giovedì 26 marzo 2009

Basito in tabaccheria

Sono uscito dall’ufficio con una missione inderogabile: comprare delle pile stilo.
Ieri sera mi si è spento il controller durante una missione particolarmente lunga e complessa di GTA IV e non mi è rimasto altro da fare che spegnere l’XBox, mentre una lacrima rotolava lentamente lungo la mia guancia.
Data l’ora (19:27) ho dovuto fare ciò che, solitamente, evito di fare da ormai 13 mesi delegando l’ingrato compito alla mia collega: andare nella “solita tabaccheria” sotto l’ufficio.

Ora, nei paraggi dell’ufficio ci sono due tabaccherie:
  • la minitabaccheria del grattevinci
  • la solita tabaccheria
La minitabaccheria del grattevinci è un locale di (forse) 12 metri quadrati, nel quale lavorano marito e moglie da tempo immemore. Di quei 12 metri quadri, almeno 11 sono ripieni di: pipe, attrezzi per pipa, umidificatori per pipa, scovolini per pipa, porta-pipa, accendi-pipa, tabacchi da pipa aromatizzati di ogni genere di cosa, tabacchi da fiuto, tabacchi da masticare, e poi ancora sigari, attrezzi per sigari, taglia-sigari, porta-sigari, accendi-sigari, umidificatori per sigari, e ancora souvenir della mia città, di ogni tipo, di ogni genere, bottiglie, cartoline, eccetera eccetera.
Ma la cosa che caratterizza questa tabaccheria è che, in ogni centimetro quadrato (libero o no), vi è attaccato un gratta & vinci, pronto da staccare, da pagare, milioni di gratta & vinci di ogni tipo, anche quelli che Lottomatica deve ancora inventare.
Volendo entrare nella minitabaccheria grattaevinci, ci si deve dapprima sincerare, scrutando dall’unico spiraglio della porta a vetri dove non sono attaccati gratta & vinci, che nella tabaccheria non siano presenti altri avventori (due persone, fianco a fianco, non ci stanno e non ho alcuna intenzione di avere un altro cliente a pochi centimetri dal mio culo).
Appena entrato, i due coniugi domandano con voce vomitevolmente servile:

Lui: Buongiorno!
Lei: Buongiorno!
Lui: Vuole un grattaevinci, Signore? (con la Esse maiuscola. Lo capite chiaramente, che ha detto Signore con la Esse maiuscola)
Tu: Ehm no grazie, vorrei dell—
Lei: Ne abbiamo di ogni tipo, Signore.
Lui: Di ogni tipo, Signore.
Lei: Da 1, 2, 3…
Lui: 5 e 10 euro, Signore.
Tu: No, vorrei solo delle p—
Lei: Abbiamo il grattaevinci Oroscopo o Mercante in fiera…
Lui: … ma sono sicuro che il Signore preferisce il Megamiliardario o il Prendi Tutto, non è vero, Signore?
Tu: Scusate, devo scappare.
Lui: e Lei (all’unisono): Arrivederci! Torni a trovarci! E’ sicuro di non volere un grattaevinci?

Quindi ripiego sulla solita tabaccheria.
In realtà, non c’è proprio nulla di cui andare fieri nella solita tabaccheria; ma ha il grande pregio di essere esattamente a fianco di Ricordi Media Store (quindi, quando ancora ci andavo io, compravo le marche da bollo e facevo un salto a guardare gli ultimi cd usciti). Ora che ci penso, è anche l’unico pregio.
Comunque, pure questa tabaccheria è gestita da marito e moglie, ma da poco tempo: lui prima lavorava come impiegato in non ricordo quale multinazionale, lei forse aveva un negozio di abbigliamento. Fatto sta che lui non ha la benché minima capacità relazionale che deve avere un tabaccaio (rapidità), lei crede ancora di avere un negozio (infatti ha riempito la tabaccheria di orologi, bigiotteria, articoli di pelletteria e - immancabili - souvenir).
Su tutto questo potrei anche sorvolare, se non fosse che solitamente in tabaccheria ci andavo solo per comprare francobolli e marche da bollo, che sono di esclusiva competenza del marito. Ora, il marito (che, ripeto, faceva il contabile in sta cazzo di multinazionale) ha un solo problema: non capisce una fava.
Se comprate 10 francobolli da 60 centesimi, lui li stacca (i francobolli sono in fogli e ogni riga ne ha esattamente 10) e li conta. Non una: due volte (si sa mai che si sia sbagliato, eh). Poi ve li allunga, ma non ve li da: no, li torna a contare davanti ai vostri occhi, così anche voi potete verificare che ci sono tutti e 10 (si sa mai che si sia sbagliato, eh). Poi, finalmente, li appoggia sul bancone. Ma voi non potete andarvene, anche se avete appoggiato quei fottuti 6 euro sul bancone, proprio di fianco ai francobolli; no, non potete, perché lui deve fare il conto. Quindi prende la calcolatrice e moltiplica 0,60 - accidenti, si è sbagliato, deve riscrivere 0,60 x 10 = 6 euro. Spegne la calcolatrice, la riaccende e torna a fare il conto (si sa mai che si sia sbagliato, eh). 6 euro. Bene.
“Aspetta, ti faccio lo scontrino, così poi a fine mese ti faccio la ricevuta per l’ufficio e lo puoi scaricare”.
Quindi preme il tasto del francobollo da 0,60 sul registratore di cassa - accidenti si è sbagliato, preme il tasto C ma il registratore emette un suono sinistro, lo torna a premere ma si sente un biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip continuo allora spegne il registratore e lo riaccende, finalmente preme il tasto giusto, inserisce la quantità ("10 francobolli, abbiamo detto, vero?"), preme il tasto Totale ed esce lo scontrino. 6 euro.
Lo rilegge un paio di volte, ripete: “10 francobolli da 60 centesimi”.
Gli strappate lo scontrino di mano, nel frattempo lui ha ricominciato a contare i francobolli, voi avete la bava alla bocca e pensate: “Sono 10. Cristo, dieci! D-I-E-C-I! ” (Lo pensate solo e non lo dite, perché l’alternativa è la minitabaccheria del grattaevinci e se c’è una cosa che sopportate meno del tabaccaio incerto è la coppia di tabaccai servili che ti lasciano la sensazione di avere il buco del culo umido della loro saliva) finalmente avete scontrino e francobolli e se per caso vi viene del resto dite “No no, lo dia pure ai bambini poveri!” e scappate dalla tabaccheria.

