tutti cinesi che si spacciano per giapponesi e per thailandesi) che, fortuna vuole, ha aperto a 50 metri da casa mia.
Quindi, non satollo della doppia razione di tortellini (e del palombo in umido che mi ero divorato di secondo), mi sono pappato un involtino primavera, un pezzo di salmone alla piastra, una mezza dozzina di maki e nigiri (due varietà di sushi), del vitello thailandese strapieno di curry e un paio di Asahi (birra giapponese).
Poi... l'orrore.
Il cameriere si è avvicinato al tavolo, ha parlato con la barista cinese ed è iniziata la fine del mondo.
Il karaoke cinese.
Davanti a video in grado di ridicolizzare i filmati degli anni '80 di Videomusic, la barista si è esibita cantando canzoni della Pausini cinese, della Vanoni cinese e, in uno strepitoso duetto con il cameriere, della coppia Mina-Celentano cinese. Dopo aver ammirato alcuni amici esibirsi in balletti, in canzoni dialettali modenesi e romanze popolari cinesi, ho deciso di dedicarmi ai superalcolici.
Purtroppo, di superalcolico cinese mi piace solo la grappa di rose. Che, logicamente, essendo l'unica cosa bevibile con discreto piacere in un ristorante cinese, era finita. Ho quindi ripiegato sulla grappa di riso - che è bevibile, nulla di più. Ma, essendo bevibile (e nulla più), quando ho tentato di fare il secondo giro era finita.
Allora ho ripiegato sulla grappa di prugna. Avete presente il Bisolvon Linctus? Uguale.
Infine ho optato per la grappa di ginseng. Che sa di ginseng. E ha lo stesso sapore del caffè al ginseng (che, pure lui, sa di ginseng). Nemmeno male, se il ginseng non sapesse straordinariamente di merda.
I più attenti di voi potrebbero chiedersi come faccio a sapere di che sapore sia la merda. Questa è un'altra storia...

giovedì 3 dicembre 2009

Il meccanico di biciclette

Ho già affrontato l'argomento "Meccanici", parecchio tempo fa. Poiché all'epoca non contemplavo alcun mezzo di locomozione che non utilizzasse un motore a combustione interna, non avevo considerato una categoria "di nicchia": il meccanico da bicicletta, quella persona cui piace sporcarsi di grasso e morcia che ha fatto del motto "vorrei mettere le mani in un motore ma non ci capisco nulla" il suo stile di vita.

L'officina del meccanico da bicicletta è, solitamente, un garage (a volte due) riadattato all'uso. Non so voi, ma nel mio garage, quando ci sono tre biciclette (una è mia, una della padrona di casa, l'altra non si sa di chi sia), già non si gira; nell'officina del meccanico di biciclette ce ne sono almeno una quarantina, molte appese al soffitto con ganci da macellaio, una di fianco all'altra, come metallici quarti di bue. Non solo: all'esterno dell'officina sono sempre parcheggiate un'altra ventina di biciclette, che alla sera, non si sa come, vengono immagazzinate nel locale già pieno.
La cosa curiosa è che la quasi totalità di quelle biciclette sono lì da sempre, rimarranno lì per sempre, nessuno passerà mai a ritirarle.
L'officina del meccanico è il cimitero delle biciclette.

Il meccanico da bicicletta ha una caratteristica che lo diversifica da tutti gli altri meccanici: l'orario di apertura.
Il meccanico da bicicletta apre "circa" all'ora indicata. Il che può essere sintetizzato con: quando cazzo gli pare.

Un altro aspetto che distingue il meccanico da bicicletta dagli altri meccanici è la fauna che bazzica la sua officina.
Vi si può trovare sempre, anche in assenza del meccanico, il fratello/amico/conoscente, quello che "non fa un chilo".

Il mio meccanico da bicicletta, ovviamente, non si differenzia dai suoi colleghi.
Spingo il velocipede fino alla sua officina: chiusa. Leggo la scritta sulla serranda: Apertura: Mattino ore 10 (circa), Pomeriggio ore 16 (circa). Guardo l'orologio: sono le 14:50.
Alle 16 esco dall'ufficio, spingo il velocipede fino alla sua officina: chiusa. Vorrei chiedere informazioni alla copisteria di fronte, ma un cartello vergato a caratteri cubitali con scrittura nervosa "A che ora apre il meccanico? Non lo so! Non chiedetemelo! Evitate battute." mi fa intendere sia meglio lasciar perdere.
Alle 17 torno dal meccanico, l'officina è aperta (me ne accorgo da lontano, vedendo accatastate contro il muro una ventina di biciclette che occupano abusivamente il marciapiede).
Guardo dentro la vetrina: in mezzo ad una cinquantina di biciclette il meccanico è intento a cambiare una camera d'aria. Seduto di fianco alla porta, col cappello in testa e un abito d'altri tempi, eccolo: l'amico che non fa un chilo.
Mi vede, mi fa segno di entrare (l'amico, il meccanico non mi degna di uno sguardo).
Spingo la porta, ma due biciclette mi impediscono il passaggio.
L'amico le sposta, entro, chiama il meccanico, mi chiede il problema, glielo faccio vedere, muovendo i pedali.
L'amico si mette le mani nei capelli: "Udìo, mo'c bròt lavòr!" (oddio, ma che brutto lavoro!)
Mi spiega che è una cosa seria (l'amico, il meccanico mi deve ancora rivolgere la parola), che non è un gioco da ragazzi e che - sì, lui ne ha viste di biciclette con questi problemi - è anche una cosa costosa.
È una bicicletta, cristo - penso - cosa mai può esserci di costoso in una bicicletta?!
Il meccanico solleva lo sguardo e mi dice:
"Domani a quest'ora".

Il giorno dopo mi reco, mezz'ora dopo l'ora stabilita, dal meccanico. La mia bicicletta è sotto i ferri: rovesciata su due supporti, vedo il meccanico che ci armeggia. L'amico osserva interessato.
"Al pol turnèr tra n'uràtta?" (può ritornare tra un'ora?), mi chiede (l'amico, il meccanico non mi rivolge la parola).
Torno dopo un'ora e mezzo, la mia bicicletta è pronta, il meccanico è intento a cambiare l'ennesima camera d'aria e l'amico è seduto al solito posto, di fianco alla porta, con il solito vestito d'altri tempi.
Mi spiega (l'amico, il meccanico mi deve ancora rivolgere la parola) che è stato un lavoraccio, che hanno dovuto cambiare un pezzo all'interno di un fantomatico blocco pedale, che hanno gonfiato le ruote, serrato i bulloni, montato un parafanghi sulla ruota anteriore (azzurro, la bicicletta è rossa) e che gli spiace se il conto è risultato un po' salato.
A questo punto il meccanico si avvicina con la ricevuta e mi dice: "Sono venti euro".

Mentre mi allontano, l'amico del meccanico esce dall'officina per salutarmi.
Con molto rispetto, perché è un uomo d'altri tempi.
E sa bene che il saluto è importante, che bisogna distinguere, che non si può salutare un uomo e una donna allo stesso modo, che se ad una donna - per rispetto - bisogna dare del lei, ad un uomo - per rispetto - bisogna dare del lui.
E mi allontano tenendomi stretto il mio rispettoso "Arrivederlo!"

lunedì 30 novembre 2009

Odio il lunedì

Non è che io odi il lunedì a prescindere.
Non lo odio in quanto lunedì.
Non odio il lunedì per il solo fatto che sia il primo giorno della settimana, che segni l'inizio dell'attività lavorativa (anche se questa è sicuramente un'aggravante a suo carico).
Non lo odio perché, solitamente, è un catalizzatore di sfighe che segneranno i giorni a venire.

Ma se sto pedalando - sotto la pioggerellina - e mi si smonta il blocco pedali - e rischio la castrazione sulla canna
e se mi tocca spingere la bicicletta - per qualche chilometro - sotto la pioggerellina - fino al meccanico
e se scopro che il meccanico - mortacci sua - il lunedì apre dalle 16 "circa"

beh, caro lunedì, avrò i miei motivi perché tu mi stia un po' sul cazzo

venerdì 27 novembre 2009

lunedì 23 novembre 2009

Consapevolezza

Indizio numero 1:
Un mese fa, ho assistito a questo dialogo tra i Nani e Bull Terrier (piccola e impestata ex moglie):

Nano: Mamma, lo sai che papà va a vivere per conto suo?
Nana: Con Mamo...
Bull Terrier: Sarebbe meglio se andasse a vivere con una donna.

Ora, non so voi, ma a me pare ci sia qualcosa di profondamente sbagliato, in tutto ciò. Qualcosa di... immorale, ecco!
Voglio dire, Bull Terrier dovrebbe essere ancora disperata dalla nostra separazione, dovrebbe struggersi al pensiero di ciò che sarebbe potuto essere e invece non è stato (per colpa sua, c'è bisogno di dirlo?), dovrebbe passare le notti insonni osservando la parte del letto vuota (vuota... oddio, c'è quell'energumeno del suo nuovo compagno nel letto che IO ho pagato, cazzo!), dovrebbe constatare con amarezza che anche la tattica di avere un altro uomo per tornare da lei non sta funzionando.
Cioè, è così che dovrebbe andare, no?
Invece no.
"Sarebbe meglio se andasse a vivere con una donna."

Indizio numero 2:
Nana: Papà, quand'è che metti su una morosa anche tu?
Io: Perché?
Nano: Perché non ti si regge più.

Sagge parole di un esperto tredicenne che sta facendo della masturbazione la sua unica ragione di vita.

Indizio numero 3:
Mercoledì sono rientrato, ho aperto la porta di casa e sovrappensiero mi è scappato un: "Amore, sono a casa!"
Dall'appartamento del quasi-co-inquilino è giunta una voce roca: "S'et dèt?" (trad. Cos'hai detto?)
Ho chiuso la porta che separa i due appartamenti e mi sono ritirato a meditare.
Eppure manca qualcosa, mi dicevo, ma non riuscivo a capire cosa. In questa casa manca qualcosa.


Ieri sera, d'improvviso, la risposta mi ha folgorato: In questa casa manca una presenza femminile! Forse il fatto che stessi stirando guardando con interesse i siti di tre agenzie di escort, possono aver contribuito a farmi raggiungere la consapevolezza.
Ho appoggiato il ferro da stiro, ho buttato via (a malincuore) i numeri di telefono presi dalle agenzie, mi sono guardato allo specchio e ho capito che, sì, è ora di andare avanti, di conoscere gente, di non tenere a distanza (in senso figurato) le donne e quindi...
sì, ecco...
Devo assolutamente fissare un appuntamento con Eliana Monti.

E poi dicono che non ci sono più le mezze stagioni...

... sarà, ma io mi sento in perenne primavera!

lunedì 16 novembre 2009

I want to ride my bicycle / I want to ride my bike

Così cantava Freddie Mercury (e non voglio sapere che significato nascosto avesse la bicicletta, ma ho il sacro terrore che possa avere qualcosa affinità col gelato al cioccolato di Malgioglio).
Comunque...

Con il trasloco in città e la vicinanza all'ufficio, ho messo moto ed auto in pensione e mi sono riappropriato del mio primo mezzo di locomozione: la bicicletta.
Stamattina, quindi, per la prima volta da parecchi anni, cioè da quando, a 14 anni, ho comprato il mio primo mezzo di trasporto mosso da motore a combustione interna, sono salito sulla bicicletta e sono partito verso il luogo di lavoro.
Nel tragitto casa-lavoro ho quindi scoperto alcune cose:
  1. non si disimpara mai ad andare in bicicletta. Ma nei primi tre minuti ho rischiato più volte di cadere: a) appena uscito dal garage, inchiodando su un tappeto di foglie fradice; b) alzandomi sui pedali per non prendere il semaforo rosso, quando il piede mi è scivolato dal pedale; c) quando l'auto davanti a me ha frenato e la bicicletta ha continuato imperterrita la sua corsa verso il suo paraurti; d) quando ho centrato una buca che, fino al giorno prima, non ritenevo degna di considerazione;
  2. grazie ai semafori, facendo la strada a piedi ci metto 10 minuti, in bicicletta ce ne metto 8;
  3. in compenso, arrivo in ufficio sudato come un muflone e
  4. devo assolutamente ritrovare il mio berretto Conte of Florence, perché in bicicletta mi prende freddo la capoccia.
Poi, sono andato oltre.
La bibicletta l'ho usata per andare a mangiare dalla nonuagenaria nonna, a circa tre chilometri. E qui ho scoperto altre cose curiose sulla bicicletta:
  1. in un tragitto superiore al chilometro, per una curiosa quanto strampalata applicazione della fenomenologia dei piani inclinati, le strade sono sempre in salita;
  2. altrettanto curiosamente, anche il tragitto di ritorno sarà tutto in salita;
  3. vi accorgerete dell'esistenza della pista ciclabile, in grado di farvi evitare quella rotonda su cui avete rischiato la vita almeno una mezza dozzina di volte nell'arco di due minuti, solamente DOPO aver fatto lo slalom tra auto, furgoni e autobus;
  4. e solo dopo vi accorgerete che quella ciclabile vi avrebbe anche fatto risparmiare 300 metri di strada, pari a 90 pedalate;
  5. crederete ciecamente che ricominciare con la bicicletta sia esattamente come quando avete cominciato con lo jogging: già dalla seconda settimana, vedrete dei notevoli progressi; ma rifletterete anche sul fatto che, quando avete cominciato con il podismo, vi siete arresi prima della seconda settimana;
  6. vedrete con la coda dell'occhio una signora in bicicletta che si prepara a superarvi; punzecchiati nell'orgoglio, aumenterete la cadenza delle pedalate, ma la signora vi sarà sempre incollata alla ruota; sbuffando come un mantice, accelererete, ma la signora si preparerà comunque al sorpasso; e quando sentirete il cuore lacerarsi nel petto e il sangue rombarvi nelle orecchie, solo allora vi accorgerete che la stronza ha una bicicletta elettrica;
  7. ancora provati dall'esperienza imbarazzante, non accetterete di andare più lento di una ragazza. Quindi la sorpasserete. E starete davanti a lei. Per 100 metri. Per 200 metri. Per 300 metri. E quando non ce la farete più, frenerete, scenderete dalla bici facendo finta di essere arrivati a destinazione, armeggiando anche con un cancello che non è il vostro, per poi ripartire quando la ragazza sarà scomparsa dalla vista;
  8. giungerete quindi a destinazione, scenderete dalla bicicletta e farete le scale, con le gambe rigide, i muscoli contratti, ogni scalino sarà un'agonia, vi tirerete su aiutandovi con lo scorrimano, rimpiangerete il Dr. House che almeno lui può aiutarsi col bastone, cazzo!, e infine
  9. vi ricorderete dell'ultima volta in cui avete utilizzato la bicicletta, dodici anni prima, vostro figlio era piccolo e lo avete portato a spasso sulla bicicletta della moglie, quella con il seggiolino da donna, quel bel seggiolino fatto apposta per il culone delle donne emiliane, largo e comodo. E invece voi avete una bellissima bicicletta da uomo, col seggiolino quasi da corsa. E quando scenderete dalla bicicletta, vi sentirete un po' come Marrazzo dopo una serata passata con la sua amica Natalie.

sabato 14 novembre 2009

Il test dell'sms e del gelato

Qualche giorno fa ho letto un simpatico post in un blog ed i relativi commenti.
Poiché l'argomento aveva stuzzicato il mio interesse, ho deciso di realizzare un esperimento, utilizzando cavie umane per il mio studio.
L'esperimento consisteva nello svolgimento di una semplice azione: un soggetto A deve invitare un soggetto B a prendere un gelato.
Quelli che seguono sono gli esiti della sperimentazione:

TEST n. 1
Soggetto: Donna
Fattore di disturbo: Amica
Svolgimento: Donna deve invitare Uomo a prendere un gelato. Uomo accetterà.

Donna: Mi piacerebbe uscire con Uomo.
Amica: Dovrebbe essere lui ad invitarti!
Donna: Oddio! Secondo te perché non lo fa? Non gli piaccio?
Amica: Ma no, è impossibile che tu non gli piaccia!
Donna: Dici?
Amica: Sicuro! Forse è solo timido
Donna: Già, in effetti è così sensibile...
Amica: E carino
Donna: E dolce
Amica: Perché non glielo chiedi tu?
Donna: Oddio, dici che dovrei?
Amica: Sì, certo, perché no?
Donna: Mah, non so... non è che mi potrebbe credere una... insomma, una... hai capito?
Amica: Ma no, secondo me la cosa potrebbe anche lusingarlo.
Donna: Ne sei sicura?
Amica: Sì, vai, invitalo.
Donna: Oddio, e che gli scrivo?
Amica: Scrivigli: "Uomo, mi piaci tanto, mi piacerebbe uscire con te e"
Donna: MA SEI SCEMA?!?!
Amica: Stavo scherzando.
Donna: ok, ok, ci penso io.

Donna prende il cellulare, inizia a comporre il messaggio:

Donna: "Ciao Uomo, sono Donna. Avresti piacere di prendere un gelato insieme a me?"
Amica: mmm
Donna: Cosa?
Amica: Non va bene. La domanda presuppone la possibilità che Uomo possa non aver piacere nel prendere un gelato insieme a te.
Donna: Oddio! Dici che potrebbe non averne voglia?
Amica: Non ho detto ques
Donna: Potrei non piacergli?!?!
Amica: No, ho detto solo che hai posto la domanda nel modo sbagliato.
Donna: E cosa dovrei fare? Aiutami, sei la mia migliore amica!!!