No, beh, in effetti avrei anche potuto evitare l’acquisto delle pile nella solita tabaccheria, magari fermarmi domani, con più calma, in una tabaccheria in cui non sono mai stato, ma ecco, c’era questa missione… questa rapina in banca…

Quindi sono entrato nella solita tabaccheria.
Non c’era nessun altro cliente: solo io, lui e lei.

Io: Buonasera.
Lei: Buonasera!
Lui: Buonasera! E’ da tanto che non la vediamo!
Io: Eh sì, sa, un sacco di cose da fare…
Lui: Viene spesso la sua collega, ma lei non viene più!
Io: Eh sì, sa, poi da quando ci siamo trasferiti nell’ufficio nuovo, a 50 metri da quello vecchio, sono un po’ fuori mano.

Finiti i convenevoli, siamo passati al dunque, ché avevo anche una certa fretta.

Io: Vorrei delle pile.
Lei: Quali?
Io: (oh bene, ci pensa lei! almeno è un po’ più sveglia di suo marito) Un blister di stilo e uno di ministilo, grazie.
Lei: Bene, costano uguale: 4,80 alla confezione.

Mi dà le pile (senza sacchetto, non lo voglio: è il mio modesto contributo per un mondo ambientalmente sostenibile, mi fa sentire in pace con me stesso e così posso inquinare con animo leggero), si avvicina alla cassa per farmi lo scontrino e

Lui: Aspetta!
Io e Lei: Cosa?
Lui: Fagli lo scontrino come se fossero francobolli da 0,60, così a fine mese faccio la ricevuta e le può scaricare.

Ok, lei è più sveglia di lui; 0,60 il francobollo, 4,80 un blister, seiperottoquarantotto, sono 8 francobolli per ogni confezione di pile, penso.
Ed è qui che lei, dietro l’occhio vigile e compiaciuto del marito, ha dato il meglio di sè.
Ha estratto la calcolatrice e

Lei: Allora, sono € 4,80 per ogni confezione.
Lei: Arrotondiamo a 5 euro, per semplificare il calcolo.
Lei: Ha preso due confezioni, quindi sono 10 euro.
Lei: (con la calcolatrice) 10 euro diviso 0,60 fa 16,333 francobolli.
Lei: Arrotondiamo a 17 francobolli.
Lei: (con la calcolatrice) 17 francobolli per 0,60 fanno 10,20 euro.
Lei: Allora, io le faccio uno scontrino da 10, 20 euro ma lei mi paga solo…
Lei: (con la calcolatrice) due confezioni per 4,80 fa…
Lei: 9 euro e 60 centesimi.

Ho pagato e sono venuto a casa.
Ora le mie pile sono lì, sul letto, ancora dentro la scatola.
Nove euro e sessanta di pile, l’equivalente di 16 francobolli. O di 16,333 francobolli, per semplificare il calcolo. Quindi, facciamo 17 francobolli.
Le guardo, ma non le tocco.
Ho paura ad inserirne due nel controller: ho paura che si moltiplichino in 2,111 pile, o in 2 pile e mezzo, così, per semplificare.

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