Amica prende il cellulare di Donna ed inizia a comporre il messaggio:

Amica: "Ciao Uomo, sono Donna. Accetterei volentieri un tuo invito a prendere il gelato"
Donna: mmm
Amica: Che c'è?
Donna: Non è un po' troppo aggressivo?
Amica: In effetti...
Donna: E se lui pensasse...
Amica: Cosa?
Donna: Cioè, se lui pensasse che io mando questi sms a tutti, per farmi offrire il gelato? Non potrebbe pensare che io possa essere... ecco, insomma, hai capito, no?
Amica: Hai ragione, cancella
Donna: Uff, ma perché deve essere così difficile invitare fuori qualcuno?
Amica: Senti, ma perché non gli dici che ti piace?
Donna: Ma sei scema?!?! non lo deve sapere!
Amica: Dai, torniamo al messaggio.
Donna: Eh, meglio, dai
Amica: Tu vuoi che andiate a prendere un gelato insieme, giusto?
Donna: Sì, dovrebbe capire che la cosa mi farebbe piacere, ma non credere che io stia smaniando dalla voglia di uscire con lui. Cioè, deve sapere che mi è simpatico, magari intuire che potrebbe essere qualcosa più di un amico, ma non capire che mi piace da impazzire!
Amica: Certo, hai perfettamente ragione. Ma non è mica semplice, eh...
Donna: Uff, ma perché deve essere così difficile? Perché non si può dire semplicemente: "Ciao Uomo, sono Donna, stasera ti andrebbe di prendere un gelato?"
Amica: Ehi, torna a dire?
Donna: Cosa?
Amica: Quello che hai appena detto
Donna: Dovrebbe capire che la cosa mi farebbe piacere, ma non
Amica: No, non quello! Dopo!
Donna: "Ciao Uomo, sono Donna, stasera ti andrebbe di prendere un gelato?"
Amica: Insieme.
Donna: Cosa?
Amica: "Ciao Uomo, sono Donna, stasera ti andrebbe di prendere un gelato INSIEME?"
Donna: Giusto.
Amica: Già.
Donna: E dici che potrebbe funzionare?
Amica: Certo.
Donna: Non è che mi potrebbe scambiare per una... hai capito, no?
Amica: No, tranquilla

Donna scrive l'sms sul cellulare

Donna: Oddio, e se dice di no?
Amica: Non essere sciocca, non può resisterti!
Donna: Ne sei certa? No, perché se dovesse rifiutare, io
Amica: Non rifiuterà, fidati.
Donna: Ne sei sicura? Sicura sicura?
Amica: Vuoi inviare quel messaggio?
Donna: Aspetta, fammelo rileggere!
Amica: Se non lo mandi tu, lo mando io!
Donna: Ok, ok

Donna invia l'sms

Donna: Oddio, l'ho mandato!
Amica: Bene
Donna: No, che ho fatto? Avrei dovuto scrivere che
Amica: Va tutto bene!
Donna: Ma forse avrei dovuto dirgli che
Amica: Va tutto bene! Ormai è fatta!
Donna: Oddio, sono così agitata!
Amica: Tranquilla, andrà tutto bene.
Donna: ...
Amica: ...
Donna: Perché non risponde?
Amica: Da quanto l'hai mandato?
Donna: Quasi un minuto.
Amica: Forse non l'ha ancora letto.
Donna: ...
Amica: ...
Donna: E se stesse cercando di scaricarmi?

(tre ore dopo)

Donna: Ecco, lo sapevo, non gli piaccio!
Amica: Ma no, dai, forse non ha ancora visto il messaggio!
Donna: Ne sei sicura? Forse sta cercando le parole giuste per dirmi che non vuole uscire con me! Sai, è così sensibile, magari non vuole ferirmi...
Amica: Ma lui VUOLE uscire con te!
Donna: Come fai a dirlo?
Amica: Si vede! Da come ti guarda quando ti incontra, da come ti saluta...
Donna: Ma se mi dice solo ciao!
Amica: Sì, ma non hai visto come abbassa lo sguardo quando ti dice ciao? E il tono della voce?
Donna: Ah, l'hai notato anche te? Avevo avuto la stessa impressione, ma avevo paura di illudermi!
Amica: Sì, sì, si vede bene!
Donna: Oddio, mi sembra di sognare!

Trilla il cellulare. A Donna arriva il messaggio.

Donna: È LUI! È LUI!
Amica: Sì, sarà lui!!!
Donna: Oddio! Oddio!
Amica: Leggilo, dai!
Donna: No, non ce la faccio, leggilo tu!
Amica: Ok, c'è scritto... "Va bene, in gelateria alle 18"
Donna: VA BENE!
Amica: Va bene!
Donna: ODDIO!
Amica: Te l'avevo detto!
Donna: Alle 18!
Amica: Già!
Donna: Secondo te che voleva dire?
Amica: Per me è cotto.
Donna: Dici? Non ti sembra un po' freddo come messaggio?
Amica: Ma no, che dici? Lo sai anche tu che è timido!
Donna: Già, lo pensavo anche io.
Amica: Già.
Donna: Oddio, che emozione!
Amica: Sono contentissima.
Donna: E ora che mi metto?
Amica: Andiamo a comprare qualcosa!
Donna: E dalla parrucchiera!
Amica: E dall'estetista?
Donna: Corriamo!



TEST n. 2

Soggetto: Uomo
Fattore di disturbo: Amico
Svolgimento: Uomo deve invitare Donna a prendere un gelato. Donna accetterà.

Amico: Oh.
Uomo: Ehi.
Amico: Allora?
Uomo: Tutto ok.
Amico: Stasera sei in giro?
Uomo: Sì, aperitivo? Ah cazzo, no, dimenticavo... ho chiesto a Donna di andare a prendere un gelato.
Amico: Che ti ha detto?

Uomo porge il telefono ad Amico. Amico legge il messaggio.

Amico: "Va bene, in gelateria alle 18"
Uomo: Già.
Amico: mmm
Uomo: Cosa?
Amico: Te la dà.
Uomo: Dici?
Amico: Certo.
Uomo: Bene.
Amico: Lavatelo.



CONCLUSIONE
Da qualche parte doveva pure esserci l'esito di questo test comparato, ma è andato perduto tra il vino ed il Lagavulin di ieri notte.

lunedì 9 novembre 2009

Lettera al mio tecnico Fastweb

Caro tecnico Fastweb,
spero il tuo ciclo di chemioterapia si sia concluso e che tu adesso stia meglio.
Perché, sinceramente, non riesco a trovare nessuna diversa spiegazione del perché tu, dal 23 di ottobre, non solo non abbia trovato il tempo di venire ad installarmi la linea a casa, ma nemmeno per telefonarmi per fissare l'appuntamento.
Quindi, davvero, spero che dopo il ciclo di chemio stia meglio.
E che la macchia scura che il medico ha trovato nelle tue ultime radiografie non sia nulla di pericoloso.
Così come le malattie sessualmente trasmissibili, ai cui esami sei risultato positivo nonostante tu non abbia più scopato dal 1997, spero si risolvano in modo positivo.
Il tutto se arriverai a casa mia entro la fine della settimana.
Altrimenti, ecco, spero che tu muoia velocemente e che la mia pratica venga presa in carico da un altro tecnico.
Modena, 09/11/09
Baroz

venerdì 6 novembre 2009

Home Sweet Home, pt. 5 - Back Home

Lunedì sera ho telefonato a Madre. Così, tanto per educazione.

Io: Ciao Madre, sono io.
Madre: Ah, allora sei ancora vivo!
Io: Sì, beh, è solo lunedì, ci siamo visti venerdì e...
Madre: Ce l'hai installato Skype?
Io:
Non ho ancora la connessione, Madre, gli stronzi di Fastweb non si sono ancora fatti vedere e
Madre: Se installi Skype possiamo anche videotelefonarci!
Io: Sì, lo so, te l'ho installato io, ma non ho la connessione e senza non pos-
Madre: Quando installi Skype, così possiamo parlare con calma?

Ora, negli ultimi anni in casa, i nostri dialoghi oscillavano da un minimo di 12 secondi ("mi passi il sale, per piacere?") ad un massimo di due minuti e mezzo. Arrotondando. Per eccesso.
Il motivo per cui, adesso, si debba parlare con calma, mi risulta oscuro. Ma vabbè, le ho dato corda.

Madre: Quando vieni a cena qua?
Io: Mah, stavo pensando a giovedì...
Madre: GIOVEDI?!?! Così tardi???
Io: Madre, adesso è lunedì sera, domani sono a fare la spesa, mercoledì vado dai Nani... vengo giovedì.
Madre: Se proprio non ce la fai a venire prima...
Io: No Madre, non riesco, ci vediamo giovedì.
Madre: Va bene, a giovedì.
Io: Notte.
Madre: Installa Skype!!!

E così, questa sera sono andato a trovare i miei genitori e scroccare una cena.
Per prima cosa, per chiarire subito come stanno le cose, ho parcheggiato la macchina fuori, in strada.
Mi avvicino al cancello e
clack
qualcuno lo apre da sopra.
Mi avvicino alla porta e
tlack
anche la porta viene aperta. Non era mai capitato.
Ed ecco Madre, in cima alle scale, che mi aspetta, sorridente.

Madre: Allora, torni a vivere qui?
Io:
No, Madre.
Madre: Sicuro?
Io: Sì, Madre.
Madre: Stronzo.

Abbiamo cenato (passatelli in brodo e involtini), i miei sono riusciti a litigare per le solite stronzate ricordandomi del perché sono così felice per conto mio, poi mia madre ha iniziato a fare la lista delle cose che deve comprare per la mia casa.

Madre: Contenitore per i vestiti sporchi.
Io: Cesto per  abiti.
Madre: Cosa?
Io: Si chiama "Cesto per abiti", non "Contenitore per i vestiti sporchi".
Madre: Eh, non mi veniva in mente.
Io: Fa niente... andiamo avanti.
Madre: Ascia da stiro.
Io: Asse.
Madre: Cosa?
Io: Si chiama Asse da stiro. Non Ascia da stiro.
Madre: Lo so, ma non mi veniva in mente.
Io: Madre...
Madre: Cosa?
Io: Calmati. Va tutto bene.
Madre: Torni a vivere qui?
Io: No.
Madre: Allora non va bene niente.

Ed ora eccomi qua, in sala, con una Corona in mano, i piedi sulla sedia, a scrivere questo post e pensare che, sì, anche se ho dovuto stendere la biancheria, la vita da single è proprio bella.



P.S. testo dell'sms: "Ho preparato un arrosto all'aceto balsamico e patate al forno. Ti va bene per cena domani?"
Eh sì, avere un quasi-co-inquilino che ha fatto la scuola alberghiera ha i suoi lati positivi.

mercoledì 28 ottobre 2009

Home Sweet Home, pt. 4 - Soundtrack



Tonight, tonight
I'm on my way
Just set me free
Home Sweet Home


Sto finendo di montare i mobili dell'IKEA. Sta andando tutto dannatamente bene. TROPPO bene. Ci sono anche delle viti in più, dei chiodi di scorta, insomma, ci deve essere una fregatura, da qualche parte.

E allora, poiché ho voglia di perdere un po' di tempo, faccio due chiacchiere, così, parlando del più e del meno.

Volevo fare un post avente come titolo una canzone di Venditti: "Piero e Cinzia". Mi sono stancato a metà. È un peccato, perché sarebbe stato dannatamente divertente, si sarebbe parlato non solo di Marrazzo e trans, ma anche di Berlusconi ed escort e di come sia indecente che queste persone che ci dovrebbero rappresentare se ne vadano impunemente a scopare pagando con soldi nostri. Specialmente perché questo ha portato ad un insopportabile aumento dei prezzi. Si chiama "turbativa del mercato".

Tutti ne parlano bene. È l'evento letterario del nuovo millennio. Uno straordinario caso editoriale. Per tutti questi motivi, l'ho comprato. Parlo di "Uomini che odiano le donne". (Lo ammetto, il titolo ha colpito fortemente la mia misoginia). Il primo libro della trilogia di Millennium. Vi hanno pure tratto un film.
Non solo l'ho comprato: l'ho anche letto.
Mi aspettavo di più. Non è male, ad essere sinceri. Ma trasmette davvero poche emozioni. È freddo come Hedestad, ove si svolge parte della storia. L'autore non ci mette nulla di suo, lascia che siano i fatti e i personaggi a parlare. Buona cosa, se siete Hemingway. Ma Larsson non è Hemingway.
Perché scrivo in questo modo? Perché, invece, mi piace lo stile di scrittura di Larsson. Secco. Preciso. Conciso. Soggetto, predicato verbale o nominale, qualche aggettivo ogni tanto. Tipo Hemingway. Ma Larsson non è Hemingway. Io nemmeno. E non sono nemmeno Larsson.
Quindi, mi spiace, ma vi tornerete a sorbire delle frasi lunghissime, piene zeppe di collegamenti tra le diverse parti del testo, rimandi, richiami, errori, parentesi, perifrasi, enfiteusi, samanettati, aperitaviti.

Ho visto quello che viene considerato il capolavoro di Polanski: Il Pianista. Già vincitore di 3 Oscar, 1 Palma d'oro, 7 César, 1 David di Donatello, 2 Bafta, 1 European Film Awards. Il capolavoro di Polanski. Che gli americani lo incarcerino pure: questo "capolavoro" non può essere che un'aggravante. Togliete uno straordinario Adrien Brody e che rimane? Una buona (ottima) storia su un ebreo durante la seconda guerra mondiale. Ma di storie interessanti, di ebrei vittime della Shoah, ce ne sono a migliaia, se non a milioni. Quindi, caro Roman, grazie per Rosemary's Babe, mi spiace sinceramente per quello che hai passato per colpa di Charles Manson, ma ecco, quella ragazzina tredicenne, drogata, violentata, sodomizzata, è più importante di cento altri (presunti) capolavori che potresti realizzare.

Un'amica che legge questo blog mi ha detto che i miei post sono lunghi.
Ha ragione.
Di solito, evito come la peste i blog con degli interventi tanto lunghi, quindi la chiudo qui.
Buon mercoledì!

P.S. Home Sweet Home dei Crue è stata, per molti anni, una delle mie canzoni preferite. Lo è ancora.

martedì 27 ottobre 2009

Home Sweet Home, pt. 3 - IKEA

Sabato, anziché pranzare, sono andato all'IKEA. Dovevo comprare giusto due cosette: un paio di mensole, un mobile per i dvd, una piccola scrivania.
Ne sono uscito due ore dopo, senza aver comprato nulla, ma con una ventina di fogli pieni di codici, misure, modelli, numero di scaffale.
Ieri mattina mi sono preso due ore di permesso-studio (usiamoli, ogni tanto!) e sono tornato all'IKEA. Sono entrato dall'uscita, mi sono intrufolato scavalcando una cassa chiusa e sono entrato direttamente nel reparto dove ritirare i mobili.
Prendo il carrello piatto e comincio a caricarlo con gli articoli presenti negli scaffali.
Ora, mi domando... chi cazzo è che ha progettato il magazzino dell'IKEA?!?!?!
Nel primo scaffale che incontro ci sono i reggilibri. Subito dopo, la poltroncina (ovviamente smontata in due pezzi). Carico il tutto sul carrello.
Proseguo e cosa incontro? La scrivania. Smontata. E la cassettiera, Smontata. Guardo il carrello, scarico la sedia (seduta e base), i reggilibri, carico il tavolo della scrivania, la base della poltrona, la cassettiera, la seduta della poltrona, le gambe della scrivania, i reggilibri.
Proseguo.
Cosa incontro? Le mensole. Unmetroenovanta di mensole. Guardo il carrello. Scarico i reggilibri, le gambe della scrivania, la seduta della poltrona, la cassettiera, la base della poltrona, il tavolo della scrivania. Carico le mensole, il tavolo della scrivania, la base della poltrona, la cassettiera, la seduta della poltrona, le gambe della scrivania, ne cade una, bestemmio, la rimetto a posto, i reggilibri.
Proseguo. Ecco il top del Billy. Lo carico in bilico sul carrello, cade un reggilibro, mentre mi chino per raccoglierlo cade una gamba della scrivania. La osservo con odio. Ricarico tutto.
Proseguo. Sono quasi alla fine.
Arrivo al porta DVD Benno. Quattro pacchi di duemetriezerodue l'uno. Osservo il carrello. Inizio a bestemmiare contro il signor Ikea, contro la Svezia tutta, contro le alci e le renne, contro le svedesi alla crema.
Scarico il top del Billy, i reggilibri, le gambe della scrivania, la seduta della poltrona, la cassettiera, la base della poltrona, il tavolo della scrivania, le mensole. Mentre sto caricando il primo porta dvd, arriva una signora che deve assolutamente prendere quella simpaticissima vetrinetta che si trova sotto alla merce che ho momentaneamente appoggiato. Quando le ruggisco qualcosa sui suoi genitori e sui parenti fino al quarto grado in linea collaterale, si accorge che la vetrinetta non è poi così simpatica e che, no, in effetti in casa sua non ci sta per nulla bene. Carico i quattro pacchi di Benno, le mensole Lack, il ripiano della scrivania Vika Amon, la base della poltrona Jules, il top Billy, la cassettiera Erik, la poltrona Jules, le gambe della scrivania, i reggilibri.
Pago, trascino il carrello bestemmiando fino all'auto sotto un sole rovente che cazzo siamo a fine ottobre ma ci sono 25 gradi in questo parcheggio! e, di fianco alla mia auto, c'è una coppia elegantissima.
Lui, giacca e cravatta, polsini bianchi che sporgono di 1,5 cm dalla manica della giacca, gemelli d'oro, è al telefono.
Lei, elegantissimo abito nero, collana di perle, tacco 9, unghie perfette con french, sbuffa e suda mentre carica vagonate di mobili nell'auto.
Lui chiude la comunicazione, valuta ciò che la moglie sta facendo, le dice di spostare quel pacco, di mettere l'altro sopra, incrocia le braccia osservando, annuisce, quindi chiude il bagagliaio.
Lei gli chiede di portare via il carrello, lui le risponde che deve fare una telefonata e si siede in auto.

Comunque, c'è di peggio dell'andare a comprare mobili all'IKEA.
Ad esempio, doverli portare al terzo piano senza ascensore.

P.S. ho scattato una foto della turboventola del materasso:

P.P.S. oggi Madre e Culandra sono nell'appartamento. Speriamo stiano finendo, non li reggo più!

P.P.P.S. ieri sera ho iniziato a fare qualche scatolone. Madre ha voluto pulire con lo straccio e dare lo spray antipolvere ad ogni singolo dvd. Ne ho circa trecento. Quando inscatolerò i cd, piangerò. Quando vorrà spolverare anche ogni singola pagina di ogni libro, la sopprimerò.

giovedì 22 ottobre 2009

Home Sweet Home, pt. 2 - L'ansia

Stamattina mi sono alzato alle 8, come tutte le mattine, e la Madre non c'era.
Era già partita con Culandra per andare a pulire (leggasi: disinfestare, derattizzare, disincrostare) la nuova casa.

Alle 11 mi manda un sms il mio futuro quasi co-inquilino: Hahaha... Sono passato in casa con mia mamma... C'era tua madre: "Me a sper che tra tri mes al torna a cà" (io spero che tra tre mesi ritorni a casa)

Alle 14, con la scusa di provare le nuove chiavi, decido di andare a vedere come vanno i lavori.
Con massima soddisfazione e felicità sul volto, la Madre mi annuncia che hanno (quasi) finito la camera da letto. Stop. Una stanza. Una. In sei ore.

Madre: "È successa una cosa... hai presente la lampada che c'era sul baule? Ci abbiamo preso contro con il manico della scopa elettrica e si è rotta"

Ecco. L'unica cosa della casa che piaceva tanto alla Nana.

Madre:
"Ah, giusto. Quasi dimenticavo. Hai presente lo specchio in camera? Quello sul comodino? Si è rotto."

Lo specchio. Sette anni di sfiga. Partiamo bene. Ci devo portare un esorcista, in questa casa!
Poi ci si mette anche la Culandra:

Culandra: "Posso venire a pulire anche quando vieni ad abitare qui?"
Io: "È meglio di no, se ogni volta che venite mi spaccate due o tre cose, è meglio che stiate a casa."

Ammucchiati nell'ingresso c'erano tre sacchi di dimensioni spropositate. Tutta roba da lavare. Comprese cose già lavate. Da rilavare, perché non si sa mai.
Sono scappato da casa, in preda alla disperazione, con una voce che mi inseguiva lungo le scale:

Madre: "Torniamo anche martedì, perché non abbiamo mica finito!"

mercoledì 21 ottobre 2009

Home Sweet Home, pt. 1 - Il materasso

Uno dice di cambiare casa, ma, oh, non è che sia così semplice!
Ad esempio, il materasso.
Mettiamo che dobbiate comprare un materasso.
Non è così semplice come può sembrare. Uno entra, compra il materasso, esce, lo carica in auto, lo porta a casa, lo mette sul letto. Eh no, non funziona così.

Innanzitutto, il materasso matrimoniale in auto non ci sta. Con tutta la buona volontà, per quanto possiate spingere, tirare, mollare, comprimere, un materasso matrimoniale in auto non ci sta.
Certo, si potrebbero prendere due materassi singoli, quelli in auto ci stanno, ma io due materassi singoli, in un letto matrimoniale, non li voglio. I materassi singoli hanno la brutta abitudine di separarsi quando meno dovrebbero. Magari se ne stanno buoni buoni, uno di fianco all'altro, vicini vicini, per settimane, mesi, andando d'amore e d'accordo. Poi, un bel giorno, litigano. E si allontanano. Ma non in un momento qualunque - che so, quando si è in ufficio, a cena, in cesso. No, questi litigano e si separano in quei rari momenti in cui state facendo sesso.
Già me li immagino:
Materasso 1: Senti? Questi sdraiati sopra di noi pare proprio si stiano divertendo.
Materasso 2: Mh mh.
Materasso 1: E non ti viene in mente niente?
Materasso 2: Mh mh.
Materasso 1: Pensavo... è tanto che noi non... eh?
Materasso 2: Eh?
Materasso 1: Ma mi stai ascoltando?!?!
Materasso 2: Cosa?
Ecco, a questo punto litigano e si separano. Così, di colpo. Mentre sto sbuffando come un muflone. Questi si separano - non di tanto, giusto di qualche centimetro, quanto basta perché nella fessura si infili di colpo il ginocchio, proprio mentre sto per... insomma, avete capito, no? ecco, a quel punto grido: "AAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHH" e lei chiede: "Ti è piaciuto?" e invece a me è partito il menisco.
No, ecco, io due materassi non li voglio. Quindi ci vuole un materasso matrimoniale.
E ci vuole qualcuno che lo porti a casa - quindi si escludono tutti quei luoghi tipo supermercati, centri commerciali, Ikea e simili, dove magari potreste anche risparmiare, ma no, il materasso matrimoniale in auto non ci sta, quindi o noleggiate un furgone ("da € 99 al giorno", fanculo, addio risparmio) o ripiegate su un negozio che faccia consegna a domicilio.

Il materasso, però, andrebbe provato. Ce ne sono di duecento tipi diversi. A molle. In lattice. In latex (uhm no, in latex l'avevano solo nel film che ho visto un paio di sere fa). A memoria di forma. Ad acqua. In pula. In saggina. In sabbia di fiume. Tanti tipi. Troppi.
Ora, della comodità del materasso durante il sonno mi importa il giusto. Vado a letto tardissimo, ci vado stravolto di stanchezza, se ci vado presto è perché sono ubriaco marcio: potrei dormire senza problemi anche nella cuccia del cane, se solo ne avessi uno!
Il materasso deve essere confortevole durante il rapporto sessuale. Voglio dire, già che si fa tanto poco, almeno quelle poche volte lo si faccia comodamente! Ma, come mi ha fatto notare un'amica, i materassai solitamente sono restii a farti provare un materasso durante un rapporto sessuale. È un peccato: sesso in vetrina potrebbe essere un'ottima forma di viral marketing! Anche se le parole "sesso" e "virale" non stanno proprio bene, nella stessa frase.

Ma c'è la soluzione: l'acquisto di un materasso tramite televendite o direttamente su internet. Arriva il materasso, una settimana di tempo per poterlo provare ed eventualmente esercitare la facoltà di recesso. Già.
Ma come lo provo?
Voglio dire, la mia attività sessuale mi attira la simpatia e la solidarietà dei panda, le possibilità di fare sesso nella settimana dell'arrivo del materasso è pari a quella di essere colpiti da un fulmine! (e qua mi tocco) (per il sesso, non per il fulmine)
Certo, potrei sempre pagare qualche gentil donzella perché venga a far sesso con me, ma tutti noi sappiamo che una escort a domicilio costa più di una escort che riceve a casa sua. (Ah, non tutti lo sanno? ehm... a me l'ha detto un amico! E comunque no, non sapevo fosse una escort, pensavo fosse una tester di materassi) E non posso certo andare con il materasso a casa della tester, altrimenti mi tocca noleggiare un furgone! (da 99 € al giorno, ci pago la tester a domicilio!)

Comunque, ieri mi sono fatto coraggio e sono entrato nel negozio di materassi. Che, guarda caso, è a poche centinaia di metri da casa. Morale della storia: ho comprato il top della gamma a molle (perché il lattice è troppo morbido), con fili in argento igienizzanti, turboventole traspiranti, lame rotanti eccetera. Me lo portano pure in camera, me lo appoggiano sul letto, già dalla parte invernale, mi regalano anche il coprimaterasso e le federe, Insomma, mi sono fatto fregare alla grande. Venerdì lo consegnano. Qualcuna vuol venire a collaudarlo?

venerdì 9 ottobre 2009

Tra Madre e Figlio

In questi giorni ho avuto la conferma che l'essere madre rende una donna completamente folle. Più di quanto non lo sia già, intendo.

Lunedì ho detto ai miei genitori che il mio amico Mamo ed io abbiamo deciso di toglierci di casa e andare a convivere (in realtà, non si tratta di una vera convivenza, perché affitteremmo due appartamentini indipendenti, anche se comunicanti tra loro).
Diciamo che avrebbero potuto prenderla peggio.

Padre:
 Mi passi il sale, per piacere?
Io: Sì, ecco. Ah a proposito: sono andato a vedere un appartamento in affitto, a fine mese mi ci trasferisco.
Madre: ...
Io: Pa', il sale
Padre: Non ho più fame.

Vabbè, giusto per non venire meno alla sua fama di eccellente demoralizzatore, mio padre ha iniziato a dire che andare in affitto costa un sacco di soldi, che sarei arrivato a fine mese con molte difficoltà, che ci sono un sacco di problemi eccetera eccetera.
Dopo qualche minuto, mia madre decide di interrompere il suo silenzio stampa.

Madre: Se tu avessi fatto conto dei soldi, a quest'ora avresti potuto comprarlo, un appartamento, anziché andarci in affitto.
Io: Ma', non è che io prenda diecimila euro al mese di stipendio, eh...
Madre: Lo sai che se vai a vivere da solo ti devi lavare e stirare tutta la roba, vero? Sia chiaro che qua non ci porti niente!
Io: Ma', mi sembra di non avertelo chiesto...
Madre: E devi lavare e pulire anche la tua casa, io non vengo mica a farci  niente!
Io: Ma', non ti ho chiesto nulla!

Questo accadeva lunedì.
Giovedì sera ho rivisto i miei. Dopo cena, mia madre viene in camera mia e si siede sul letto.
Ahi, ci siamo.

Madre: Se tu sapessi che dispiacere mi hai dato...
Io: ...
Madre: Non come quando ti sei sposato, ma anche questo è stato un dispiacere enorme!
Io: ...
Madre: ...
Io: Scusa Ma', ma secondo te, sarei rimasto in casa per sempre?
Madre: No no, me lo aspettavo, hai anche ragione... ma non così.
Io: E come?
Madre: Non lo so, però diverso.
Io: ...
Madre: E anche quella cretina di tua sorella! Le ho chiesto: tu lo sapevi? E lei: sì, da quasi un mese. E non mi ha detto niente!!!
Io: E se anche l'avessi saputo un mese fa, cosa sarebbe cambiato?
Madre: Che ci sarei stata male un mese di più.
Io: ...
Madre: Ah, e che sia chiara una cosa!
Io: Cosa?
Madre: Le camicie le porti a lavare e stirare qui!!!
Io: Scusa eh, ma mi hai detto che mi sarei dovuto arrangiare...
Madre: Sì, lo so, ma io tra due mesi vado in pensione, dopo non so cosa fare tutto il giorno.
Io: ...
Madre: E a pulire casa come fai?
Io: Ma', vuoi venire tu?!?!
Madre: Certo! Vengo un giorno alla settimana, con Francesco (la culandra che aiuta mia madre a fare le pulizie in casa, N.d.A.), e puliamo noi.
Io: Ok, però venite il giovedì.
Madre: Perché il giovedì?
Io: Perché il giovedì c'è Mamo a casa dal lavoro, così rompete le balle a lui.
Madre: ...
Io: ...
Madre: E se Mamo dovesse sposarsi?
Io: E se dovessi risposarmi io?
Madre: NON DIRLO NEMMENO PER SCHERZO!!!
Io: ...
Madre: E cosa mangi?
Io: Ma', il mangiare NO! Non sei mai stata capace di far da mangiare, per quello mi arrangio!
Madre: Ecco, lo so che mangerai solo pancetta, salsiccia e tutte quelle cose che fanno così male alla salute!
Io: ...
Madre: Se tu avessi fatto economia coi soldi...
Io: Cosa?!?! Avrei messo da parte 400mila euro per comprare un cazzo di appartamento???
Madre: No, certo, ma buona parte dei soldi li avremmo messi io e tuo padre, tu avresti soltanto pagato il mutuo per la differenza!
Io: ...
Madre: Ma io lo so, che tu miri all'appartamento di tua nonna.
Io: ...
Madre: Prenditela con lei, che non si decide a morire!
Io: Ma io non ho fretta che muoia!
Madre: Sappi però che, quando muore, io te lo lascio l'appartamento, ma è da mettere a posto!
Io: Vorrà dire che il mutuo lo farò per sistemare l'appartamento.
Madre: ...
Io: ...
Madre: E poi...
Io: MAMMA!!! Non devi andare a vedere un cazzo di telenovela in tivù?!?!
Madre: Ok, vado. Ciao.
Io: Ciao.
Madre: Buonanotte.
Io: Buonanotte.
Madre: ...
Io: ...
Madre: Un dispiacere che non ti dico...
Io: TE NE VUOI ANDARE?!?!!

mercoledì 30 settembre 2009

"e intanto il tempo se ne va / e non ti senti più bambina"

Arriverò subito al dunque: domenica la Nana si cresima.
Sento ancora il peso del suo corpicino tra le mie braccia mentre la cullo cantandole la ninna nanna (Il Ballo di San Vito e Sunday Bloody Sunday) e questa irriconoscente che mi combina? mi cresce, così, all'improvviso, quando ancora non sono preparato.
Non mi sembrano ancora finiti quei giorni meravigliosi in cui le preparavo le pappine che mi risputava in faccia, che le cambiavo il pannolino ripieno di maleodorante merdaccia verde, che le facevo fare il ruttino facendomi vomitare ettolitri di latte e succhi gastrici sulla spalla, che mi alzavo nel cuore della notte quando aveva mal di pancia (mmm no, su questo sto mentendo, si alzava la madre), che la aiutavo a muovere i primi passi facendomi venire un mal di schiena incredibile e sì, a ben ripensarci non erano proprio così meravigliosi, quei giorni, ma c'erano i momenti in cui mi si accoccolava in braccio e le accarezzavo i capelli finché non si addormentava e le sussurravo all'orecchio andrà tutto bene, ci sarò sempre io a proteggerti, ecco, dopo tutto questo, che mi combina la Nana? Cresce. Diventa grande.

Poi ci sono gli amici che non mancano di fartelo notare. "Sai che tua figlia è proprio cresciuta? E sta diventando davvero molto bella, tra un po' dovrai iniziare a preoccuparti!"
Ecco, sfatiamo un po' il discorso della bellezza dei figli.
Diciamo, una volta per tutte, che "ogni scarrafone è bello a mamma sua" è una stronzata. Care mamme, mettetevi il cuore in pace: anche se per voi il vostro è il figlio più bello del mondo, non è vero; è innegabile che il figlio più bello del mondo sia il mio. E non illudetevi: anche la figlia più bella del mondo è la mia!

Comunque, gli anni corrono, io sto diventando vecchio, la mia bimba sta diventando grande e devo comprarle il vestito per il dopo cresima. A lei piace il blu, ma il nero sta su tutto...
Quale le compro?

 

venerdì 18 settembre 2009

Risposte per voi

Ci sono molti modi per arrivare su un blog: uno di questi è tramite un motore di ricerca.
Nelle ultime settimane, qualcuno è arrivato su questo blog cercando determinate cose e non ottenendo risposte.
Siccome la mia bontà è infinita, ho pensato di far cosa gradita rispondendo a questi gentili visitatori.
  • vaffanculo maschi - sarà fatto, mia arrabbiata visitatrice; voglio comunque avvertirti che i pochi lettori di questo blog sono quasi esclusivamente di sesso femminile.
  • canzone da dedicare moglie incinta - checcazzo, è tua moglie, lo saprai tu che musica le piace! ti sconsiglio comunque Tears in Heaven.
  • amuchina pene - brrr mi vengono i brividi al solo pensiero! Ma ti posso dare un consiglio: non usare MAI l'amuchina pura, diluiscila sempre! Conosco uno (non farò il nome, anche perché si tratta di mio padre. ops, forse non dovevo dirlo?) che aveva fatto gli impacchi sul pene con l'amuchina pura; a parte il bruciore, il giorno dopo il pene aveva iniziato a sbucciarsi come una banana.
  • pps "e adesso tu" - giuro, non ho ben capito cosa tu stia cercando; ma posso mandarti un file di powerpoint con la canzone di Ramazzotti!
  • maschio vergine lo vorrebbe in culo - giuro, non ho ben capito cosa tu stia cercando; puoi provare ad essere più esplicito?
  • toro femmina maschio vergine - sei sempre quello della ricerca precedente? comunque, fidati: con toro maschio e femmina vergine le cose funzionano molto meglio!
  • sono dei pesci astrologicamente con che segno vado bene - sei un segno d'acqua, caro amico: vai bene con l'acquario (che - magari non ci crederai - è un segno d'aria. Straordinario, no? e io che pensavo si chiamassero voliere...). Ma, in tutta sincerità, sei hai bisogno di chiedere queste cose ad un motore di ricerca, vai bene con una camicia di forza!
  • registratore fiscale tasto tabacchi - è quello più a destra, il terzo partendo dall'alto. Quello tra "profilattici" e "riviste per soli uomini soli"
  • quanto costano gli scovolini per pipa? - poco, braccine corte, molto poco! (p.s. fumare ti fa andare d'accordo con il cancro. astrologicamente parlando, si intende)
  • berzsny - se scrivi Brezsny trovi qualche notizia in più; ma sei sicuro di volere notizie di un tipo così?
  • pile tabaccheria - al supermercato le paghi meno. E non hai a che fare con tabaccai rompicoglioni.
  • ariete zoccola - mi passi il numero di telefono?
  • farmville come si annaffia - spruzzando l'acqua direttamente sul monitor
  • oroscopo bilancia maschio - Scegli quello che preferisci: "'Chi ha la mente debole ha sempre paura dei cambiamenti', diceva uno dei miei rinnovatori preferiti, Martin Luther King. 'Per queste persone il dolore più forte è quello provocato da una nuova idea'. Il corollario di questa frase potrebbe essere che i cambiamenti saranno meno dolorosi per chi non li teme. Ma secondo la mia analisi astrologica, Bilancia, non dovrai preoccuparti di niente di tutto questo nelle prossime settimane. Nella fase di crescita sfrenata in cui stai entrando potrai attingere da grandi riserve nascoste di coraggio e determinazione." - Brezsny. "Forse avete troppa voglia di evadere in questa giornata che non riuscirete a trovare la giusta concentrazione in qualsiasi cosa facciate! E' tempo di iniziare a prendere posizione invece, è tempo di far sentire la vostra voce e di far pesare la vostra presenza, poiché solo in questo modo riuscirete a comprendere di chi possiate fidarvi sul vostro cammino!" - oroscopo.it. "La Luna Nuova accanto a Saturno segna un momento molto importante e sorprendente con l'influsso attivo di Urano. Oggi potrete addirittura arrivare ad ottenere una considerevole somma in danaro. Forse potreste fare delle trattative su un'eredità. Occhi aperti!" - oroscopi.com.

mercoledì 16 settembre 2009

S'io fossi donna...

... cioè, s'io fossi ancor più donna di quel che già sono, a quest'ora sarei probabilmente molto incazzato.
Non tanto per il fatto di essere in ufficio (per quello sono incazzato essendo uomo), ma per una questione di abito.
Da oggi pomeriggio sono in giro per l'Emilia con un professore danese, esperto in comunicazione (lo so, avrei potuto rivolgermi ai colleghi di università del corso di Comunicazione & Marketing, ma noi di Economia e Informatica siamo un po' spocchiosi, quindi in azienda ci siamo rivolti a questo tizio).

Ecco, se fossi donna, sarei estremamente incazzata.
Non tanto per l'esilarante barzelletta sulle specialità di Bologna (i tortellini e la pippa), che ha fatto precipitare sotto zero la temperatura all'interno dell'auto.
Ma perché - cazzo - era vestito esattamente come me.
Jeans.
Scarpa nera.
Camicia bianca, rigorosamente fuori dai pantaloni (sì, non va più di moda, lo so, ma sono un figlio di Dylan Dog).
Giacca in gessato scuro.

Cose da fare incazzare, no?
Se non mi fossi fatto ieri le unghie, lo avrei graffiato.

martedì 15 settembre 2009

Pollice verde

Io sto al pollice verde come Malgioglio sta all’eterosessualità.

(Lo ammetto, l’esempio non è proprio uno dei più felici. Anche perché, in questo momento, non riesco a cancellare dalla mente un assillante dubbio: cosa se ne farebbe Malgioglio del mio pollice verde?)

Insomma, sono incapace di mantenere con successo alcun tipo di rapporto con le piante. (Anche con l’altro sesso, ma questo è un argomento diverso).
Ogni autunno compro un bonsai ai banchetti dell’Anlaids - bonsai che indicherei in dichiarazione dei redditi, se solo pagassi le tasse - e l’autunno successivo ne compro un altro, in sostituzione dell’alberello morto durante la primavera/estate.
Ogni anno compro una pianticella, per la festa della mamma, e la pianticella non arriva nemmeno a vedere ognissanti.
Forse è anche un po’ colpa mia. Non faccio nulla di quello che si dovrebbe fare per far star bene le piante:
  • Non parlo loro – fatico a relazionarmi con le persone, posso mettermi a parlare ad una pianta? Però sono bravissimo ad ascoltarle. Le piante, non le persone.
  • Non le innaffio con la dovuta cura – me ne dimentico. Che ci posso fare? Non è colpa mia! È colpa loro! Anche un neonato, per quanto possa essere limitato nelle sue capacità di relazionarsi con gli altri, è capace di farti capire quando ha fame o sete: le piante no! Quindi mi dimentico di innaffiarle. (Breve digressione. Da un po’ di tempo, voglio prendere un cane. Unicamente perché, si sa, il cane è come un bambino piccolo: attira la gnocca. Comunque, dicevo: ho voglia di prendere un cane e, di solito, per farmi cambiare idea mi dicono: “Un cane? Ma se non sei nemmeno capace di tenere in vita una Spathiphyllum!”. Che discorso è? Un cane non è una pianta, un cane è un animale domestico e, in quanto tale, se ha fame o sete, abbaia, guaisce, ulula, uggiola, mordicchia, rompe il cazzo, insomma in un modo o nell’altro te lo fa capire! Ecco, se proprio vogliamo paragonare le piante ad un animale domestico, paragoniamolo ai pesci: pure loro mi sono morti di fame, ma è colpa loro: non mi hanno mai ricordato che dovevo dar loro da mangiare
  • Non le concimo.
  • Non le tengo al sole, all’ombra, alla luce indiretta, alla luce riflessa, alla luce soffusa.
Ma, se non faccio tutte queste cose, è per un motivo ben preciso: perché so che comunque, per quanto io possa impegnarmi, queste stramaledette piante moriranno comunque: si faranno assalire da voraci insetti, da funghi, da batteri, si suicideranno interrompendo la fotosintesi clorofilliana, si rifiuteranno di assorbire l’acqua oppure ne assorbiranno troppa fino a marcire, insomma, queste stronze lo fanno apposta.

Comunque, io e le piante proprio non ci intendiamo.
Volete vedere una devastazione paragonabile a quella degli incendi che ogni anno devastano ettari di macchia mediterranea? (incendi appiccati da persone senza pollice verde che, giunti all’esasperazione, sfoga la propria rabbia repressa gettando fiammiferi tra le foglie secche?)
Ecco, venite a vedere il mio giardino. Nonostante venga ogni anno vangato, zappato, concimato, seminato, innaffiato (non da me: io non farei mai tanta fatica per un vegetale), nonostante a maggio sia un tappeto di soffice erbetta cosparso di simpaticissime margheritine, nonostante tutto questo, agli inizi di giugno l’erba si brucerà, a metà giugno profonde voragini si apriranno nella terra riarsa, a luglio il manto erboso sarà solo un pallido ricordo, come quello di San Siro.
Vogliamo parlare dell’orticello, dove non sono MAI riuscito a far crescere nulla? (o dove non sarei mai riuscito, se solo ci avessi provato)

Ecco, posso dirlo: non mi piace.
Seminare, piantare, zappare, annaffiare, concimare, potare: tutto questo non mi piace per niente.
E allora, mi chiedo, perché?
Perché mi sono intrippato con due stupidissimi giochi su Facebook, Farmville e Country Story, che fanno di me un contadino provetto?
Voglio dire: non sono gioco divertenti, sono giochi irritanti. Seminare il riso, il frumento, il granoturco, vederlo crescere, raccoglierlo, non solo non mi procura alcun divertimento, al contrario: mi irrita.
Allora perché continuo? Perché so che tra sei ore devo raccogliere i carciofi e piantare le zucche?

Poi ho capito.
Ho capito che c’è sotto qualcosa di più grande.
Ho capito che Farmville è il futuro della comunicazione, o meglio, è la comunicazione del futuro.
Ancor più: Farmville è la comunicazione con il futuro!
E così, come stanno facendo loro con noi da parecchie decine d’anni, anche io mi sono messo a lasciare messaggi per gli alieni con i crop circles.

sabato 29 agosto 2009

Hangover

Esco dalla mia fase REM perché mi stanno praticando sesso orale.

Non voglio aprire gli occhi. Comunque, anche se volessi, non ci riuscirei.
Il più brutto hangover della mia vita: devo aver esagerato con la vodka, ieri sera.

Dove sono? Con chi cazzo sono???
Non ricordo niente. Devo concentrarmi, anche se non è facile, con una ragazza che si diletta sul mio pene.
Pensa, baroz, pensa.
Niente da fare, non ho la più pallida idea di come io abbia trascorso le ultime ore della mia vita.

Ok, tecnica inversa. Niente percorso a ritroso: cominciamo dal principio.
La serata inizia con l’aperitivo. Abbastanza selvaggio, ad essere sinceri. La barista cinese ci sa fare, con gli Spritz, e non ci metto molto a prenderla per il culo (solo metaforicamente, purtroppo) per la sua difficoltosa padronanza della lingua italiana.

(“Qin sa, che cazzo è quello? Non è uno spritz, stai facendo un pasticcio!”
“No, non è un pasticcio, il pasticcio è quel liquole flancese, questo è splitz”
“Eh? Liquole flancese?”
“Sì, il pasticcio!”
“Si chiama pastis, cazzo!”)

Comunque, quando arriviamo in pizzeria mi sono già portato avanti col lavoro.
Complice il caldo assassino, la pizza è accompagnata da parecchia birra e il caffè da un chilo di ghiaccio con abbondanti scaraffate di Montenegro.
Usciamo dalla pizzeria, barcollo ma non mollo e mi ritrovo nuovamente al bar, dove insegno alla barista che, nel vodka lemon, la parte di lemon è esclusivamente teorica.

E poi…
E poi…

“No, continua, non ti fermare”, sussurro, con gli occhi chiusi.

Ecco, i ricordi tornano, lentamente.

Ricordo che la barista voleva convincere me e i miei amici ad andare a lavorare per lei in Cina. A fare i puttani. Gli italiani prendono bene – dice – perché sono più dotati degli orientali. Tralascio i venti minuti di commenti, ricordo solo che i bicchieri venivano svuotati in sequenza. Poi…
Poi…
Ecco, poi qualcuno propone di andarcene dal bar. Io volevo andarmene a letto, invece insistono e io mi lascio convincere.
Una festa, ecco. Parlano di una festa.
Dev’essere alla festa che ho conosciuto questa ragazza.
Ecco, ricordo che entriamo in questo locale in riva al fiume, c’è un sacco di gente alla festa e…

Spalanco gli occhi con terrore.
C’era un sacco di gente, alla festa gay.

martedì 7 luglio 2009

Ferie 2 (la vendetta).

26 giugno


Io: Allora, partiamo domattina alle 4:30
Cri: Alle 4:30??? Ma poi i bambini fanno il viaggio svegli! Perché non partiamo, che so, alle 23?
Io: Perché, Cri cara - a parte che dici così perché guideremmo io e tuo marito per tutta notte, se dovessi guidare tu per 650 chilometri la penseresti in modo diverso - se partiamo alle 23, arriviamo a Vieste alle 5 di mattina. E dopo che cazzo facciamo con 5 bambini alle 5 di mattina?
(Perché alle donne bisogna sempre spiegare pazientemente tutto)


27 giugno


Ore 4:30, raduno. Decina di bestemmie, che chiarisce ai Nani che l'ora è presta e che in macchina devono dormire. Si parte!
Ore 8:00, autogrill di Ancona. Sequela di bestemmie in lingue che non sapevo di conoscere: mi accorgo di aver lasciato il borsino con portafogli, soldi, carte di credito, libretto degli assegni a casa. Respiro profondo e nuove bestemmie creative. Tentato intervento di Padre Amorth, che viene incenerito all'istante. Telefono a casa e ordino che mi venga spedito subito a mezzo corriere, ma i corrieri iniziano i ritiri solo di lunedì: nuova sequela di bestemmie, si aprono i cieli, un raggio di luce discende su di me e una voce possente mi intima: "Mo' basta, eccheccazzo!" Impietosito, il mio amico Manone decide di mantenermi finché il corriere non consegnerà il portafogli.
Mi attendono pochi giorni di povertà.

29 giugno


Mi sento un po' come l'uomo gatto: l'animatrice mi ha nominato caposquadra nel gioco di Sarabanda. La mia squadra è sotto 9-6, se gli altri indovinano una sola canzone hanno vinto. Oltretutto sono notevolmente svantaggiato: per prenotarsi bisogna correre verso il palco e toccare l'animatore seduto sul bordo, il mio avversario è dannatamente più giovane ed ha le scarpe da ginnastica, io sono vergognosamente ubriaco e sono scalzo (perché correre con l'infradito è improponibile).
Recupero poderosamente fino al 9 pari, indovinando nell'ordine A-Team, Altrimenti ci arrabbiamo e Il Padrino.
Ultima canzone, tensione alle stelle, silenzio intorno a noi.
Partono le prime note: la so!!! Scatto, il mio avversario sta correndo di fianco a me, allungo la falcata e

cazzo

il piede decolla, io lo seguo.
Mi ritrovo circondato da un sacco di persone che mi chiedono: "Come stai? Tutto bene? Non muoverti! Presto, portate il ghiaccio!!! Come stai? Tutto bene?"
Mi sollevo a fatica, sputo briciole o qualcosa di simile, apro la bocca e rispondo: "Il tempo delle mele, Reality".
Risposta esatta! Vinciamo la sfida 10-9
Intanto vengo sollevato da svariate braccia, mi portano il ghiaccio e in quel momento mi rendo conto di essermi schiantato di faccia e ginocchio contro il muretto del palco.
Risultato: un ginocchio sanguinante, l'altro ginocchio sanguinante e gonfio come un pallone, una mano sanguinante, il collo sanguinante e gonfio, e finalmente scopro che quelle bricioline che sputavo erano in realtà pezzi di un molare.

Ma almeno abbiamo vinto.

E domani il corriere consegnerà il mio portafoglio!

30 giugno


Alle 13 mi fermo in direzione. Il corriere non è ancora passato, ma solitamente passa il pomeriggio.
Alle 16 mi fermo in direzione. Il corriere non è passato.
Chiamo il numero verde e mi dicono che la consegna a Vieste è assicurata in due giorni lavorativi, quindi il pacco sarà consegnato l'indomani. Una bestemmia accompagna la notizia, mi tocca essere povero anche questo giorno.

Pubblicità Progresso: il corriere di cui parlo è questo. Un altro corriere, ad esempio questo, in due giorni consegna a Kathmandu.

1 luglio


Alle 13 mi fermo in direzione. Il corriere non è ancora passato, ma solitamente passa il pomeriggio.
Alle 16 mi fermo in direzione. Il corriere non è passato.
Controllo sul sito del corriere: il mio pacco risulta in lavorazione a Foggia già dal giorno prima.
Richiamo il numero verde e mi dicono che la consegna a Vieste è "solitamente effettuata" in non meno di tre giorni lavorativi, e che è impossibile che qualcuno mi abbia detto che il pacco viene consegnato in due.
A questo punto, mi trasformo istantaneamente nel più convinto leghista che Gianfranco Miglio abbia mai sognato.
Comincio ad inveire contro la poverina signorina del Servizio Clienti, domandando se per caso il pacco avesse dovuto attraversare un qualche tipo di confine e se per caso fosse fermo in dogana o se la consegna venisse fatta in pedalò. Le spiego che un altro corriere (vedi sopra) in due giorni consegna a Kathmandu e la sua ditta non riesce nemmeno ad arrivare a Vieste, affermazione che mi frutta la seguente risposta: "beh la prossima volta usi quell'altro corriere, no?"
Mi si chiude la vena. Vedo tutto rosso. A questo punto,
Io : Signorina TNT = Vittorio Sgarbi : Trio Medusa
ricomincio ad urlare, le auguro il fallimento dell'azienda per cui lavora, quello del suo matrimonio e quello della sua intera esistenza.
Mi immagino la stronza che se la ride, con la cornetta del telefono tranquillamente appoggiata sul tavolo e la mia ira cresce ancora. Continuo ad urlare qualcosa per qualche altro minuto, poi chiudo il telefono.

Ho il fiatone, sudo, il ginocchio è gonfio e mi fa male, il collo è rigido, i maroni roteano e sono incazzato come una pantera, nonché ancora povero.

A questo punto, mi collego nuovamente al loro sito web e vedo il mio pacco ancora in lavorazione a Foggia. Con Tuttocittà calcolo il percorso Vieste - Foggia: un'ora e un quarto di auto. Superando ogni limite di velocità esistente sulle strade italiane, posso arrivarci in tempo, prima della chiusura. Logicamente, il numero della filiale di Foggia non c'è, c'è solo un fax.
Inspiro, mi tranquillizzo, richiamo il numero verde. Mi risponde un'altra signorina, con un nome improbabile, ma nettamente più gentile della sua collega. Propongo di andare a ritirare il pacco a Foggia.

Signorina: Si deve far fare una delega per il ritiro del pacco dal Villaggio Turistico.
Io: Signorina, non ha capito, il pacco è indirizzato a me PRESSO il Villaggio Turistico. Il pacco è mio. Non devo farmi nessuna delega.
Signorina: A me risulta indirizzato al Villaggio Turistico.
Io: Signorina, è indirizzato al villaggio perché io sono momentaneamente in questo villaggio, ma è destinato a me. Destinatario, indirizzo. Sono due cose diverse.
Signorina: Deve comunque farsi fare una delega al ritiro da parte del Villaggio Turistico.
Io: ...
Signorina: Su carta intestata.
Io: ...
Signorina: E deve presentarsi con un suo documento d'identità valido.
Io: Signorina, il documento è dentro al pacco...
Signorina: Senza documento d'identità valido non possiamo consegnare il pacco.
Io: Signorina, se posso andare a ritirare sto cazzo di pacco, posso estrarre il documento d'identità e
Signorina: Senza documento d'identità, niente pacco.
Io: ... ok, non si preoccupi. Mi può dare il numero di telefono della filiale di Foggia, così vado a prendermi il pacco?
Signorina: Con delega e documento d'identità
(continuo ad inspirare profondamente, col rischio di entrare in iperventilazione)
Io: Ovvio.
Signorina: Guardi, non posso darle il numero di telefono. Oltretutto, vedo che il pacco risulta in lavorazione, quindi potrebbe anche essere già stato caricato sul furgone e non essere più in filiale.
Io: Bene, signorina, se lei mi desse il numero di telefono, potrei capire se partire subito con la macchina e farmi sti benedetti 80 km prima che chiuda la filiale!
Signorina: Mi spiace, non posso darle il numero di telefono.
Io: ...
Signorina: Ma posso metterla in contatto con la filiale. Attenda in linea.
Io: Sì grazie signorina, molto gentile, molto gentile!
(attesa infinita, poi finalmente...)
Signorina: Mi scusi per l'attesa. In filiale non rispondono al telefono. Grazie per aver chiamato il Servizio Clienti di TNT.

2 luglio


Ho paura a chiedere in direzione.
Ma, finalmente, il pacco a mezzogiorno arriva.
Dopo SOLI 4 giorni, il corriere riesce a compiere il tragitto Modena-Vieste.
Dentro c'è tutto: portafoglio, carte di credito, Bancomat, contanti, monetine, documenti, preservativi scaduti da 5 anni, biglietti-ricordo di concerti e di partite, scontrini di bar...
Sono felice!
Nonostante il ginocchio gonfio, sono felice!
Sento che le mie ferie iniziano adesso!

4 luglio


Ore 6:30 di mattina.

Nano: Papi...
Io: ... zzz ...
Nano: Pà!
Io: ... zzz ...
Nano: Pà! Ho vomitato!
Io: ... zzz ... bene, tira l'acqua e torna a letto...
Nano: Non hai capito: ho vomitato di fianco al letto.

Morale: il Nano si becca non so quale virus gastro-intestinale.
Poco più tardi, scopro che il figlio di Manone e Cri ha vomitato tutta notte (SUL letto, a me è anche andata bene).
Poco prima dell'ora di cena, comincia a vomitare anche la Nana.

Vabbè.
Sento che le mie ferie inizieranno domani.

5 luglio


Nella notte, la figlia di Manone e Cri vomita come Linda Blair ne L'esorcista.
Vabbè, sento che domani inizieranno le ferie!

6 luglio


Che l'orrido cane di Manone e Cri abbia vomitato sul loro letto, durante la notte, mi importa veramente una sega.
Ma che sto cazzo di ginocchio si sia gonfiato ulteriormente e che mi faccia un male porco, beh, di quello sì che mi importa!  A metà mattina non lo piego più, il dolore è risalito lungo la gamba e nemmeno lo stato di ubriachezza che mi porto dietro ininterrottamente dal primo giorno riesce ad attenuarlo.
Prendo la macchina e vado al Pronto Soccorso.

Ora, l'ospedale di Vieste è una struttura moderna situata sulle colline nei dintorni della città, praticamente nel mezzo del nulla. Ed è completamente deserto.
Nonostante i vari cartelli (radiografia, emodialisi, tac, pronto soccorso, primo intervento, radioterapia ecc.) l'unica persona in tutta la struttura è un'infermiera (o almeno credo) all'interno di una stanzina "Accettazione turisti".
Poco dopo arriva un medico, probabilmente da casa, mi visita e la diagnosi è quella che mi aspettavo.

Accumulo di liquido nel ginocchio post traumatico, adesso spostatosi sul muscolo della gamba. Terapia: ginocchiera, antinfiammatori per cinque giorni e poi... farsi vedere da un ortopedico.

7 luglio


Vabbè, io mi sento che da oggi inizieranno veramente le ferie... ma cazzo, sono quasi finite!


P.S. per dimenticare le attuali vicissitudini, io e Manone stiamo attuando una forma di meditazione trascendentale di nostra concezione che, ad oggi, ha previsto l'impiego di quanto segue:
  • 5 bottiglie di Montenegro
  • 4 fusti di Heineken da 5 lt
  • 12 bottigliette di una birra di pessima qualità
  • 3 bottiglioni di Negramaro da 2 lt nelle sfide a Texas Hold Em in notturna, da utilizzarsi quando il Montenegro è finito
  • una media di una bottiglia e mezzo (a pasto) a scelta tra Negramaro, Primitivo, Falanghina e altri vini locali.
Del conto non fanno parte gli aperitivi e le birre prese nei vari bar.